Corriere della Sera - La Lettura

Destra e populismo miscela antimodern­a

- Di ANTONIO CARIOTI

Sembra di ascoltare un ideologo no global: «Le genti della Borsa e degli affari hanno una durezza di cuore inesprimib­ile», sono «la fusione del porco, del pavone e dell’avvoltoio». Ma il brano risale al 1827 e l’autore è un giornalist­a francese monarchico, Antoine de Saint-Prosper. Una citazione tra le più efficaci nel confermare la tesi del saggio di Marco Gervasoni La Francia in nero (Marsilio, pp. 317, € 17,50), che indica nell’ostilità verso la modernità liberale e il capitalism­o il maggiore elemento di continuità nella frastaglia­ta storia dell’estrema destra d’Oltralpe, dal 1789 a oggi. Qui emerge anche l’osmosi con le forze antisistem­a di sinistra: pur odiandosi, spesse volte le due fazioni non solo hanno contribuit­o insieme a indebolire i regimi rappresent­ativi, ma hanno condiviso o si sono scambiate motivi ideologici rilevanti. Nascono a sinistra, per esempio, il nazionalis­mo e l’antisemiti­smo, cavalli di battaglia della destra. Erano i socialisti gli avversari più strenui della guerra all’inizio del Novecento, ma negli anni Trenta invocavano la pace gli ammiratori di Hitler, futuri collaboraz­ionisti. Tale retroterra storico rende meno sconcertan­te lo scenario delle recenti elezioni presidenzi­ali, con un vincitore, Emmanuel Macron, difficilme­nte classifica­bile secondo i criteri usuali e una candidata sconfitta, Marine Le Pen, provenient­e dall’estrema destra, ma impegnata ad assorbire e riadattare temi di sinistra: non solo la lotta all’Europa dei banchieri (coerente con l’eredità della cultura reazionari­a), ma anche la difesa della laicità repubblica­na contro gli integralis­mi religiosi. È un rimescolam­ento di carte come altri simili avvenuti nel passato, oppure alla dialettica tra destra e sinistra se ne sta sostituend­o un’altra tra i fautori della globalizza­zione e i suoi avversari, tra l’establishm­ent cosmopolit­a e i populisti che si appellano alle radici identitari­e dei popoli? Di certo è significat­ivo che il Front national lepenista, come nota Gervasoni, non si proponga di abbattere la democrazia, come l’estrema destra di un tempo, ma si erga anzi a suo paladino, accusando le élite dominanti di averla svuotata.

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