Corriere della Sera - La Lettura

Un nome per due (l’altro è mio padre)

- di PAOLO GIORDANO

Una mattina ha deciso di lavare i pavimenti di casa. Li ha passati ripetutame­nte con il detersivo per i piatti. Chi è entrato dopo dice di averla trovata che ammirava il suo lavoro piena di orgoglio. Le piastrelle sono rimaste appiccicos­e per settimane.

Più avanti sono arrivate le conversazi­oni con i personaggi della television­e, soprattutt­o un celebre conduttore della Rai e il Papa. Dopo ancora, sono scomparsi i primi nomi. Ero il più giovane dei nipoti, quello con meno ricordi di lei. I pochi che avevo erano di tipo alimentare: un panino con il salame per merenda, i tortelli fatti a mano a Natale. Per questo, forse soffrivo meno degli altri vedendola arretrare piano nella nebbia che la stava prendendo. Mi è dispiaciut­o, però, quando nell’ultimo anno ha iniziato a chiamarmi con il nome di mio padre. Cancellato per sempre, il mio. Continuava, nonostante ciò, a riferirsi a lui nello stesso modo. Così, quando eravamo entrambi al suo cospetto, era come se si trovasse davanti un’unica persona, il bambino e l’adulto insieme. Non le sembrava affatto incoerente. A quel punto si era già liberata dei vincoli del tempo, della rigidità di orologi e calendari.

Oggi di lei rimangono degli oggetti: mobili e soprammobi­li, il soggiorno di una casa che non potrà durare così per sempre, ma che per il momento nessuno ha osato alterare. E dei libri che non le appartenev­ano, libri delle figlie, libri dei nipoti: Piccole donne, Io,

Paperino e una collana di classici acquistati settimanal­mente con i quotidiani. Forse è capitato, nei suoi anni più solitari, che abbia estratto un volume di quella biblioteca casuale e provato a leggerne le prime righe. Se è successo, voglio immaginare che lo abbia fatto con quello che dopo la sua morte ho rubato dallo scaffale e tenuto con me: una raccolta di racconti di Gogol’, dove ho scoperto Il naso e Il cappotto, tutte quelle stranezze dei pietroburg­hesi che — ne sono certo — a lei non sarebbero sembrate affatto strane.

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