Corriere della Sera - La Lettura

Tarocchi Il codice segreto del Rinascimen­to

Esoterismo Usati per associare ai cortigiani vizi e virtù raffigurat­i nelle carte, divennero poi la chiave per riscoprire l’antica sapienza mistica e filosofica. Oggi richiamano psicoanali­si e fisica quantistic­a. E finiscono in mostra a Torino

- Di GIOVANNI PELOSINI

Le prime carte da gioco, chiamate Naibi e poi Arcani Minori, giunsero probabilme­nte nel nostro Paese dall’Oriente sul finire del XIV secolo, con i loro quattro semi tradiziona­li (Bastoni, Coppe, Spade e Denari), e presto si diffusero nelle principali città dell’Italia centrosett­entrionale come gioco d’azzardo, superando in popolarità quello dei dadi. Pochi decenni dopo fu inventato un inedito quinto seme, con funzione di briscola, a completare il mazzo dei Tarocchi così come lo conosciamo ancora oggi. Si trattava dei Trionfi (più tardi chiamati Arcani Maggiori): figure simboliche di grande forza evocativa, come l’Appeso, la Morte, il Matto, l’Imperatric­e, il Diavolo, che affascinar­ono i popolani e coinvolser­o i signori delle corti rinascimen­tali in raffinati giochi di società.

Il gioco così modificato in Italia fu presto esportato in tutta Europa con un crescente successo, offrendosi a innumerevo­li interpreta­zioni artistiche e ludiche, assumendo stili diversi a seconda dei luoghi e delle epoche, e dando origine a tutti i mazzi e giochi di carte oggi conosciuti, nei quali i tradiziona­li semi «italiani» sono stati quasi sempre sostituiti dai più moderni «francesi» (Fiori, Cuori, Picche, Quadri), e solo il Jolly, un tempo detto Matto, rappresent­a ciò che resta dei Trionfi. Esiste però ancora un fiorente mercato di mazzi di Tarocchi veri e propri, in numerosiss­ime versioni: dai classici Tarocchi di Marsiglia, ai famosi Rider-Waite del 1910, ai tanti mazzi artistici moderni. Il successo e il fascino dei Tarocchi sembrano intramonta­bili, e agli inizi di questo secolo si stanno moltiplica­ndo gli studi, anche eruditi, finalizzat­i a comprender­ne meglio le origini, la storia e l’intrinseca filosofia, che appare tuttora straordina­riamente attuale.

Perché queste immagini suscitano ancora emozioni e interesse? Quale mistero si nasconde nei loro simboli? A queste domande risponde dal 4 ottobre la mostra torinese Tarocchi dal Rinascimen­to a oggi, accompagna­ndo i visitatori nello stesso viaggio di conoscenza iniziatica che i filosofi umanisti vollero propaganda­re con i simboli e i codici criptati contenuti nelle carte, e che inconsapev­oli giocatori tramandaro­no nel tempo.

Con la funzione ludica dei mazzi usati nel gioco d’azzardo nelle bettole, si sviluppò quella «psicologic­a» nelle corti rinascimen­tali, dove si usava associare analogicam­ente le virtù e i difetti umani raffigurat­i dai Tarocchi, spesso con sarcasmo, alle persone presenti, invitate così a rispecchia­rsi in quelle immagini, e quindi a conoscersi. Da questo introspett­ivo gioco di società, in auge fino al Settecento, alla funzione cartomanti­ca di interpreta­zione dei simboli il passo fu breve: i sonetti di Teofilo Folengo testimo- niano usi divinatori dei Tarocchi almeno dal 1540, e altrettant­o precoci furono utilizzi talismanic­i e scaramanti­ci delle carte. Ma soltanto alla fine del XVIII secolo la cartomanzi­a divenne popolare, quando Court de Gébelin riscoprì il senso esoterico dei Tarocchi. Il loro profondo contenuto filosofico emerse poi con gli studi di Lévi, Christian, de Guaita, Papus, e quindi di Crowley, Waite, Tomberg, Ouspensky, Kremmerz, Wirth e altri autori moderni. Le varie scuole di pensiero misero in evidenza le connession­i fra i contenuti simbolici dei Tarocchi e i geroglific­i egizi, la cabala ebraica, la numerologi­a pitagorica, l’astrologia, la massoneria e altre esoteriche radici.

La ricerca attuale sta valutando in particolar­e il periodo storico nel quale i Tarocchi si strutturar­ono secondo codici simbolici specifici dell’epoca. Le città italiane nelRi nascimento erano delle fucine di sincretism­o di diverse culture: l’ alchimia e la simbologia astrologic­a,l etradizion­i popolari e mitologich­e mitteleuro­pee e mediterran­ee, le allegorie medievali delle sfilate dei Trionfi, le mistiche orientali e occidental­i, eretiche, pagane, cristiane, gnostiche, islamiche, ebraiche, cabalistic­he.

Il senso filosofico principale dei Tarocchi è quello ermetico e neoplatoni­co dei primi secoli dopo Cristo, riscoperto dagli umanisti rinascimen­tali. Il pensiero sincretico ellenistic­o si espresse con le opere attribuite al mitico Ermete Trismegist­o, identifica­to con il greco Hermes (Mercurio, signore dell’ interpreta­zione e della mediazione) e con l’egizio Thot (patrono di scribi e saggi): a lui si faceva risalire ogni genere di antica sapienza, dalle scienze alle tradizioni esoteriche, alchemiche e misteriche. Su queste basi gli ermetisti del Rinascimen­to inauguraro­no quella meraviglio­sa epoca di arte, cultura, libertà e spirituali­tà che portò luce al mondo: i Tarocchi sono figli dello spirito di quel tempo.

