Corriere della Sera - La Lettura
Al teatro romano o per Gigi D’Alessio le mie acrobazie con l’orecchio
Il ventiquattrenne Erik Cecchi lavora dal 2010. È tecnico audio per la società «Audioluci» e ha trascorso l’estate a risolvere problemi in un luogo all’aperto come il teatro romano di Aosta. Naturalmente è spesso impegnato anche in spazi al chiuso. Il suo lavoro? «Partiamo da un impianto fisso, che io devo tarare e gestire per ogni singola compagnia e anche per le proiezioni di film». La tipologia di spettacolo più complessa? «I concerti dal vivo — risponde — anche perché la prima cosa da fare ogni sera è sonorizzare la platea all’aperto senza disturbare il vicinato. Devo perfino studiare l’inclinazione e non solo il posizionamento dell’impianto audio. Le prove tecniche finali le affronto con microfoni di misurazione e software ad hoc ». Ma non basta un orecchio professionale? «No, la tecnologia serve, eccome. Dopo ore di lavoro, rischio di avere un ascolto stanco. Alcuni rilievi e dati finiscono in ben due uffici regionali dove vengono analizzati e archiviati». Poi, si arriva finalmente alla sera del concerto. «Se sono due o tre microfoni da sistemare, ok ma con un’orchestra di quaranta elementi il discorso si complica, soprattutto all’aperto. Non c’è una parete. Nessun muro, salvo quelli delle case vicine. E tanto meno c’è una “scatola acustica” sul palco, che aiuterebbe». Insomma, ci vuole orecchio. Ma a Erik Cecchi occorre anche molta pazienza. «Come in un concerto di Capodanno, anni fa. In pochi minuti ho dovuto risolvere quanto mi chiedeva un artista del calibro di Gigi D’Alessio, badando anche ai tempi della diretta tv. E, tanto per cambiare, eravamo all’aperto, in una piazza, anche allora».