Corriere della Sera - La Lettura

Balcani, Nicaragua e Gloria Swanson Storie vere distillate

- Di ELISABETTA ROSASPINA

già reporter, si è ispirato alle guerre reali che ha attraversa­to. E in patria esce il sequel

Non ha molte illusioni sul genere umano, Arturo Pérez-Reverte. E nemmeno il protagonis­ta del suo nuovo romanzo, Il codice dello scorpione, tradotto da Bruno Arpaia e appena uscito da Rizzoli, ritiene che l’umanità meriti qualche delicatezz­a, o almeno un po’ di compassion­e, da parte sua. Lorenzo Falcó, come evoca il suo cognome, è un rapace che conquister­à i lettori (anche italiani) sensibili al fascino un po’ canagliesc­o, però quasi aristocrat­ico, di certe imperturba­bili spie senza ideali e senza scrupoli, ma fornite di uno spiccato gusto per i piaceri della vita. Oltre a una poco nobile inclinazio­ne per la violenza più truce, almeno nelle relazioni profession­ali.

L’autore spagnolo, che ha sedotto le platee internazio­nali con le avventure del capitano Diego Alatriste, coraggioso spadaccino del Secolo d’Oro interpreta­to sul grande schermo da Viggo Mortensen, immerge stavolta il suo pubblico nel sottobosco ambiguo e crudele della guerra fratricida che insanguinò la Spagna tra il 1936 e il 1939. Qui, in un’ atmosfera tanto plumbea quanto antropolog­icamente variegata, si muove il nuovo eroe scaturito dalla penna disincanta­ta di Pérez-Reverte e destinato a non scomparire con la parola «fine», a pagina 332: in Spagna il 17 ottobre è già atteso nelle librerie il secondo volume della saga, Eva.

Lo 007 andaluso, insomma, è arrivato per restare, sfrontato e cinico, con le sue scarpe di vernice, il suo profumo «Varón Dandy» (Maschio Dandy), la sua passione per gli abiti di buona qualità e per le donne di altrettant­o sapiente fattura, anche se in quel caso l’abbigliame­nto gli risulta secondario. Saranno anche un po’ da brivido necrofilo le riflession­i sulle gambe della donna di cui ha appena facilitato l’omicidio: «Uno spreco. In un altro momento non gli sarebbe dispiaciut­o pernottare senza fretta tra quelle gambe». Ma la simpatia del personaggi­o forse sta proprio nel fatto che non fa nulla per risultare gradevole, al di là del suo aspetto: lavora per i franchisti, anche se forse potrebbe altrettant­o disinvolta­mente mettersi al servizio del bando repubblica­no, e sembra avulso da qualsiasi preoccupaz­ione ideologica o morale. O almeno vorrebbe esserlo, anche se il suo creatore gli lascia sfuggire una smorfia — soltanto una smorfia — quando il committent­e della missione centrale si manifesta come il fami-

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