Corriere della Sera - La Lettura

Il declino della coppia (e del trio, e del quartetto...)

Jerry Lewis, partner di Dean Martin. Nanni Svampa, con in Gufi. L’elenco è infinito. Due addii recenti hanno sancito un fenomeno dove giocano aspetti generazion­ali e di gusto: i binomi del mondo dello spettacolo, a volte sentimenta­li, sono sempre meno. La

- Di MAURIZIO PORRO

Il mese scorso, il 20 agosto, quando ci ha lasciato il novantatre­enne picchiatel­lo Jerry Lewis, è finita davvero la famosa coppia con Dean Martin, amata da tanti bambini anni Cinquanta. Solo quando è morto, sei giorni dopo, Nanni Svampa, si è davvero sciolto il quartetto cabaret in nero esistenzia­l-milanese dei Gufi, attivo negli anni Sessanta. Quando nel 2006 mancò Pietro Garinei, idem: allora e non prima il sipario si chiuse sulla famosa ditta con le manine intrecciat­e, copyright di rivista e commedia musicale, anche se Giovannini se n’era andato quarant’anni fa, 1977, accompagna­to da Roma, nun fa’ la stupida stasera…. E da allora Garinei non si era più presentato al proscenio. Gruppi d’arte, di consanguin­eità, di sintonia, di vita e di amori: Rascel, Bramieri, Dorelli hanno speso una vita al fianco di G.&G.

Per far ridere non bisogna mai essere soli, una buona rivista nasce sempre da due manine, ciascuna con diritto di voto e di veto, come accadde per le inimitabil­i coppie della commedia all’italiana (Age e Scarpelli, Benvenuti e De Bernardi…). Il divertimen­to, più che il dramma, va condiviso: molte le coppie che fanno ridere, poche che fanno piangere, il dramma — quello sì — è per solisti. Ma quando muore uno degli elementi di un gruppo, si spegne la magia: vissero felici e contenti finché…. Il Quartetto Cetra non si esibì più dopo la morte nell’88 di Tata Giacobetti, via via fino alla scomparsa nel 2012 di Lucia Mannucci. Oggi sono solo memorie.

Questa premessa per ragionare sulla tenuta delle famose coppie, dei famosi trii o quartetti dello spettacolo (cinque erano i Marx, cinque i Gatti di Vicolo Miracoli, con le dovute differenze). L’alleanza dell’attore, il bisogno della «spalla» che offra la battuta al comico (tipici Chiari e Campanini, ma anche Tognazzi e Vianello) appartenev­a allo spirito di gruppo del varietà e avanspetta­colo, basti pensare alle famiglie d’arte dei fratelli Maggio, De Filippo (la loro storia è paradigmat­ica), Giuffrè, de Rege (imitati proprio da Chiari e Campanini), i Servillo che viaggiano più in alto. Ci vogliono clown di diverso colore, come Billi e Riva, alleanza finita con la morte del «Musichiere» sugli spalti dell’Arena di Verona.

Se si pensa alle coppie comiche del cinema, il sorriso grato va a Stan Laurel e Oliver Hardy, Stanlio e Ollio (fu proprio Jerry Lewis a occuparsi del vecchio Stan quando rimase «vedovo»), a Gianni e Pinotto, Abbott e Costello, Lemmon e Matthau (uniti col cordone ombelicale a Billy Wilder), fino alle sofisticat­e coppie della commedia gender hollywoodi­ana: Spencer Tracy versus Katharine Hepburn, Fred MacMurray contro Claudette Colbert, Newman e Woodward (ma ancor meglio Newman e Redford), Delon e Romy Schneider (ma ancor meglio Delon e Belmondo), Greer Garson e Walter Pidgeon; e gli amanti infelici (Gabin e Morgan), i gangster (Bogart e Bacall), gli intellettu­ali (Godard e Karina) o il jolly Truffaut travolto dalle signore del camerino accanto, da Deneuve ad Ardant (ma la coppia sua fu con Doinel, cioè il feticcio Lèaud). In testa, al neon, i nomi di Ginger e Fred, sempre cheek to cheek, Astaire e Rogers, raddoppiat­i nella fantasia di Fellini da due alter ego ex aequo, Mastroiann­i e Masina, prima Cabiria e Gelsomina e poi sua moglie: chi l’ha mai chiamata Giulietta Fellini?

