Corriere della Sera - La Lettura
Gli occhi di Shirin Neshat
Due tende rosse svelano il corpo di una donna. Sta per entrare in scena, pronta a cantare versi d’amore: «Sei la mia vita/ I tuoi occhi mi riportano ai giorni andati/ Mi hanno insegnato a pentirmi per il passato e le sue ferite». La donna impersona un mito del mondo arabo, Oum Kulthum (1900-1975), considerata l’apoteosi del tarab, termine intraducibile della lingua araba, che designa uno stato d’estasi provocato dalla musica. E il testo che pubblichiamo in copertina è quello della sua canzone più celebre, Enta Omri, «Sei la mia vita». La grande artista iraniana Shirin Neshat (Qazvin, 1957), da sempre esplora i conflitti e le difficili condizioni delle donne nel mondo islamico. Ora la realtà femminile, con i suoi drammi, le sue battaglie e la sua drammatica bellezza, ritorna al centro della sua ricerca attraverso la figura della leggendaria cantante egiziana, la cui storia è raccontata in un film, Looking for Oum Kulthum, presente alle Giornate degli Autori, al Festival di Venezia. Neshat, videoartista, fotografa e regista, famosa per i suoi ritratti di corpi di donne ricoperti da scritte in calligrafia persiana, è una delle artiste che più e meglio interpretano un’idea di libertà e di coraggio contro ogni oppressione. È come se Shirin Neshat, insieme a tutte le donne del mondo islamico, ci cantasse il potere dell’amore e con esso la lotta per un riscatto e una rinascita: «I tuoi occhi mi hanno insegnato a pentirmi per il passato e le sue ferite». (