Corriere della Sera - La Lettura

Diversità? Tolleranza? È l’eguaglianz­a profonda che aiuta le religioni

Appartenen­ze Lori Beaman è una sociologa, filosofa e giurista canadese. Ha pubblicato un saggio su incontro e scontro tra popolazion­i portatrici di divinità differenti, partendo da una premessa (che a molti non piacerà): la critica a una visione pura e st

- Di MARCO VENTURA

Parlare di diversità è facile. Difficile è parlare di eguaglianz­a. Soprattutt­o in tema di religione. Le maggioranz­e sono troppo spaventate per cedere posizioni di vantaggio, anche solo accettando la retorica dell’eguaglianz­a. Le minoranze stanno al caldo delle loro oasi protette, e sopportano la diseguagli­anza per poterne beneficiar­e dove a loro favorevole. Si è tornati a parlare di tolleranza, spesso nella forma politicame­nte corretta dell’ «accomodame­nto ragionevol­e». Credenti immigrati e cristiani tradiziona­listi non chiedono eguaglianz­a, ma eccezioni, esenzioni, obiezione di coscienza.

Nel consenso generale si alza una voce contraria; per la quale la parola eguaglianz­a non deve essere tabù. È la voce della filosofa, sociologa e giurista canadese Lori Beaman. Da anni protagonis­ta del dibattito globale sulla multirelig­iosità e la laicità, la studiosa propone nel suo nuovo volume la tesi dell’«eguaglianz­a profonda». È fatta di tre ingredient­i l’eguaglianz­a dell’autrice di Deep Equality in an Era of Religious Diversity, appena uscito da Oxford University Press.

In primo luogo l’eguaglianz­a profonda è la realtà quotidiana delle innumerevo­li storie di convivenza possibile tra credenti di fedi diverse e tra credenti e non credenti; sono i «noneventi», le soluzioni adottate da gente qualsiasi lontano dai riflettori. In secondo luogo l’eguaglianz­a profonda è interazion­e con l’altro, accettazio­ne della differenza, esplorazio­ne del registro emotivo, senso della giustizia, creazione di comunità. Infine, l’eguaglianz­a profonda è riconoscim­ento di ciò che è simile, ricerca di ciò che è comune. È profonda, dunque, l’eguaglianz­a di Beaman, perché in costante stato di sperimenta­zione nella realtà, perché costruttri­ce di legami e perché tesa a ciò che accomuna. In questo senso, essa diverge alquanto dall’astratta eguaglianz­a prescritti­va dei giuristi e dei politici; e appunto, dal paradigma dominante della «tolleranza a denti stretti», parole dell’autrice, e di un accomodame­nto ragionevol­e attraverso il quale «si preserva la gerarchia del potere».

L’eguaglianz­a profonda va molto più lontano, risolve davvero, e però opera attraverso micro-processi di azione individual­e e di gruppo, nelle relazioni sociali e negli scambi interperso­nali, tra alti e bassi, in forme che variano di luogo in luogo e di tempo in tempo, e perciò può risultare, ancora con le parole di Lori Beaman, di una «scoraggian­te fragilità». Deep Equality in an Era of Religious Diversity è un libro ricco di riferiment­i al dibattito sociologic­o, filosofico, politologi­co e giuridico degli ultimi anni, ma è soprattutt­o un libro di storie. Alcune sono tratte da ricerche precedenti sulla diversità religiosa, spesso della stessa Beaman; altre derivano invece da incontri personali, talvolta persino casuali, dell’autrice; altre ancora da film e romanzi. Dall’Isola dei cervi dove abita, al largo delle coste del New Brunswick, Canada, Lori Beaman conduce il lettore in giro per il mondo e analizza narrazioni greche e turche, libanesi e israeliane, canadesi e australian­e, indiane e sudafrican­e.

Il punto di partenza è la convinzion­e che non si debba leggere la diversità religiosa anzitutto come un problema. La studiosa del Dipartimen­to di scienze religiose dell’Università di Ottawa dice in proposito a «la Lettura»: «Il libro è nato da un’amica che un giorno mi ha chiesto perché noi studiosi ci concentras­simo solo sui problemi. La sua domanda mi colpì; mi fece pensare a quanta gente è spesso gentile, rispettosa e generosa e a cosa potrebbe succedere se cercassimo in queste persone la risposta a come poter vivere bene insieme». Nel volume scritto in gran parte durante un soggiorno sul lago di Como, presso il Centro della Rockefelle­r Foundation di Bellagio, l’intuizione di Beaman si sviluppa in una trama argomentat­iva saldata ai racconti. Fino alla tesi più importante dell’autrice: per la quale raccontare storie di negoziazio­ne della differenza non soltanto corregge un quadro deforme, ma ha il potere di incidere sulle mentalità e sui comportame­nti e in fondo aiutarci a vivere meglio. Il presuppost­o chiave, che a molti non piacerà, è la critica di Beaman a una visione pura e statica delle identità religiose. Visione sbagliata, secondo la studiosa, perché invece le identità sono fluide e contestual­i; perché la religione è per la maggior parte delle persone soltanto una identità tra tante, dunque non una categoria isolata, ma parte di un tessuto in permanente filatura; ancora, perché una concezione rigida delle identità religiose induce a trascurare le tante manifestaz­ioni non in linea con l’ortodossia e dunque «blocca la nostra visione della complessit­à sociale e ci spinge all’angolo».

Il dialogo interrelig­ioso è per Lori Beaman la migliore illustrazi­one dei guasti prodotti da un’identità religiosa malintesa e esagerata. Paradossal­mente, esso presuppone le rigide identità il cui problema si ritrova poi a dover affrontare. Convocando i rappresent­anti delle fedi e basandosi sulla differenza tra di esse, l’interrelig­ioso si fonda, scrive l’autrice, «su un eccessivo sentimento di differenza e sull’approcc i o au t o c o mp ia c i u t o » de l « mi o a mi c o musulmano» e del «mio fratello cristiano». Donde lo scetticism­o della Beaman per le pronunce dei leader religiosi: le quali si rivelano «molto meno utili per esplorare l’eguaglianz­a profonda di quanto non sia invece la vita di tutti i giorni». A più riprese, nel libro, l’autrice si interroga sulla tenuta della sua tesi davanti ai tanti casi di coabitazio­ne multi-religiosa degenerati in conflitto e violenza. «Sarò idealista?», si chiede Lori Beaman nel dialogo con «la Lettura». Davanti allo stereotipo, al dolore, alla rabbia, l’eguaglianz­a profonda sembra rivelarsi, più che fragile, «vuota». Eppure essa «circola, plasma e rimodella il sostrato della vita sociale». L’Isola dei cervi, circondata dall’Atlantico profondo, può tagliare un intellettu­ale fuori dal suo tempo. O forse no; forse può far vedere meglio la verità del mondo.

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LORI G. BEAMAN Deep Equality in an Era of Religious Diversity OXFORD UNIVERSITY PRESS Pagine 256, $ 90
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L’immagine Delta Martin (Conroe, Texas), Night Travelers (2016, tecnica mista su carta, dettaglio)

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