Corriere della Sera - La Lettura
I film del Nobel da giovane
J. M. Coetzee ha frequentato molto il cinema, soprattutto a Londra dove viveva negli anni Sessanta. Qui ha scelto tre titoli
Ci sono tre film che risalgono alla mia giovinezza. Li ho visti per la prima volta a Londra dove ho vissuto negli anni Sessanta e dove ho scoperto le opere di Ingmar Bergman, di Jean-Luc Godard e della Nouvelle Vague francese, di Fellini e di Antonioni, di Ozu, di Mizoguchi e di Kurosawa. Come accade quando si è giovani, hanno esercitato su di me un profondo impatto che mi riesce difficile spiegare.
Questo è il lato autobiografico della mia preferenza, il meno interessante. Più interessante è il fatto che io riflettevo la mia generazione: molti giovani in tutto il mondo vedevano gli stessi film e facevano la mia stessa esperienza. La loro visione del mondo era influenzata dalla loro esperienza del cinema.
Perché questi film di mezzo secolo fa ancora significano tanto per me? È solo perché a vent’anni si è più ricettivi alle nuove esperienze, più impressionabili? I giovani di oggi, estate 2017, sono così profondamente colpiti dai film contemporanei come lo ero io nel 1962? Non ne sono sicuro. Non è che i giovani oggi siano meno sensibili di allora. Né che, in base a qualche ipotetico standard universale, i film di mezzo secolo fa fossero migliori di quelli realizzati oggi. Ma forse i film erano più ambiziosi di oggi.
Nei vent’anni che sono trascorsi tra la conclusione della Seconda guerra mondiale e l’avvento della televisione nelle case di tutta la gente, il cinema è stato davvero la prima arte e i profitti erano sufficienti per consentire a un’industria che non era particolarmente illuminata di sostenere gli sforzi creativi di una generazione di artisti invece miracolosamente geniale.