Corriere della Sera - La Lettura
Poeti + artisti + economisti «Insieme per abbattere i muri del Mediterri-amo »
Dialoghi Il regista Maurizio Scaparro promuove un progetto lungo tre tappe — Roma, Firenze, Venezia — a favore dell’incontro tra le civiltà del mare (con un gioco di parole sul nome). Partecipa Almar’à, orchestra italiana composta da musiciste arabe
«Sognavamo la nascita di un’Europa della cultura. Ci ritroviamo quella delle banche e delle barche affollate da un’umanità disperata. Ripartiamo dalla forza del Mediterraneo, culla della civilità». Maurizio Scaparro ha sempre avuto occhi e orecchie rivolti al Mare Nostrum, dal quale adesso riparte con un nuovo progetto. «L’idea è nata la sera del 13 novembre 2015 — racconta il regista a "la Lettura" — quando guardavo sgomento in tv la tragedia degli attentati di Parigi. Avevo in programma un incontro pubblico nella capitale francese con il poeta siriano Adonis per parlare di “dialogo” nel Mediterraneo. L’incontro venne ovviamente annullato, lasciando in me un profondo senso di impotenza. Per reagire ho deciso di riunire in una serie di incontri ed eventi, artisti, poeti, economisti, politici, istituzioni per riaffermare la necessità di esprimersi contro l’odio, l’intolleranza, i muri e i reticolati che tornano a dividere l’Europa».
S’intitola Mediterri-amo il progetto itinerante, prodotto dalla Onni in collaborazione con l’Unhcr (l’agenzia Onu per i rifugiati), che coinvolge Roma, Firenze, Venezia dal 27 settembre al 5 dicembre: viaggio in tre tappe attraverso l’Italia, meta di migranti, raccontando le storie e riportando in primo piano la cultura, le persone, per restituire umanità e dignità a sogni, linguaggi ed esistenze spesso ridotte a semplici numeri statistici che riempiono la cronaca quotidiana.
Si parte dalla capitale, Casa del cinema, dove oltre a un convegno dedicato al «nuovo vivere civile», cui partecipano tra gli altri la scrittrice italiana di origini somale Igiaba Scego, la portavoce Unhcr, Carlotta Sami, e il delegato dell’Unhcr per il Sud Europa, Stephane Jaquemet, si terrà un laboratorio di immagini e parole per bambini, Clara la rinoceronte. «Prende spunto dal racconto di Scego, Prestami le ali — spiega Scaparro — che narra la sto- ria vera di Clara, una rinoceronte indiana portata in giro, come attrazione esotica, per le capitali europee alla metà del XVIII. Lo scopo è di condurre i bambini a ragionare, in modo giocoso, sulla diversità, il razzismo, i pregiudizi, le disuguaglianze sociali». Aggiunge Sami: «Quest’anno 2.421 persone sono morte o disperse. In assenza di vie legali, i migranti ricorrono a trafficanti e reti criminali. È fondamentale garantire canali sicuri per l’Europa».
Al Teatro della Pergola di Firenze il 12 ottobre un omaggio a Giorgio La Pira, in occasione dei 40 anni dalla sua scomparsa: «Lo storico sindaco fiorentino — spiega Scaparro — già negli anni Cinquanta, con i suoi Dialoghi del Mediterraneo, aveva colto in pieno il ruolo geopolitico dello “spazio mediterraneo” come snodo della pace mondiale. La Pira coniugava la cultura con la politica, un esercizio raro oggigiorno».
Sullo stesso palcoscenico, il 13 ottobre una serata evento, introdotta da testimonianze di rifugiati e contributi video, coinvolgerà tra gli altri, con parole e musica, Eugenio Bennato, Nicole Grimaudo, Peppe Servillo, Alessandro Preziosi, l’Orchestra di Piazza Vittorio, i Solis String Quartet e l’Orchestra Almar’à, prima orchestra italiana (fiorentina) composta esclusivamente da musiciste arabe e nata nel luglio scorso: «Siamo solo donne del Mediterraneo — dice la cantante Nadia Emam, egiziana da parte di padre, siciliana da parte di madre — e tra noi c’è chi viene da Tunisia, Algeria, Marocco, Siria... Cantiamo in arabo per condividere un’apertura verso il mondo europeo, trasmettendo la nostra musica, qui poco conosciuta». È una giovane donna solare, Nadia, perfettamente integrata: «Gli immigrati possono avere dei problemi, io mi sono trovata subito a mio agio: la mia è una famiglia molto aperta. Sono musulmana per tradizione familiare, non frequento la moschea e non porto il velo: nessuna di noi, nell’orchestra, ha la testa coperta e ci comportiamo come tutte le ragazze della nostra età». Di questi tempi, però, affermare di essere musulmani può suscitare qualche diffidenza. «Purtroppo sì — ammette —e a volte ho paura di dirlo, vengo subito scrutata in modo strano. Inutile negare che l’islam è collegato ai terribili attentati dell’Isis. Quando dico il mio nome, Nadia, che è sia italiano sia arabo, tutto ok; se aggiungo il cognome i miei interlocutori rizzano le orecchie. Figuriamoci se indossassi il velo!». E qui la musicista aggiunge una riflessione sul mondo arabo: «È maschilista: all’uomo è permesso tutto, la donna è sottomessa. Nella nostra orchestra siamo libere».
Il viaggio si conclude il 5 dicembre a Venezia, Ateneo Veneto, con un incontro sulla drammaturgia di William Shakespeare. «Quante volte il Bardo — si chiede Scaparro che nella prossima stagione mette in scena La tempesta con Pino Micol nel ruolo di Prospero — si è ispirato al Mediterraneo? La presenza ricorrente di questo mare nelle sue opere dette persino luogo alla disputa, tuttora aperta, sulla sua vera identità: inglese o addirittura siciliano? Certamente il mare evocato nei suoi testi è sempre il Mediterraneo». Così come lo è sempre stato nell’attività di Scaparro come regista ( Memorie di Adriano con Giorgio Albertazzi, imperatore mediterraneo per eccellenza) e come direttore della Biennale di Venezia, quando nel 1980 utilizzò il Teatro del Mondo di Aldo Rossi, edificio galleggiante ancorato alla Punta della Dogana, come luogo di rappresentazioni per poi lasciarlo andare lungo l’Adriatico, fino a Dubrovnik: «Fu una crociera teatral-marinara. Oggi dobbiamo chiederci se questo mare può continuare a essere luogo privilegiato o paradiso perduto. Voltando le spalle al Mediterraneo, l’Italia e l’Europa taglierebbero i ponti con le loro radici. Il mio è un appello al senso civile del vivere insieme».