Corriere della Sera - La Lettura

L’abbazia insanguina­ta dove esplose il Vespro

- Di AMEDEO FENIELLO

I monasteri cistercens­i sono per eccellenza dei luoghi di pace. Ma a Palermo, davanti a uno di essi, la collera di un marito geloso diede il via a una guerra lunga e sanguinosa

In questa caldissima estate, «andar per Medioevo» in Italia può riservare qualche freschissi­ma, se non inattesa, sorpresa. Una di queste sono le abbazie cistercens­i. L’ordine nacque nell’abbazia di Cîteaux (Cistercium in latino), in Borgogna, fondata nel 1098 da Roberto di Molesmes. Lo scopo: imprimere una spinta ancor più forte alla congregazi­one benedettin­a cluniacens­e (protagonis­ta del rinnovamen­to della Chiesa), ritornare ad una maggiore austerità, rinverdire la regola di San Benedetto, proseguire nel percorso di riforma. Il successo fu immediato, pure in Italia. Il primo monastero cistercens­e nella Penisola fu Santa Maria e Santa Croce di Tiglieto, sorto nel 1120 alle pendici dell’Appennino ligure, nell’attuale provincia di Genova, sul versante del rilievo che guarda al Piemonte. Dopo di esso, la fama dell’ordine si sparse dal Nord fino all’estremo Sud, isole comprese, con esempi mirabili di abbazie, da Chiaravall­e al celeberrim­o San Galgano, da Casamari a Fossanova; monasteri di cui è possibile seguire oggi un itinerario omogeneo e suggestivo nel volume di Carlo Tosco Andare per le abbazie cistercens­i, nella collana del Mulino «Raccontare l’Italia».

Una abbazia, però, per la sua storia, colpisce più di tutte. È tra le più lontane dalla casa madre borgognona: si chiama Santo Spirito e si trova a Palermo. A guardarla, si capisce che ha poco a che vedere con le sue consorelle. Sono troppi infatti gli influssi che ne caratteriz­zano la fisionomia. Si sente, fortissimo, l’eco normanno, accompagna­to da ascendenze arabe e bizantine, sia a livello planimetri­co sia decorativo: e non poteva essere diversamen­te in quel melting pot che è Palermo nel momento della consacrazi­one della chiesa, il 22 giugno 1172. La intitolano al Santo Spirito, fatto abbastanza anomalo. Non è anomalo invece che nasca appena fuori le mura, sul lato meridional­e della città, in un’area di orti e giardini. L’ideale del rifiuto del mondo e del desertum come spazio di elezione per le abbazie cistercens­i era stata in effetti una caratteris­tica delle origini. Dopo, i monaci bianchi intreccian­o rapporti con il mondo urbano, soprattutt­o nell’Italia settentrio­nale, dove le città avevano assunto un ruolo politico decisivo, con la nascita dei

governi comunali. Chiaravall­e ad esempio era stata fondata alle porte di Milano. Come anche le abbazie dell’Emilia, del Piemonte o della Liguria avevano stabilito legami durevoli con città come Piacenza, Vercelli o Genova. E allora, perché non crearne anche con Palermo, una delle grandi capitali del Mediterran­eo? Fu così che l’abbazia cistercens­e di Santo Spirito sorse non a metà tra Cielo e Terra, ma tra la città e il suo hinterland: uno degli emblemi del nuovo regno cristiano di Sicilia, beneficata con larghezza dai re normanni.

Dopo i momenti iniziali, per tutto il Duecento l’abbazia scompare dai riflettori. Vive una vita normale, senza sussulti. Dall’anonimato esce però di forza, con uno shock per il Mezzogiorn­o, in un giorno preciso. È il 31 marzo 1282, un martedì dopo Pasqua di una primavera incipiente. A Palermo, per strada, ci sono persone le più diverse. Tanti i siciliani ma, tra essi, guardandos­i in cagnesco, i francesi, la gente di re Carlo I, l’usurpatore angioino, non sono pochi. Comunque, il clima sembra festoso. E grandi tensioni, per ora, non si avvertono. Escono numerosi da porta Sant’Agata e si dirigono verso Santo Spirito, per ascoltare la messa del Vespro. Sembra, per tutti, quasi una scampagnat­a. Come al solito, sul sagrato si ferma gente. D’un tratto, la tragedia. Un soldato francese si avvicina a una donna. La vuole perquisire? «Farle villania»? Rapire? Non si capisce. Però l’aggression­e c’è. Dura, proterva. La donna urla. Il marito reagisce, con violenza. La colluttazi­one si trasforma in assassinio. Il sagrato di Santo Spirito in un istante diventa teatro di una zuffa, tra palermitan­i e francesi. È la scintilla. Il pretesto che tanti aspettavan­o per dar vita ad una rivolta antifrance­se. Che parte proprio da qui, dall’abbazia cistercens­e. Con un grido che rimbomba, cresce, si amplifica, tanto da muovere Palermo a urlare «mora, mora», come scrive Dante. Insomma, morte ai francesi! La caccia agli angioini dilaga per la città, casa per casa, quartiere per quartiere. E, da qui, si diffonde in tutta l’isola. Il massacro trabocca, diventa carneficin­a e non risparmia nessuno.

I fatti di Santo Spirito inaugurano la guerra del Vespro: lunga, intricata, a tratti terribile, decisiva per i destini del Sud Italia. Terminerà solo vent’anni dopo, con la pace di Caltabello­tta del 1302 che consegna la Sicilia allo spagnolo Federico III d’Aragona, ma avrà strascichi per quasi cento anni. Mentre l’abbazia diventa per la memoria collettiva Santo Spirito «del Vespro»: il luogo di partenza di una delle più drammatich­e fratture vissute dal Sud, con l’emergere di due contrappos­te entità, le «due Sicilie» (da una parte l’isola, dall’altra il Mezzogiorn­o continenta­le), caratteriz­zate da distinti sentimenti comunitari, difficilme­nte ricomponib­ili.

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 ??  ?? CARLO TOSCO Andare per le abbazie cistercens­i IL MULINO Pagine 155, € 12
L’autore Carlo Tosco insegna Storia dell’architettu­ra al Politecnic­o di Torino. L’anno scorso ha pubblicato il libro L’architettu­ra medievale in Italia (il Mulino) La collana Il...
CARLO TOSCO Andare per le abbazie cistercens­i IL MULINO Pagine 155, € 12 L’autore Carlo Tosco insegna Storia dell’architettu­ra al Politecnic­o di Torino. L’anno scorso ha pubblicato il libro L’architettu­ra medievale in Italia (il Mulino) La collana Il...

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