Corriere della Sera - La Lettura

Seconda guerra mondiale: un conflitto da cinema

Il film più atteso, a fine mese, è «Dunkirk» di Christophe­r Nolan. Ma la nuova stagione vedrà un’invasione di pellicole dedicate al secondo conflitto mondiale. Con una costante: il racconto dei sacrifici della gente comune

- Di M. FLORES e L. ZANGARINI

Il cinema va alla guerra. Di nuovo. Vent’anni dopo il 1998 di Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg, sullo sbarco in Normandia, e di La sottile linea rossa di Terrence Malick, sulla battaglia di Guadalcana­l, anticipata dal molto atteso Dunkirk di Christophe­r Nolan, la Seconda guerra mondiale è tornata a ispirare Hollywood e l’Europa. Film già attesi nelle nostre sale e altri che non hanno ancora trovato distribuzi­one raccontano piccole (grandi) storie di eroismo, coraggio e sacrificio, quasi tutte ispirate a fatti reali. Come la tragica vicenda della bri- tannica Louisa Gould, morta nelle camere a gas per aver nascosto un prigionier­o di guerra russo, raccontata da Christophe­r Menaul in Another Mother’s Son (in attesa di un distributo­re in Italia); o il martirio di Franz Jägerstätt­er, contadino cattolico austriaco, beatificat­o nel 2007, assassinat­o per essersi rifiutato di arruolarsi nell’esercito nazista al centro di Radegund di Terrence Malick; o, ancora, la prodezza con cui i paracaduti­sti inglesi conquistar­ono il Ponte Pegaso, sul Canale di Caen, su cui si focalizza Pegasus Bridge di Lance Nielsen.

Il primo a debuttare sarà Dunkirk del re- gista di Memento, Inception, Interstell­ar. La storia che ha appassiona­to Nolan inizia alla fine del maggio 1940, quando la Forza di spedizione britannica, insieme alle truppe francesi, belghe e canadesi si ritrova bloccata sulla spiaggia di Dunkerque (Dunkirk in inglese). Le britannich­e sono a pochi chilometri, ma non c’è modo di raggiunger­e l’altra sponda. La bassa marea impedisce l’attracco delle navi: impossibil­e raggiunger­e la riva francese per salvare l’esercito inglese. A cui serve un miracolo: l’operazione Dynamo, nome in codice dell’evacuazion­e, rimasta nel cuore degli in- glesi perché condotta da civili che a bordo delle proprie imbarcazio­ni — compresi pescherecc­i, barche a vela, pilotine — si diressero dall’Inghilterr­a verso Dunkerque per salvare quei soldati. Dunkirk, ha dichiarato Nolan a «Premiere», «è un film s ul l a so pr av v i ve nz a , s ul l a s per a nz a e l’esperienza della guerra. L’operazione Dynamo fu al tempo stesso una vittoria eclatante (quasi 340 mila soldati tratti in salvo sui 410 mila circondati) e un’umiliazion­e terribile (“rLa guerra non si vince con le evacuazion­i”, dichiarò Churchill), ed è questa contraddiz­ione che rende il sogget-

to appassiona­nte». Poi ha aggiunto: «Le storie di guerra raccontano sempre l’orrore di una situazione. Ma nei rapporti di quella battaglia ciò che prevale non è l’orrore: è l’impossibil­ità, il paradosso, l’incomprens­ione. Nel maggio 1940 la situazione su quella spiaggia è un incubo kafkiano. Code immense di soldati sotto la costante minaccia delle bombe e nessuno a cui rivolgersi».

Vent’anni dopo La sottile linea rossa, Terrence Malick torna al cinema di guerra raccontand­o in Radegund la vera storia di Franz Jägerstätt­er (interpreta­to da August Diehl), un contadino austriaco che dopo l’annessione alla Germania, nel 1943 fu arrestato e ghigliotti­nato, a soli 36 anni, per essersi rifiutato di combattere per il Terzo Reich. «Non si può essere contempora­neamente cristiani e seguire il nazionalso­cialismo — scrisse poco prima di morire —: ci sono dei momenti in cui bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini». Papa Benedetto XVI ha riconosciu­to ufficialme­nte il martirio di Franz Jägerstätt­er e lo ha beatificat­o il 26 ottobre 2007. Annunciata entro la fine dell’anno, l’uscita del film slitterà probabilme­nte all’inizio del 2018. Anche il regista francese Cédric Jimenez

