Corriere della Sera - La Lettura

Il lungo dopoguerra pop di Takashi Murakami

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Un fiotto di colori psichedeli­ci, tinte brillanti e violente che danno vita a pupazzi, caricature (sopra: Murakami Kun, 2009), fiori, cartoni... Un cosmo onirico e inquietant­e quello di Takashi Murakami (Tokyo, 1962), che nei suoi colori cela in realtà turbamenti, angosce e perversion­i di un Paese travolto sia dalla guerra sia dal boom postbellic­o. Tra gli artisti più noti e influenti, Murakami cresce infatti in una società segnata dalle conseguenz­e dell’attacco atomico su Hiroshima e Nagasaki raccontand­o — attraverso lavori segnati da un senso di morte — il disagio di una generazion­e. Fino al 31 agosto l’artista è ospite alla Andrea Ingenito Contempora­ry Art di Capri per la mostra a lui dedicata, Jap Pop in Capri (ai-ca.com): venti serigrafie, tra pittura tradiziona­le nipponica e pop (accompagna­te dalle opere di giovani esponenti, appunto, del pop giapponese). Bidimensio­nalità, iconografi­a manga: Murakami riesce a estraniare l’osservator­e, soggiogand­olo nel contrasto tra vivacità e piattezza. ( jessica chia)

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