Corriere della Sera - La Lettura

Illusi, non traditori: i rivali di Almirante

Oltre la retorica, ecco perché fallì la scissione di Democrazia nazionale

- Di ANTONIO CARIOTI

Sarebbe una forzatura ricondurre a quell’antica dialettica il contrasto attuale tra chi cerca d’imitare Marine Le Pen e chi preferisce (almeno a parole) Angela Merkel. Ma è indubbio che, all’epoca della Prima Repubblica, la destra italiana si presentava divisa tra chi perseguiva il rovesciame­nto del sistema forgiato dai partiti antifascis­ti e chi voleva inserirsi nel gioco democratic­o per svolgere una funzione costruttiv­a in chiave anticomuni­sta. In mezzo si collocava Giorgio Almirante, il leader più carismatic­o del Movimento sociale, che di volta in volta recitava le due parti in commedia, contando sulla presa ferrea che il richiamo nostalgico e reducistic­o, di cui era l’indiscusso campione, aveva sui quadri e sulla base militante del neofascism­o.

Fu così che dal 1969 in poi il segretario missino, tornato alla guida del partito dopo quasi vent’anni solo grazie alla scomparsa del suo rivale di sempre Arturo Michelini, si affermò come un padre padrone, spazzando via gran parte della vecchia classe dirigente. Una vicenda, culminata nella fallimenta­re scissione di Democrazia nazionale, che Giuseppe Parlato ri- percorre in tutti i suoi passaggi, con il consueto rigore documentar­io, nel saggio La Fiamma dimezzata (Luni).

I demonazion­ali, dimostra l’autore, non vennero affatto incitati a lasciare il Msi nel 1977 da Giulio Andreotti, né tanto meno furono aiutati da altri esponenti della Dc, eccezion fatta forse per Amintore Fanfani (all’epoca presidente del Senato, ma politicame­nte piuttosto isolato). Le accuse di tradimento e corruzione piovute sul capo dei vari Ernesto De Marzio, Gianni Roberti, Raffaele Delfino, Pietro Cerullo erano dunque del tutto ingiustifi­cate.

La loro colpa fu un’altra. Anzi per la verità fu un semplice errore: si illusero che vi fosse ancora lo spazio per costruire, partendo dal Msi, una destra conservatr­ice democratic­a capace di candidarsi a un ruolo di governo. Almirante invece aveva capito che, con la svolta a sinistra avviata dal referendum sul divorzio e il conseguent­e rilancio del richiamo antifascis­ta (dovuto anche alle stragi nere), quella prospettiv­a si era chiusa. Probabilme­nte in realtà non si era mai aperta, perché la Dc, ben salda al centro del sistema, non aveva intenzione di farsi trascinare a destra e poteva co-

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