Corriere della Sera - La Lettura

Rat-Man, l’ultimo viaggio di un uomo qualunque

L’incontro Leonardo Ortolani, laurea in Geologia, è il creatore di un fumetto di culto che chiuderà il 28 settembre. Il suo protagonis­ta è un supereroe senza superpoter­i. Lui, però, continua a disegnare, disegnare, disegnare. Un’avventura tra le stelle. E

- Di FABIO GENOVESI

Un supereroe con le orecchie da topo e nessun superpoter­e, che non spicca per forza e coraggio né tantomeno per intelligen­za, difficilme­nte è destinato ad andare lontano. Ma le cose cambiano se l’autore è Leo Ortolani, e il superpoter­e che manca al suo personaggi­o ce l’ha lui: un talento clamoroso e incandesce­nte che intorno a Rat-Man ha creato un’incredibil­e epopea lunga ormai quasi tre decenni, spadronegg­iando in edicola con Rat-Man Collection e addirittur­a due serie di ristampe — proprio come Tex — più vari volumi speciali che arricchisc­ono il suo universo sfolgorant­e e appassiona­no generazion­i di fanatici lettori.

Perché Ortolani sa prenderti come riesce solo ai grandi, buttandoti dentro un vortice che è comico e insieme tanto altro, con momenti di intensità spiazzante, frasi mascherate da semplici battute ma così profonde e intelligen­ti che a volte non sai se scoppiare a ridere o fartele tatuare subito addosso.

Ma da ogni superpoter­e, come insegna la risaputa lezione dell’Uomo Ragno, derivano grandi responsabi­lità, e quella di Ortolani è stendere sulla carta la marea incessante del suo talento, senza sosta per quasi trent’anni da quando ne aveva appena ventidue.

Almeno fino a questo giugno, quando ha disegnato l’ultimo numero di RatMan (che uscirà giovedì 28 settembre) e pregustava un’estate finalmente libera, una vera vacanza da trascorrer­e sulla riva del Mar Ligure. Invece per passarci una mezza giornata devo raggiunger­lo nel suo ritiro in cima agli Appennini emiliani, e anche se siamo a fine estate Ortolani è bianco come un fantasma albino. Ci sediamo in giardino, che secondo me un po’ d’aria fresca gli fa bene, e gli chiedo cos’è successo.

«Non lo so. A giugno ho disegnato l’ultimo numero di “Rat-Man”, il 122».

All’inizio avevi detto che l’avresti chiuso col 100.

«Sì, ma quella era una sparata delirante. L’avevo detto quando stavo al numero 7, a quel tempo cento numeri mi sembravano un’enormità».

E invece non ti sono bastati.

«Eh no, dovevo chiudere tutte le linee narrative, intorno a Rat-Man ormai ruota una dozzina di personaggi e tutti meritavano una degna chiusura. Ce l’ho fatta, ho disegnato le ultime tavole e mi aspettava un’estate come quella dopo la maturità, tutta vuota per fare tante cose».

Che tipo di cose?

«Niente di speciale. Magari cambiare le lampadine nello studio, sono due anni che sono bruciate, ormai se cerco qualcosa là dentro devo farlo prima delle tre del pomeriggio, sennò è immerso nelle tenebre. E poi un po’ di ginnastica per rimettermi in sesto, sistemare la roba in cantina, comprarmi un paio di scarpe, dedicare più tempo a mia moglie Caterina e alle “belve”, le mie figlie. Gli anni passano senza che ce ne accorgiamo, ogni tanto alzi la testa e ti stupisci di tut- to quello che è successo intorno. Ma io la testa non la alzo mai, comincio un lavoro e sono ossessiona­to dalla fine. Già all’inizio delle avventure di Rat-Man pensavo al giorno in cui le avrei concluse. È come quando guido: non riesco ad andare piano, a godermi il panorama, non prendo stradine secondarie per curiosità, insomma non mi godo il viaggio. Parto col pensiero fisso di arrivare a destinazio­ne. In questi anni ho incrociato posti stupendi e persone magnifiche ma me li sono goduti poco perché stavo aggrappato al volante e tiravo dritto a scrivere e disegnare avventura dopo avventura. Per fortuna con me c’è Andrea Plazzi, che cura le mie storie ed è molto diverso. Lui è uno che va calmo, un affabulato­re, quando parla divaga per ore senza mai arrivare al punto, e in auto prende mille deviazioni, magari in cerca di un ristorante da svuotare. Per come sono fatto io si parte e si arriva, nel mio modo di lavorare non esistono soste all’autogrill. Da quando ho iniziato a disegnare, la mia vita è come una lunga autostrada dove guido a tutta velocità per arrivare in fondo».

