Corriere della Sera - La Lettura
Il film va in diretta al cinema: un sequestro lungo 36 ore
«H36» è un progetto del regista Fabio Bastianello trasmesso in questo fine settimana in una sala di Milano e online: è il primo lungometraggio in tempo reale
Trentasei ore di diretta. Un «esperimento» che intreccia cinema, teatro, reality e social media. h36 è il nuovo progetto artistico del regista friulano Fabio Bastianello, il primo film della storia del cinema a essere realizzato in presa diretta e trasmesso in tempo reale per 36 ore consecutive. Una sfida che Bastianello, 46 anni, anche produttore, montatore e grafico, ha preparato in dieci mesi di prove con il cast (dodici attori fissi più due comparse), che resta in scena dalle 10 di sabato primo luglio alle 21 di domenica 2. L’appuntamento è al Cinema Beltrade di Milano (via Nino Oxilia 10), che dal momento del ciak inizia una diretta di quasi due giorni; e, in streaming, su YouTube e sul sito www.h36.live. Gli spettatori possono seguire la diretta dell’evento collegandosi in qualsiasi momento dal proprio device (pc, tablet, smartphone) e postare, in tempo reale, sulla pagina Facebook ufficiale (facebook.com/H36.live) commenti e impressioni su ciò che sta accadendo sullo schermo.
h36 è ambientato in uno studio radiofonico dove lo speaker Marco Maraldi sta intervistando i suoi ospiti, tra cui l’esattore delle tasse Luca Gugliotti. «Tema principale della puntata — racconta Bastianello a “la Lettura” — è la possibile approvazione da parte del governo di un nuovo decreto salva-aziende. Tra il pubblico in studio ci sono la figlia dodicenne dell’esattore, una trans brasiliana invitata a parlare dell’imminente carnevale di Rio, e quattro persone chiamate in rappresentanza degli ex lavoratori di un’impresa chiusa per fallimento. Improvvisamente, dopo uno scambio piuttosto acceso tra gli ospiti in studio, la situazione precipita. Gli ex lavoratori si trasformano in sequestratori, aiutati dall’arrivo di due uomini armati e a volto coperto: chiedono di avere un canale aperto alla radio per comunicare con il Paese, le forze dell’ordine e gli ascoltatori che interverranno telefonicamente durante la diretta». Come finirà? Il regista non anticipa niente, se non che «sequestratori e ostaggi daranno vita a un intreccio di eventi e colpi di scena fino al drammatico epilogo che segnerà per sempre le loro vite».
Allievo di Ermanno Olmi alla scuola «Ipotesi Cinema», Bastianello ha debuttato dietro la macchina da presa con Secondo tempo (2010), «uno spaccato iperrealista di una curva ultrà», girato in un unico piano sequenza di 105 minuti all’Olimpico di Torino (il più lungo della storia del cinema, titolo detenuto in precedenza da Arca russa di Aleksandr Sokurov, 96 minuti) e vincitore di numerosi premi. È da poco arrivato nelle sale il suo secondo film, Milano in the Cage - The movie. «È una storia che gioca con la realtà — spiega —: il protagonista, Alberto Lato, è uno sconfitto che trova nei combattimenti di Mma (Arti marziali miste) lo strumento di rivalsa nei confronti di una società che lo tiene ai margini dell’esistenza».
h36 continua invece il suo personale percorso di ricerca artistica, un percorso «che parte dagli attori e dai contenuti — in questo caso la crisi finanziaria e del proletariato, l’indifferenza dello Stato e la rapacità del sistema di esazione delle tasse — più che dalla trama. Le telecamere entrano in campo dopo». Ad affascinarlo «è la possibilità di “ricostruire” la realtà»: da ragazzino era un fan di Fantasilandia, «una serie tv ambientata su un’isola-vacanze in cui gli ospiti potevano vivere un’avventura western, un poliziesco o qualsiasi altra situazione modellata sui loro desideri e ri- costruita fedelmente». Per questo sul set ricorre ad attori che istruisce «per recitare una parte e non un copione. È da ottobre che li sto preparando, la biografia che portano in scena non è la loro ma quella del personaggio. E devono essere pronti a tutto perché nel corso della diretta sono inseriti dei colpi di scena ai quali non sono stati preparati, imprevisti che li costringono a improvvisare». Un esperimento quasi interamente autofinanziato: «Chi va al Beltrade paga un biglietto di 6,50 euro e può uscire e rientrare al cinema quante volte desidera; iscrivendosi gratuitamente al sito arrivano automaticamente il live del film e i relativi aggiornamenti, dei resume che consentono di non perdere il filo della storia». Anche la colonna sonora del film è eseguita in diretta: «Volevo dare delle sfumature anche sonore alla trama, allo svolgersi degli eventi, quindi sono 36 ore di musica live/ mixata da Massimo Zoara dei B-nario».
Ha un sogno nel cassetto? «Mi piacerebbe fare l’esperienza del fronte, seguire le azioni di guerra. Mi interessano le situazioni che suscitano emozioni forti, sia in negativo che in positivo, penso a film come Carnage di Polanski o alla comicità commovente di Charlie Chaplin». Tra i registi che lo hanno influenzato ricorda «Tarantino per la spregiudicatezza e l’ironia, Oliver Stone per il cinema verità, David Lynch per la visione allucinata», mentre tra i film cita « Fight Club per la crudezza, l’onestà e la forza sovversiva verso il sistema e verso se stessi; Il nome della rosa, il primo film moderno sul Medioevo, esemplare per l’accuratezza della ricerca storica; Pulp Fiction per i dialoghi surreali e il montaggio geniale; The Wrestler per la sincerità quasi brutale del racconto, molto vicina al documentario». Qual è invece la caratteristica principale, la cifra dei suoi film? «Cerco contesti borderline per raccontarli in modo iperrealistico ovvero visivamente “sporco”, molto vicino alla realtà, usando anche la telecamera in terza persona come se fosse lo spettatore stesso sul posto a vivere la scena».
Trama Alcuni ospiti sono radunati in uno studio radiofonico per partecipare a una trasmissione. All’improvviso scoppia il finimondo