Corriere della Sera - La Lettura

Il nostro crocevia di torri e miniere: l’Unesco legge la storia

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lini, e il «solito» carillon che di campane ne vanta però 47.

I luoghi Unesco raccontano l’Europa della maestosità: per esempio con la cattedrale Notre-Dame di Tournai, 5 campanili e una navata su 4 piani or i z zo nt al i , i mmense ve tr a te c he mozzano il fiato, un coro gotico alto 36 metri e lungo quasi 60, splendore del Medioevo; o con la Grand Place di Bruxelles, guglie dorate che videro i roghi e le decapitazi­oni dei primi protestant­i, sotto l’ombra dell’Inquisizio­ne, ma anche i banchi degli allegri maestri birrai, maestri non solo nell’arte di fermentare il luppolo ma pure in quella di godere la vita.

L’ E u r o p a de l l ’a r te , so p r a t t u t to quella più viva che sfugge ad ogni accademia: l’Art Nouveau delle case progettate a Bruxelles da Victor Horta, a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento, «opere del genio creativo umano», micro-universi con le loro scale sinuose, le finestre, le sedie, tutti i sogni di un artista scolpiti nell’onice, nel marmo, nel legno tropicale.

I siti Unesco raccontano l’Europa del lavoro, dell’uomo che lotta per la sua sopravvive­nza e il controllo della natura. In Olanda, a meno di due ore di autostrada da Bruxelles, svettano ancora i mulini a vento e le dighe che strapparon­o al mare il cibo, e i ritmi di una vita quotidiana minacciata ogni giorno e ogni notte dalla maree; in Belgio, a Spiennes, nelle miniere neolitiche di selce che con i loro 10 ettari sono fra le più vaste e antiche del continente, sembra ancora di vedere le ombre e sentire le voci di coloro che vi faticavano già 4.200 anni prima di Cristo; e l’eco-museo minerario di Bois-du-Luc mostra come altri uomini, millenni più tardi, potevano spaccarsi braccia e schiene in altri pozzi a quasi 600 metri sotto la terra, per poi torna- La visualizza­zione di questa settimana è stata realizzata da Nicolas Vargas dell’ufficio infografic­o del «Corriere della Sera». A sinistra: il beffroi (torre civica) di Thuin (Belgio) in una foto d’epoca re alla sera nel loro villaggio che è ancora lì con il mulino, l’ospedale, la scuola, e a sorvegliar­e su tutto la casa del padrone.

I siti Unesco raccontano infine — ma non certo ultima, tant’è che campeggia nella loro lista — l’Europa della sofferenza: la miniera di carbone di Marcinelle, dove l’8 agosto 1956 fuoco e fumo uccisero 262 minatori, in gran parte italiani. Dopo il loro sacrificio, molte regole del lavoro cambiarono. In qualche modo, anche a loro deve qualcosa l’Ue di oggi: quella che esiste, ed è viva, anche se non tutti lo sanno, o lo ammettono. loffeddu@corriere.it

Nel cuore dell’Europa, l’Europa fatta di storia e non solo di vertici politici, ci sono anche un minatore nero di carbone, una piazza fiammeggia­nte di meraviglie gotiche, un carillon con 25 campane che da secoli chiamano e chiamano, in una valle che ha visto passare monaci e mercanti, guerrieri e filosofi. E le campane più amate, quasi come persone, hanno proprio nomi di persone, Maria e Paula.

Tutto ciò, appunto il cuore dell’Ue, sta intorno e dentro a Bruxelles, oggi sua capitale politica. Perciò non c’è da stupirsi se, in un raggio di 250 chilometri dai suoi palazzi, siano ben 35 i siti Unesco patrimoni mondiali dell’umanità: in Belgio, Olanda, Francia, Germania, Lussemburg­o, Gran Bretagna.

La sigla Unesco, in inglese, significa Organizzaz­ione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. E quei siti, sempre in inglese, si definiscon­o come world heritage letteralme­nte eredità lasciata a ogni uomo in ogni continente, di generazion­e in generazion­e: all’europeo come all’americano, all’asiatico o all’africano, e anche al migrante che approda sulle nostre sponde. A lui, e a tutti noi, tramandano molti messaggi: dicono per esempio che la bellezza non tramonta, anche se il tempo la aggre- disce; che la memoria ci è fedele, e può aiutarci a camminare su questa terra; e che la pace non è cancellata per sempre dalle tempeste della storia, neppure da quelle più buie delle guerre o del terrorismo che hanno colpito, appunto, anche Bruxelles e l’Ue.

Questi 35 siti europei dunque raccontano, cantano, hanno una voce. Raccontano l’Europa della poesia: le

beffroi, le torri civiche del Belgio, come quella di Thuin con le campane Maria e Paula e le loro 23 compagne. O quella barocca di Mons, con le sue colonne azzurre; o ancora il beffroi di Charleroi, blu e bianco con le sue venature di Art Déco, 70 metri e 250 sca-

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