E quando è cominciata?

«Quando ero piccolo, il mio primo fumetto l’ho disegnato a quattro anni. Ho preso un foglio di quaderno e l’ho diviso in riquadri che erano le vignette, e mi sono inventato la storia di Paperino e Paperone su una barchetta che dovevano arri-

«Io sono l’uomo medio e mi riconosco in quel che fa, nelle ingenuità, nel ricorrere a profonde perle di saggezza, per poi smentirsi immediatam­ente. L’entusiasmo tipico di chi non ha la minima idea di quel che sta facendo»

vare su un’isola, ma il mare era pieno di dinosauri». Bello! E come finisce?

«Arrivano sull’isola».

Evviva. E anche tu con l’ultimo numero di «Rat-Man» pensavi di essere arrivato, invece mi sembra che tu stia correndo più forte di prima.

«Proprio così. Mentre chiudevo l’ultimo episodio mi hanno chiamato dall’Agenzia spaziale italiana e mi hanno proposto una grande storia legata all’esplorazio­ne dello spazio e alla terza missione di Paolo Nespoli sulla Stazione spaziale internazio­nale. Ci ho pensato due secondi netti, poi ho detto sì. E invece delle vacanze, ho cominciato a creare un’avventura gigante di 247 pagine, una grande storia a fumetti, o una graphic novel». Che differenza c’è?

«La copertina: se è di cartone normale è un fumetto, se è di cartone rigido è una graphic novel». Capisco.

«In ogni caso è un lavoro enorme, e per niente facile. All’inizio avevo paura di non essere in grado di disegnarlo, di non essere abbastanza bravo. Racconto cos’è la stazione spaziale, che cosa fanno gli astronauti lassù, e la storia delle conquiste spaziali. Il tutto dentro un’avventura dove Nespoli sale alla stazione spaziale insieme a Rat-Man e a una cagnetta di nome Laika (abbreviazi­one di LaikaVirgi­n), per dimostrare che si tratta di un viaggio alla portata di chiunque. Insomma, come dice il titolo, “C’è spazio per tutti”. Solo che, come sempre, quando c’è di mezzo Rat-Man cominciano a succedere cose a caso».

E così, per raccontare tutte queste cose, eccoti ancora chiuso in casa a disegnare. In compenso però Rat-Man viaggia tantissimo.

«Lui sì, più di tutti! Nespoli ha portato con sé la preview e la copertina del libro, Rat-Man è il primo fumetto ad andare nello spazio! Insomma, io sono il Neil Armstrong dei fumettisti! Speriamo che si ricordi di farlo vedere in video, che io al bar non ci vado mai, ma quel giorno giuro che comincerò, per vantarmi e offrire da bere a tutti. È una meraviglia, ci penso e mi sembra una cosa impossibil­e».

A proposito di cose impossibil­i: come si fa a creare un supereroe senza alcun superpoter­e, e far innamorare generazion­i di lettori?

«Non lo so. Forse il fatto è che RatMan è l’uomo qualunque, anzi sta un gradino sotto. Io sono l’uomo medio e mi riconosco in quel che fa, i suoi entusiasmi improvvisi, le ingenuità, il suo ricorrere a profonde perle di saggezza, per poi fare qualcosa che le smentisce immediatam­ente. L’entusiasmo tipico di chi non ha la minima idea di quel che sta facendo, le sparate di chi apre bocca senza avere un pensiero dietro. Capita a tutti, a me moltissimo. Anche il giorno che ho conosciuto Nespoli. Lui mi fa: “Mi dicono spesso che assomiglio a un personaggi­o famoso”, e io, siccome lo stavo pensando dal primo momento, urlo al volo: “È vero! Sei uguale a Gandalf senza barba!”. E lui, serissimo: “Veramente mi dicono che somiglio a Patrick Swayze”. Segue un lungo, vergognoso silenzio».

Eppure un personaggi­o così improbabil­e ha riempito la vita di tanti lettor i . Un a fr a s e ch e se n t o sp e s s o è : «Quando stavo al liceo, Rat-Man mi ha salvato la vita». Chissà quante volte te l’hanno detto.

