Corriere della Sera - La Lettura
Palcoscenici storici, un rompicapo E insegno pure l’inglese (tecnico)
Responsabile dei servi tecnici dei teatri di Reggio Emilia e, promosso sul campo, docente nei corsi per tecnici teatrali. Mauro Farina, 39 anni, si schermisce e parla solo di «alcune lezioni che darò anche io». Lui è il direttore tecnico di una fondazione che riunisce tre teatri di Reggio Emilia e un laboratorio di costruzione teatrale. Con una programmazione soprattutto di prosa? «Ma no, lavoriamo a 360 gradi. Dalla lirica a produzioni, appunto, di prosa, molta ospitalità di danza con compagnie che arrivano da fuori fino alla stagione concertistica e a ben due festival e progetti speciali». E il suo ruolo specifico? «In un teatro piccolo la mia figura è il capo dei tecnici, più il teatro cresce in dimensioni e struttura più questa figura diventa organizzativa e non più operativa. La nostra fondazione non è La Scala ma neanche una saletta piccolina. Dunque, faccio un po’ l’una e soprattutto l’altra cosa. E poi, in passato ho anche lavorato con Bob Wilson, grande opportunità». Docente, ad esempio, di «inglese tecnico» e di scenotecnica sul piano organizzativo, Farina ha grande rispetto «per chi martella tutti i giorni» ma non esclude affatto che coordinare il lavoro altrui sia delicato e complesso. «Soprattutto quando arrivano compagnie straniere che applicano un diverso metodo di lavoro. Ma è comunque un lavoro nel mondo del teatro, dunque molto stimolante». Aspetti spinosi? «La vecchia questione di far quadrare i conti, che non vale solo per il nostro settore. E allestire spettacoli in teatri storici è sempre più complicato. Ma alla fine il risultato è appagante».