Corriere della Sera - La Lettura

Nessuno dà più la caccia al bandito africano dei bambini soldato

- di MICHELE FARINA

Era uno dei criminali più inseguiti — ma anche coccolati — del continente, le sue tracce si sono perse nelle foreste (pare con una vasca da bagno al seguito). Ora un libro racconta le violenze subite da una generazion­e di adolescent­i, strappati alle famiglie e costretti a combattere guerre non loro

RickyRic hard Anywarè stato un bambino soldato. Un gruppo di miliziani dell’Lra (Esercito di Resistenza del Signore), guidato da un bastardo di nome Otim, l’hanno portato via da casa all’età di 14 anni, in compagnia del fratello più grande Patrick. Per 28 mesi, tra il 1989 e il 1992, Ricky ha sofferto e combattuto (come altri 50 mila bambini) per Joseph Kony, il santone-rapitore che voleva fondare nel nord dell’Uganda un regno basato sulla sua personale (e perversa) interpreta­zione dei Dieci Comandamen­ti.

A 42 anni, Ricky ha una voce incredibil­mente dolce, più da bambino che da ex soldato. Alla fine della nostra conversazi­one telefonica, parla della più grande delle sue quattro figlie. «Ha nove anni e mi chiede spesso notizie dei nonni, di mio padre e di mia madre. Vuole sapere perché non ho fratelli e sorelle. Io mi rattristo, cambio discorso. Non credo sia ancora pronta». Chi sarebbe pronto ad ascoltare la storia di una famiglia bruciata viva nella propria capanna, sotto gli occhi di due fratellini legati e picchiati a sangue, gli unici superstiti a cui gli aguzzini dicono «adesso siamo noi i vostri genitori, i vostri parenti»?

A New York c’è un’ex insegnante con due figli teenager, Keely Hutton, che ha deciso di raccontare la storia di Ricky. Il bambino soldato esce in questi giorni anche in Italia, indirizzat­o a un pubblico di giovani adulti. «Nelle scuole americane — dice Keely — i ragazzi di 13-14 anni hanno già sentito parlare di Olocausto e schiavitù. Io ho insegnato in quelle classi, so che la storia dei bambini soldato dell’Uganda poteva e forse doveva essere raccontata anche a persone così giovani». I bambini americani pensano agli schiavi come a qualcosa del passato, «è importante che escano dalla loro bolla». L’idea del libro è nata cinque anni fa, quando il video di denuncia Kony 2012 ha rag- giunto cento milioni di visualizza­zioni. Allora l’America e il mondo hanno (per qualche giorno) riscoperto la piaga dei bambini soldato dell’Lra. Barack Obama ha spedito cento soldati delle forze speciali per aiutare le forze armate ugandesi a prendere il santone (già ricercato per crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazio­nale dell’Aia) vivo o morto. Il cugino di Keely, che lavora per una ong, conosceva Ricky Anywar e l’organizzaz­ione da lui fondata (Friends of Orphans) per aiutare decine di migliaia di piccoli reduci della guerra, considerat­i criminali nelle loro comunità. Sapeva che Ricky era contrario alla via militare riaccesa sull’onda del video: «Combattere Kony — ripete anche oggi al telefono dalla sua casa di Pader, nord Uganda — vuol dire uccidere i bambini che si vorrebbero difendere, i bambini che Kony continua a sbattere in prima linea». E così l’ex insegnante ora scrittrice Keely Hutton ha speso centinaia di ore parlando con Ricky via Skype. Lui è andato negli Stati Uniti e per una settimana le ha raccontato quei 28 mesi di inferno. Il risultato è un libro intenso. Ben scritto. Un resoconto tanto crudo quanto delicato. A venir fuori è l’umanità di questi bambini soldato (e persino di qualche superiore aguzzino), il rapporto straordina­rio di silenziosa complicità che si crea tra i due fratelli, Ricky e Patrick, che cercano (e riescono, ciascuno a suo modo) di vincere il meccanismo usato da Kony (e non certo nuovo alle grandi tragedie della storia umana): trasformar­e le vittime in persecutor­i. I bambini rapiti in rapitori crudeli.

Nessuno ricorda più il video Kony 2012. L’America ha ritirato le sue forze speciali. Proprio quest’anno il governo di Kampala ha dichiarato chiusa la caccia a Kony. All’Aia si tira avanti stancament­e il processo al quinto dei suoi vice, l’unico a cadere nella rete (anche lui un rapito diventato aguzzino). Il capo santone ha lasciato da tempo il territorio ugandese, an- che se nel Nord si sussurra di un suo possibile ritorno. Con un centinaio di fedelissim­i, Kony sarebbe nascosto nella giungla di nessuno, tra Centrafric­a, Sud Sudan e Repubblica democratic­a del Congo. Lui che è stato per anni pedina di guerre altrui nel cuore del continente non deve aver perso tutti i suoi protettori. C’è chi dice che l’introvabil­e fuggitivo si porterebbe dietro nella foresta un’autentica vasca da bagno. Ricky Anywar nutre dubbi a riguardo. Il Kony che ha conosciuto lui (ma parliamo di 25 anni fa) era un padrone abbastanza frugale. Mangiava il cibo della truppa, si riparava dalla pioggia sotto una tenda, evitava profumi e divise vistose per ragioni di sicurezza.

Ricky è riuscito a sfuggirgli nel 1992. Nel 1999 ha fondato Friends of Orphans, che ha aiutato almeno 30 mila ex bambini soldato a essere riaccettat­i nelle comunità. «La Lettura» gli chiede se non ritiene incredibil­e, insopporta­bile, che Joseph Kony sia ancora là fuori, libero, da qualche parte. Lui trova più insopporta­bile che ci siano ancora tanti, troppi, veterani di quella guerra che non hanno più ripreso a vivere. Disperati. Guardati con sospetto. Quanto a Kony, Ricky Richard Anywar crede che il suo destino non debba essere una poltrona da imputato nel lontano Tribunale Onu dell’Aia. Ricky aspetta Kony al varco nella sua terra, nel nord dell’Uganda. La cosa migliore, dice, sarebbe la giustizia tradiziona­le africana. «Deve raccontare la verità, dire che si è pentito, e poi si potrà parlare di pace. La giustizia che non porta alla pace, che giustizia è?». Il principale dei suoi aguzzini, Richard l’ha già perdonato. Otim, l’uomo che gli ha bruciato la famiglia. Ricky l’ha incontrato per caso un giorno, sul ciglio della strada: aveva perso una gamba, chiedeva l’elemosina. Otim ha cercato di scappare, lui l’ha fermato e gli ha detto che non doveva avere paura, che la sua guerra era finita.

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 ??  ?? KEELY HUTTON Il bambino soldato Traduzione di Stefano Andrea Cresti MONDADORI Pagine 360, € 17 In libreria dall’11 luglio La copertina del libro è di Keith Negley
Le immagini Nella parte superiore un gruppo di guerriglie­ri dell’Esercito di Resistenza...
KEELY HUTTON Il bambino soldato Traduzione di Stefano Andrea Cresti MONDADORI Pagine 360, € 17 In libreria dall’11 luglio La copertina del libro è di Keith Negley Le immagini Nella parte superiore un gruppo di guerriglie­ri dell’Esercito di Resistenza...

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