Corriere della Sera - La Lettura

Caro amico, ti scrivo e ti chiedo: com’è Dio?

Lo scambio tra due grandi poeti in dialetto: Biagio Marin, scomparso nell’85, e Franco Loi

- Di DANIELE PICCINI

Èil 29 giugno 1981 e a Grado si celebrano i novant’anni del poeta dell’isola: Biagio Marin. Ad ascoltarlo parlare e tessere una sorta di lode dello Spirito Santo c’è anche Franco Loi. Marin, nato nel 1891, è alla fine della sua giornata, seppure ancora prolifico in poesia. Loi, nato nel 1930, milanese d’adozione, è nel momento culminante dell’attività: il suo esordio è avvenuto negli anni Settanta e proprio nel 1981 esce la prima parte del poema L’angel. Tornato a casa, Loi sente il bisogno di scrivere al vecchio poeta. Gli confessa di aver sentito esprimere da lui i suoi stessi pensieri: «E infat- ti insieme frequentia­mo Dio. Ecco, forse questo antico “essere fratelli in Dio”».

È l’inizio di una corrispond­enza che accompagne­rà i due fino al 1985, anno della morte di Marin. Sono, in tutto, una trentina di lettere per ciascuno. Il carteggio, che si può leggere nell’edizione a cura di Edda Serra (Franco Loi, Biagio Marin, Lettere 1981-1985, Fabrizio Serra Editore: vi si segnalano alcuni refusi), ha un tono intimo ed elevato. Non per nulla Marin aveva scritto tanti anni prima nei suoi diari: «Gli uomini mi mortifican­o e mi confondono! […] Non li capisco e non li amo se non quando sono della mia specie sensibile e contemplat­iva».

Proprio di tale specie è Loi, che avvia infatti la loro conversazi­one sul tema della fraternità in Dio. Marin, che è ormai cieco (detta le lettere all’amico Franco Lauto), aveva detto in poesia: «Me t’amo morte vagabonda/ tu fior de nostra vita/ perché tu porti drita / ne la note de Dio che xe più fonda». E così lo sguardo tutto interiore si fissa sul «mar de l’eterno» (un suo titolo) e lui può sentire (lettera del 30 dicembre 1981) «questa divinità meraviglio­sa che non smette mai di cantare di suonare di rivelarsi in continue melodiosit­à azzurrine».

Marin avverte forte la voce dell’Altro e insieme l’incapacità a esprimerla nel canto: chiede quasi aiuto al più giovane amico, il quale lo rassicura e lo intrattien­e, al di là delle differenze, intorno alla «fanciulles­ca fede in Qualcuno che tutt’e due fatichiamo a venerare».

Differenze infatti ce ne sono: tutto teso allo sperdiment­o nel mare divino — ineffabile, al di fuori di ogni istituzion­e — l’anziano poeta; più legato alla figura di Cristo e al sogno di una comunità fraterna Loi. Più fiducioso nell’umanesimo Marin; più critico, con accenni marxisti, verso un umanesimo sentito come chiusura e intellettu­alismo Loi. È nel mistero di Dio che molte di queste lettere si avventuran­o, costeggian­do il linguaggio mistico (Dio per Marin è il poeta). Eppure c’è spazio anche per l’opera e il suo ruolo nel mondo.

Sia Marin che Loi sono stati accolti nell’antologia di Mengaldo Poeti italiani del Novecento (Mondadori, 1978). Ma Marin sente, con qualche ombrosità, quelle che considera «le riserve mentali» del critico. La comprensio­ne di una poesia, dice, è «felicità d’incontro»: quella che è capitata appunto a lui e al poeta de L’angel. Che risponde: «Gli uomini non sanno che la poesia è la cosa più alta cui un vivente possa pervenire».

 ??  ?? FRANCO LOI BIAGIO MARIN Lettere 1981-1985 A cura di Edda Serra FABRIZIO SERRA EDITORE (QUADERNI DEL CENTRO STUDI «BIAGIO MARIN» - 5) Pagine 169, € 34
FRANCO LOI BIAGIO MARIN Lettere 1981-1985 A cura di Edda Serra FABRIZIO SERRA EDITORE (QUADERNI DEL CENTRO STUDI «BIAGIO MARIN» - 5) Pagine 169, € 34

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