«In effetti sì, moltissime. Non so come sia possibile, ma me lo dicono. Forse perché il suo esempio dà speranza: se pure lui riesce a fare qualcosa nella vita, allora possiamo riuscirci tutti». E tu, al liceo, chi avevi a salvarti la vita?

«Io Silvester Stallone. Con Rocky soprattutt­o. Per esempio c’è stato un anno che andavo malissimo in matematica, ogni giorno andavo volontario alle interrogaz­ioni e prendevo sempre dei brutti voti. Ma tornavo al banco e mi dicevo: “Non fa male, non fa male”, e come Rocky mi rialzavo per il round successivo e il prossimo votaccio. Alla fine però ce l’ho fatta, ho pure preso 7 alla maturità. Ma tutta l’opera di Stallone mi esalta. Il film che attendo con più ansia in questo momento è Creed 2, dove il figlio di Apollo sfiderà Ivan Drago. Non vedo l’ora che esca, spero di avere il tempo per guardarlo prima di diventare anziano!».

Gli anziani popolano spesso le tue storie, e sono sempre indimentic­abili.

«Gli anziani sono favolosi, sono proprio come Rat-Man, sono sicuri di quel che pensano, non cambiano idea e devono andare dritti fino in fondo. Ma non è un discorso di età, non importa quanti anni hai, secondo me lo puoi essere a tutte le età, sei anziano quando tutti ti stanno sulle palle. Le mie figlie a volte litigano come i vecchi, per cose piccole che non importano a nessuno, e vanno avanti così per ore. Quando ti costruisci un mondo ristretto e fatto solo di certezze e il resto non ti importa, ecco che sei anziano. Io di certezze non ne ho mai. Sulle cose importanti della vita non mi è concesso di averne, e le piccole certezze non mi interessan­o».

Però sei certo che dopo «C’è spazio per tutti» finalmente staccherai, e avrai tanto tempo libero.

«Sì, è vero! Tu ci scherzi, lo so, ma è vero! Tra poco finisco questo libro e mi prendo tanto tempo tutto per me. Sarà così, mi aspetta un inverno di vacanza».

Però lo dicevi anche di quest’estate che sta finendo.

«Sì, ma stavolta è vero! Anche se in effetti ho un sacco di progetti in mente, una parodia di “Playboy”, poi un libro tutto dedicato a uno dei comprimari di Rat-Man, Cinzia Otherside. E tante altre storie che non ti aspetti, per esempio...».

E mentre va avanti a raccontarm­i di queste nuove clamorose avventure che già gli sbocciano in testa, delle luccicanti catene che lo terranno prigionier­o alla scrivania per chissà quanto ancora, un luccichio più forte gli si accende negli occhi. È l’entusiasmo, la voglia, le grandi responsabi­lità che viaggiano insieme al superpoter­e del suo talento, tutte strette a bordo dell’auto di Leo Ortolani che romba a massima velocità sull’autostrada. Puntando al prossimo autogrill, ma un attimo prima dell’uscita pesterà sull’accelerato­re e tirerà dritto ancora una volta. Lo sappiamo tutti, e in qualche modo forse lo sa anche lui, in questo pomeriggio sperso in cima ai monti, a un passo dalla scrivania che già lo reclama.

Ma adesso non ha tempo per pensarci, deve solo stringere forte il volante e correre sulle pagine, lasciandos­i dietro la sua meraviglio­sa scia d’inchiostro. E forse lui non si volta nemmeno a guardarla, ma noi restiamo qui e la seguiamo emozionati, poi alziamo gli occhi pieni di bellezza e lo cerchiamo per dirgli grazie.

Ma Ortolani è già sparito all’orizzonte, verso nuove mirabolant­i avventure.

«Già all’inizio delle avventure di Rat-Man pensavo al giorno in cui le avrei concluse. È come quando guido: non riesco ad andare piano, a osservare il panorama, insomma non mi godo il viaggio. Parto con il pensiero fisso di arrivare a destinazio­ne »

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Leonardo Ortolani (Pisa, 1967), una laurea in Scienze geologiche, è vissuto a Parma dove ancora abita. Esordisce con Rat-Man nel 1989 su «Spot», supplement­o de «L’Eternauta». Questo gli vale il premio come miglior sceneggiat­ore esordiente a Lucca...

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