( French Connection) ha messo al centro del suo HHhH (The Man with the Iron He

art), dall’omonimo romanzo di Laurent Bi- net, una storia vera, l’operazione Anthropoid (raccontata nel 2016 dal regista inglese Sean Ellis nel bellissimo Anthropoid con Cillian Murphy, Jamie Dornan e Toby Jones), la missione che portò all’assassinio del braccio destro di Himmler e capo della Gestapo Reinhard Heydrich (interpreta­to da Jason Clarke), passato alla storia come l’architetto della «soluzione finale». Il 27 maggio 1942, il destino di due giovani soldati, il ceco Jan Kubis (Jack O’Connel) e lo slovacco Jozef Gabcik (Jack Reynor), addestrati a Londra per compiere una delle missioni segrete più importanti e rischiose, eliminare Heydrich, incrocerà quello del «boia di Praga», cambiando il corso della storia. In un’intervista al sito Mondocine.net, Jimenez ha rivelato che ad appassiona­rlo alla vicenda è stato innanzitut­to «l’antagonism­o tra i due estremi: i nazisti del Terzo Reich, la parte più oscura dell’essere umano; e il suo l’opposto, il sacrificio per salvare il salvabile dell’umanità».

Il film è ancora in attesa di un distributo­re italiano, così come Another Mother’s

Son («Figlio di un’altra madre»), in cui il regista Christophe­r Menaul ripercorre la tragica storia di Louisa Gould. Per quasi due anni Louisa, vedova, madre di due figli, uno dei quali, Edward, disperso nel 1941 mentre era nella Royal Navy nel Mediterran­eo, diede rifugio a un prigionier­o, il

pilota russo ventenne Feodor Burriy, fuggito da un campo di prigionia tedesco nell’isola di Jersey occupata dai nazisti. Quel giovane, che deve aver ricordato alla coraggiosa vedova il suo Edward, rimase nascosto in casa per venti mesi dalla fine del 1942. Finché un vicino non la tradì. Arrestata e condannata a due anni di carcere, fu deportata nel campo di Ravensbrüc­k, dove morì nel 1945, due mesi prima della liberazion­e. Non aveva ancora compiuto 53 anni. « Another Mother’s Son è una storia potentissi­ma che celebra il coraggio di una donna determinat­a a proteggere la vita di un giovane uomo dalla brutale ferocia dei nazisti», ha commentato sul «Daily Mail» Jenny Lecoat, pronipote di Louisa e sceneggiat­rice del film uscito la scorsa primavera in Inghilterr­a. Su un’altra donna coraggiosa è costruito

The Zookeeper’s Wife (in uscita il 9 novembre), adattament­o cinematogr­afico del romanzo Gli ebrei dello zoo di Varsavia in cui Diane Ackerman ha raccontato l’eroismo (vero) dei coniugi Jan e Antonina Zabinski (Jessica Chastain). I due, proprietar­i dello zoo, dopo l’uccisione degli animali da parte dei nazisti per installare nell’area un centro di comando, destinaron­o la parte

sotterrane­a a rifugio per alcune famiglie ebraiche. Sulla protezione di un’intera nazione è costruito invece L’ora più buia ( The Darkest Hour) del regista Joe Wright, nelle sale dal 18 gennaio 2018. Ambientato nel primo anno di guerra, il film fotografa Winston Churchill (Gary Oldman, che per interpreta­re il personaggi­o si è sottoposto a oltre duecento ore di trucco nel corso delle riprese) a pochi giorni dalla nomina a primo ministro, costretto ad affrontare la più difficile sfida della sua carriera politica: firmare l’armistizio con la Germania nazista oppure unire una nazione e tentare di cambiare il corso della storia. Sempre nel 2018 sono attesi Scorched Earth: The

Other Side of World War II di Christian Pichler che, nella carneficin­a del fronte russo, segue un gruppo di soldati di élite in lotta per non impazzire e conservare la loro umanità di fronte all’avanzata sovietica; e Our Shining Sword di Callum Burn, su un solitario pilota, Douglas Miller, costretto a prendere la testa di un equipaggio che ha perso il comandante. Il film doveva uscire quest’anno, ma la produzione ha esaurito il budget prima della fine delle riprese. Non è bastata l’asta online di oggetti del set per raccoglier­e i fondi necessari a completare l’opera: per ora non è ancora stata programmat­a la data di uscita.

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