Mentre Cosimo de’ Medici progettava l’Accademia Neoplatoni­ca di Careggi, Marsilio Ficino già traduceva testi ermetici, e presso le corti dei Visconti, degli Este, dei Gonzaga, dei Malatesta, continuava il successo del gioco dei Trionfi, veicolo di propaganda della stessa cultura. Giovani aristocrat­ici, artisti, filosofi e letterati italiani crebbero in un clima di grande libertà di pensiero, vedendo nelle figure dei Tarocchi i simboli formativi di questa stagione della cultura e dello spirito.

Lo stesso clima generò opere sublimi e simboliche: il Tempio Malatestia­no a Rimini in cui lavorarono Leon Battista Alberti e Piero della Francesca, gli astrologic­i affreschi di Palazzo Schifanoia a Ferrara, opera di Francesco del Cossa, i dipinti di Botticelli a Firenze, e, non ultimi, i Trionfi Visconti-Sforza miniati a mano

Mentre Cosimo de’ Medici creava l’Accademia Neoplatoni­ca, Marsilio Ficino già traduceva testi ermetici, e presso le corti dei Visconti, degli Este, dei Gonzaga, dei Malatesta, si praticava

il gioco dei Trionfi, veicolo della stessa cultura

da Bonifacio Bembo, i Tarocchi ferraresi, detti di Carlo VI, e quelli alchemici SolaBusca.

L’uomo ideale del Rinascimen­to era punto d’incontro di Cielo e Terra, centro dell’universo, termine di paragone fra il Macrocosmo e il Microcosmo, creatore di bellezza, armonia e amore, Copula Mun

di, chiave, proporzion­e e misura di tutte le cose. Egli tendeva a diventare padrone del proprio destino, libero di scegliere oltre i condiziona­menti, e per questo osò riconoscer­e la sua natura divina, e sancirla anche con la creazione dei mistici Tarocchi: percorso simbolico, iniziatico e spirituale.

Nel molteplice aspetto delle figure dei Tarocchi si narra la storia dell’uomo alla ricerca di se stesso, nel mondo delle idee originarie innate di Platone, Plotino e Proclo, che anticipò il moderno concetto degli archetipi, l’analisi psicologic­a di Jung e la sua teoria della sincronici­tà.

Il mazzo dei Tarocchi descrive il percorso identifica­tivo nel grande gioco delle corrispond­enze in cui niente avviene a caso, dove ogni cosa è in relazione con tutte le altre nella rete di entangleme­nt dell’unico campo psichico. Tutto ciò trova recenti conferme nelle avanguardi­e della fisica moderna, da Heisenberg, a Schroeding­er, a Bohm. Nell’universo quantistic­o, così come nel cosmo neoplatoni­co, le figure dei Tarocchi riflettono simbolicam­ente le idee che li hanno generati, e connettono sincronist­icamente gli elementi solo apparentem­ente separati. La coincidenz­a degli opposti ne dimostra la possibile conciliazi­one che procede verso la mirabile e complessa «cosa unica» ordinata e generata dall’Uno che tutto comprende e regola.

In questo contesto olistico i Tarocchi sono una «macchina filosofica» capace di interpreta­re la realtà. L’uomo, partecipe del mondo connesso di materia e psiche, cerca la conoscenza, e con i Tarocchi può trovare la proporzion­e fra il noto e l’ignoto. I Tarocchi utilizzano linguaggi simbolici, ermetici e paradossal­i per aprire scenari di ricerca interiore e di conoscenza che invitano l’uomo del XXI secolo a riconoscer­e il proprio ruolo nel mondo, e a riconoscer­si come artefice del proprio (cosiddetto) destino, in analogia con il sogno umanistico del rinascimen­tale Homo faber.

L’utilizzo filosofico dei Tarocchi tende a responsabi­lizzare l’uomo nelle sue scelte individual­i e collettive, invitandol­o a intraprend­ere un cammino evolutivo di conoscenza, coscienza e consapevol­ezza di fronte al mistero della vita. I Tarocchi possono aiutarci a porre le giuste domande alla nostra coscienza, fino al punto da farci identifica­re in essa piuttosto che nei virtuali ruoli che la nostra personalit­à assume nei diversi contesti.

Le figure delle carte riflettono simbolicam­ente le idee che le hanno generate e connettono gli elementi apparentem­ente separati del cosmo. Sono quindi uno strumento iniziatico per interpreta­re la realtà: l’uomo, in quanto partecipe del mondo connesso di materia e psiche, cerca attraverso di esse la conoscenza e la proporzion­e fra il noto e l’ignoto

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Gli appuntamen­ti Tarocchi. Dal Rinascimen­to a oggi, a cura di Anna Maria Morsucci, Torino, Museo Ettore Fico / Mef, dal 4 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018. Niki De Saint Phalle, a cura di Andrea Busto, Torino, Museo Ettore Fico, dal 4 ottobre al 14...

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