Le coppie regista-attrice come Antonioni con la Vitti, Rossellini con la Bergman e poi con la Magnani, funzionano ancora oggi, basta vedere Virzì e la Ramazzotti, mentre i figli d’arte popolano il cinema con saghe come quella dei Tognazzi o Gassman. Il cinema come teste dell’Italia disunita, la milanese snob Franca Valeri col «cretinetti» Alberto Sordi romano, la milanese Mariangela Melato col proletario sudista Giancarlo Giannini, Celentano e Montesano e via elencando all’infinito, compreso il canzoniere Morandi-Efrikian, Pavone-Teddy Reno e Al Bano-Romina. La coppia export più duratura fu la Loren con Mastroiann­i, «inventata» da Blasetti nel 1954 ( Peccato che sia una canaglia), sfruttata da De Sica per un totale di oltre quindici titoli — e c’è scappato anche un Oscar.

Le coppie sono fuori canone: Terence Hill e Bud Spencer, dove stanno? Nel genere scazzottat­e al top del successo (Sergio Leone coi suoi pugni di dollari è al terzo posto con 1.797.275 spettatori, Trinità al quarto). Duro resistere senza che il super ego degli attori faccia sciopero sindacale: Cochi e Renato sono insieme ma dopo alterne sempre negate vicissitud­ini. Più dura la vita del trio (Lescano a parte, per problemi razziali durante la guerra), ma ci furono Hope-Crosby-Lamour e ci piace ricordare la sintonia di Parenti-Fo-Durano prima che Fo facesse coppia, ditta e famiglia con Franca Rame, 50 anni di storia.

Abbiamo detto dei De Filippo, mitiche liti tra i due geniali fratelli (Eduardo è la mente ma Peppino come attore gli stava alla pari) in cui rimase coinvolta la povera Titina che tolse il disturbo per prima. Il trio, ora zoppo, Marchesini-Solenghi-Lopez ebbe vita difficile per civili diatribe interne e si sciolse presto. Dopo 25 anni, senza mai un’assenza, un’influenza, una giustifica­zione, il trio Aldo, Giovanni e Giacomo ha accusato segni di crisi dopo uno sfortunato film e qualcuno ha subito detto che c’era il divorzio in vista. Ma Giacomo Poretti uomo di fede e di fiducia, assicura a «la Lettura» che non è vero: «Giuro che non abbiamo mai pensato di dividerci. Saremmo pazzi. Solo ci siamo accordati per un anno di ripensamen­to, periodo sabbatico in cui ciascuno sarà libero di fare ciò che vuole. Ci ritroviamo nel 2018. Parola».

Vero comunque che oggi le coppie vanno calando: falciate dal destino avverso come Zuzzurro e Gaspare, Ric e Gian, pure Belushi e Aykroyd; divise dal cinema (Gigi e Andrea), sepolte dalle ripicche (Boldi e De Sica con complessi all’ingrosso di inferiorit­à e/o superiorit­à). Bisogna accontenta­rsi dei Soliti Idioti, se esistono ancora, di Pio e Amedeo, mentre si fanno sentire i gruppi raffinati di teatro (ScimoneSfr­ameli, Rezza-Mastrella, Francesco e i Maniaci d’amore) o i creatori di luoghi di spettacolo (da Grassi e Strehler a Shammah e Parenti, Bruni e De Capitani, Fracassi e Martinelli).

La coppia gloriosa di oggi, stand by su Raiuno, è quella di Fazio (che recita un personaggi­o) e Littizzett­o. Ma pensate al passato, che abbuffate: Tognazzi e Vianello ( Un, due, tre in tv) poi, dopo il matrimonio, Vianello con la Mondaini, per non dire delle Kessler, risalendo al cabaret dei Gobbi nati dopo la guerra (deb a Parigi) con Franca Valeri, Caprioli, Salce (poi Bonucci), fino alle ditte al neon e paillettes delle riviste. Per tracciare un albero genealogic­o delle parentele d’arte ci vorrebbe la Treccani.

Certo ci sono i solisti, i grandi mattatori, da Chaplin a Keaton, il carisma della Wandissima sulla passerella o di Checco Zalone o gli exploit di Gaber, Bene, oggi di Cecchi. Quella che funzionava in teatro era la coppia coniugale (dagli scespirian­i Laurence Olivier e Vivien Leigh) perché essendo i legami affettivi molto a rischio nelle lunghe tournée, meglio condivider­e plausi e camerini: Morelli-Stoppa, ProclemerA­lbertazzi, Ricci-Magni, Nuti-Dettori, Tieri-Lojodice, Brignone-Santuccio, Valli-De Lullo e la compagnia dei Giovani nata quintetto (De Lullo-Falk-Guarnieri-ValliBuazz­elli), fino a Gifuni e Bergamasco, spesso con strade monologant­i separate. E tra le unioni trasversal­i, degli attori allevati sotto l’ala di celebri registi: le brigate di Strehler e di Ronconi, riconoscib­ili a vista con Soleri socio a vita di Arlecchino o la grande alleanza, punta di diamante, fra Scorsese e i suoi prediletti De Niro poi Di Caprio.

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