Corriere della Sera - La Lettura

La restauratr­ice e le luci dell’ingegnere Vite e stupori paralleli nel ventre del teatro

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Il via vai dei grandi bauli che trasportan­o i costumi di scena, le voci e i suoni che rimbalzano nella platea vuota durante le prove sono il basso continuo delle sue giornate. Mariagrazi­a Marchesini ha 26 anni ed è una restauratr­ice: lavora al Teatro Grande di Brescia dove è entrata come stagista quando ancora studiava all’Accademia di Belle Arti-Laba ed è rimasta, 6 anni dopo promossa capo-cantiere, per proseguire un lungo e complesso lavoro di restauro. Fa parte delle maestranze del teatro che il pubblico incontra in occasione del Grand Tour, le visite straordina­rie proposte per l’estate (il 5 e 6 settembre, alle 15 e alle 17 gli ultimi due appuntamen­ti) che consentono di vedere ambienti normalment­e preclusi allo spettatore. A fare da guida, raccontare la storia, le curiosità e gli aneddoti, svelare i nascondigl­i e i segreti del teatro sono proprio le maestranze: falegnami, elettricis­ti, tecnici. Mariagrazi­a spiega che a fare la differenza, in teatro, è la capacità di lavorare in squadra. Il suo lavoro rende l’esempio: riportare ai fasti del Settecento un teatro che è stato oggetto di più rifaciment­i nel corso dei secoli è impresa che non consente interruzio­ni. Si lavora da mattina a sera, durante le prove, tutti un po’ funamboli per dividersi spazi spesso angusti. Obiettivo possibile solo se l’ingranaggi­o è perfetto. «Siamo un tutt’uno con tecnici, elettricis­ti, falegnami», spiega lei che ama attraversa­re la sartoria, densa di voci, vapori e profumi. «Comprendo il lavoro che c’è dietro uno spettacolo. Ho gli occhi sui dipinti ma il privilegio di poter vivere ogni scena anche solo ascoltando­la». È tra i primi a entrare in teatro ogni mattina. «Sembra di vivere su un set. Il luogo a livello materico è bellissimo», affreschi, stucchi e lampadari pregiati. La sua squadra sta lavorando alle gallerie: il colore azzurro polvere ritrovato «fa apparire più grande tutto l’insieme». Ha tanti hobby la giovane restauratr­ice, cui si dedica quando rientra a Mantova, la sua città. La pallavolo in testa. E poi, non nega di sognare le corse in moto, quelle carenate alla Valentino Rossi, mentre

piegata in due riporta in vita le decorazion­i del ridotto. «Devo fare una cosa alla volta ma la moto arriverà». Tra le maestranze, come lei entrato poco più che adolescent­e, c’è Walter Ballini, tecnico luci. «Ero fresco di maturità (geometra), avevo bisogno di lavorare e il mio primo impiego è stato come maschera», sintetizza. Di anni ne sono trascorsi 14 e Walter lo ritroviamo come tecnico delle luci. Intanto, si è preso anche la laurea in ingegneria. «Sono arrivato in teatro per caso, era fondamenta­le trovare un impiego». A chi gli chiede se immagina la sua vita qui in teatro risponde: «In questi anni svegliarmi al mattino per andare a lavorare è sempre stato un immenso piacere. E finché sarà così questa sarà la mia vita. Senza contare che culturalme­nte posso dire che il teatro mi ha salvato. Respirarne l’aria mi ha cambiato». Walter ha 32 anni, è cresciuto in un quartiere di periferia: «Non sapevo che mi mancasse questo ossigeno. Il teatro ha fatto nascere in me la voglia di ricerca». Ha fatto la maschera come molti studenti, «ma ho continuato mentre andavo all’università e quasi per caso mi sono ritrovato sul palcosceni­co a montare le luci. Un lavoro che richiede pazienza e precisione e che mi ha preso, perché sono un tipo pratico». Mille aneddoti da raccontare ma indimentic­abile è il faccia a faccia con Mike Bongiorno. «Ero ancora maschera, avevo capelli lunghi, riccioli e indomabili. Accanto a me c’era un mio amico, maschera anche lui, ma pelato. Arriva Mike, ci guarda dritto negli occhi ed esclama con il suo sorrisetto ironico: “Chi tutto e chi niente”». Ironizza a sua volta sui «tempi lunghi» della sua laurea: «Ci ho messo un po’ a finire l’università ma non volevo mollare. E credo che un ingegnere in teatro possa servire, oggi vedo le cose con occhi diversi».

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A sinistra: la mantovana Mariagrazi­a Marchesini (26 anni), restauratr­ice al Teatro Grande di Brescia, dove sono in corso lavori per ripristina­re le decorazion­i settecente­sche. A destra: il bresciano Walter Ballini (32 anni), tecnico delle luci, che si...
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