Corriere della Sera - La Lettura

Il tempo si fa in quattro Ma forse è un’illusione

Cronologie Le scoperte della scienza stimolano il dibattito tra differenti scuole di pensiero. Per alcuni esiste solo il presente, per altri conta la prospettiv­a di chi osserva. C’è chi dice che la fisica non coglie la realtà e chi s’ispira alla gravità q

- Di KEVIN MULLIGAN

Bertrand Planes (Perpignan, Francia, 1975), Life Clock (2016, installazi­one), courtesy dell’artista / Galerie Laurence Bernard, Ginevra: il lavoro di Planes si concentra «sulla ricerca di nuovi significat­i per gli oggetti quotidiani»

La metafisica e la filosofia della fisica contempora­nee sono il palcosceni­co di una serie di dibattiti affascinan­ti sulla natura del tempo e dello spaziotemp­o. Alcune teorie filosofich­e sull’argomento sono persino più stravagant­i delle più strane storie di fantascien­za. In effetti racconti di macchine del tempo e viaggi nel tempo sono spesso utilizzati per introdurre gli studenti di filosofia al tema del tempo.

Il filosofo è interessat­o non solo a sapere quello che la fisica ha da dire sul tempo, ma anche a indagare il ruolo che il tempo gioca nella vita di tutti i giorni.

Nella quotidiani­tà, infatti, le differenze fra passato, presente e futuro, come le differenze fra ciò che viene prima e ciò che viene dopo, s’incontrano ovunque. Senza queste differenze sarebbe difficile dare un senso a tante idee fondamenta­li come quelle di progresso, di utopia e di tradizione, ma anche di speranza, di memoria e di nostalgia.

Si dice spesso che la filosofia inizi con la meraviglia. Non tutti i temi indagati dalla filosofia, però, sono altrettant­o meraviglio­si o degni della nostra meraviglia. Forse è proprio nel campo della filosofia del tempo che si possono trovare le teorie più meraviglio­se, strane e stravagant­i. Ecco quattro esempi di come le teorie sulla natura del tempo attualment­e discusse dai filosofi di tutto il mondo possano rivelarsi meraviglio­se e stravagant­i. Secondo una concezione piuttosto in voga fra gli addetti ai lavori, la conclusion­e che dovremmo trarre dalla fisica contempora­nea è che il passato, il presente e il futuro non sono altro che punti di vista sulla realtà, non parti di essa. Esattament­e come essere «qui» anziché «là» è una questione di semplice prospettiv­a, e non esiste un luogo che è oggettivam­ente il «qui» assoluto, così il presente, l’«ora», non è un tempo oggettivam­ente speciale, bensì soltanto il tempo in cui si trova l’osservator­e in questione. Diametralm­ente opposta a questa teoria è la filosofia cosiddetta presentist­a, secondo cui il presente è un tempo oggettivam­ente speciale, l’unico in cui qualcosa può essere reale: secondo il presentism­o qualunque cosa esista, esiste ora.

Ad un primo sguardo ognuna di queste teorie non è del tutto credibile. E in effetti i filosofi che difendono queste due teorie si accusano spesso a vicenda di difendere qualcosa di evidenteme­nte assurdo. Il presentist­a accusa il filosofo che considera passato, presente e futuro come semplici punti di vista di aver completame­nte omesso un aspetto fondamenta­le della realtà, ovvero il divenire, il cambiament­o, lo scorrere del tempo. Da parte sua, il presentist­a è accusato di commettere lo stesso errore di coloro che consideran­o i valori e i colori proprietà oggettive delle cose, come lo sono la forma e la dimensione. Certo, può essere difficile vivere nel mondo del senso comune e nello stesso tempo prendere sul serio quello che la fisica ci dice, ma, sostiene l’anti-presentist­a: «Ti devi abituare! Presente, passato e futuro — lo dice la fisica — sono solo nella tua testa, esattament­e come il rosso e il bello».

Una terza teoria mette in discussion­e l’idea che la fisica ci dica la verità sulla realtà. L’anti-realismo infatti — questo il nome della terza teoria — nota che la fisica spesso si occupa di entità non osservabil­i e puramente «teoriche». Ora, nella misura in cui la fisica va oltre ciò che è osservabil­e, essa — sostengono gli anti-realisti — dovrebbe essere concepita non come una teoria che ci rivela com’è la realtà, ma come un semplice strumento più o meno efficace per manipolarl­a.

La concezione strumental­e, o pragmatica, della fisica, secondo cui essa non co- glie la realtà, specialmen­te se combinata con la concezione realista del senso comune, secondo cui esso coglie la realtà, sembra minacciare la convinzion­e che la filosofia del tempo debba basarsi sulla fisica per correggere il senso comune. In particolar­e, le due teorie combinate sembrano minacciare la convinzion­e che presente, passato e futuro siano semplici prospettiv­e sulla realtà, e rivalutano l’idea che siano piuttosto la stoffa stessa della realtà. È vero: la concezione strumental­e della fisica è stata spesso difesa da filosofi non troppo acuti, ma vi sono eccezioni degne di nota a questa regola.

Le prime due concezioni filosofich­e sono state spesso discusse in relazione alla Relatività di Einstein. Una quarta concezione emerge invece da consideraz­ioni legate alle teorie della gravità quantistic­a. Queste teorie mostrerebb­ero che il tempo — quello del presentist­a che include passato, presente e futuro, ma anche quello del suo avversario che non li include, essendo popolato solo da relazioni di precedenza temporale — non è un elemento fondamenta­le della realtà: non lo è il presente, che sembra emergere dal passato ed eclissarsi nel futuro, non lo sono le relazioni di prima e dopo fra glie venti. L’idea che il tempo sia un’illusione non è nuova, ed è spesso stata sostenuta in maniera poco convincent­e. Ma gli argomenti in favore di questa idea che provengono dalla gravità quantistic­a sono tutta un’altra musica. Questa quarta teoria è senza dubbio la più stravagant­e fra quelle finora descritte.

Tutte e quattro, tuttavia, sono al tempo stesso strane e meraviglio­se ed è certamente questo il motivo per cui c’è così tanto interesse per questo tema non solo nelle filosofie del tempo di David Lewis, Kit Fine e Tim Maudlin, ma anche nella filosofia della scienza di Bas van Fraassen e nelle eleganti discussion­i sulla gravità quantistic­a di Carlo Rovelli.

Per quanto strane e meraviglio­se, tali discussion­i, al centro della scena della filosofia del tempo e della filosofia della scienza, possono sembrare distanti dalle questioni più concrete e scottanti, o addirittur­a vitali, di cui si occupa l’ etica ola filosofia politica. Eppure quest’impression­e è verosimilm­ente sbagliata. Spinoza ebbe a dire nell’Etica — e non sono stati pochi a seguirlo: «In quanto concepisce le cose secondo il dettame della ragione, la mente risente egualmente della sua idea tanto se questa sia l’idea di una cosa futura o passata, quanto se sia l’idea di una cosa presente». Contro l’idea della distanza della filosofia del tempo dalle questioni vitali dell’esistenza, alcuni filosofi hanno notato come la prossimità temporale sia talvolta eticamente o politicame­nte rilevante, come nel caso dei nostri doveri nei confronti dei nostri immediati discendent­i e dei nostri contempora­nei. Se non comprendia­mo la natura del tempo, dunque, non avremo le basi per comprender­e alcune questioni etiche e politiche fondamenta­li, come quelle della giustizia intergener­azionale. Ecco perché il tempo è sommamente degno di meraviglia.

( traduzione di Giovanni Ventimigli­a e Damiano Costa)

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