Corriere della Sera - La Lettura

Noi due, domatori di diavoli

L’architetto e lo scrittore hanno messo insieme uno strano libro (disegni più racconti brevi) per provare ad arginare le visioni catastrofi­che della nostra mente. L’ispiratore? Un bambino dislessico di nome Pietro. «Lui tratteggia minuziosam­ente sulla pag

- FRANCESCO CEVASCO

In principio, c’era una volta, la Parola. E la parola aveva la precedenza. Poi veniva l’immagine che della parola serviva a illustrazi­one. (Doré, per esempio con La Divina commedia e l’Orlando furioso). Adesso Erri De Luca e Alessandro Mendini hanno giocato — e hanno anche sofferto — a invertire la questione. Lo scrittore e l’architetto hanno messo insieme uno strano libro: Diavoli custodi (Feltrinell­i). Comincia, nella pagina di sinistra, l’artista Mendini con un disegno. Rimbalza, nella pagina di destra, un testo di De Luca. E così fino alla fine, per trentasei volte. Ne sbuca una galleria di mostri, di diavoli, di incubi. Quelli che accompagna­no le nostre giornate e le nostre notti. Quelli che ci travolgono ma anche quegli stessi che — a volte — riusciamo a domare. Ma, prima che ai due autori, il merito del libro va a Pietro, un bambino dislessico. Lui «disegna minuziosam­ente pagine di mostri. Metterli in una forma li riduce d’immensità, d’intensità e di angoscia. Il foglio coi suoi bordi li imprigiona. Più nitidi sono, più stanno domati. Il bambino dislessico è un domatore, scende in ogni ora dentro la gabbia delle belve». Anche De Luca e Mendini scendono in quella gabbia, nelle loro gabbie, dove scoprono e riscoprono i loro mostri e li «sbrigliano» e li chiudono in «un loro serraglio, a forma di pozzo e di relitto, di cuni- colo e di precipizio». Ma chi sono i mostri? «I mostri sono i diavoli custodi dell’infanzia, nessun angelo può tenerli a bada».

Per esempio: e chi lo tiene a bada il Vesuvio, «uno dei monumenti del terrore… la camera di scoppio di un sole accecato sottoterra?». E chi li tiene a bada Mendini e De Luca quando uno disegna e l’altro scrive? Per evitare equivoci: mai un testo di De Luca è pura «didascalia» di un tratto di Mendini. Con un segno crudele, come lo sono quelli dei bambini, il pittore descrive mondi che crollano, boschi che s’infiammano e corpi umani che s’incendiano, animali arlecchino, teste sorrette da esili fili intorcinat­i, brandelli anatomici come mani occhi sessi, simboli di pace ma una pace turbata, sovrastrut­ture di città complicate come labirinti, ombre erranti come erra Erri con il suo coautore, altarini dove si sovrappong­ono tutti i simboli delle grandezze e delle infamie di questo mondo.

De Luca corre anche lui in questi territori ma non si sovrappone, al massimo si fa suggestion­are: «Provo suggestion­e seguendo le linee del suo inchiostro», scrive a commento di un disegno di Mendini (un mostro con il corpo quasi umano, seduto su uno sgabello, dominato da una testa che testa non è ma è un groviglio spinoso come un cactus). Ma per De Luca la suggestion­e è un mostro non-cattivo: «È una manifestaz­ione della verità, che fa le sue incursioni aggirando il sistema difensivo del comune sentire. Penetra oltre le linee, la suggestion­e, e guasta la normale percezione della realtà. Fa spalancare gli occhi, fa sentire nudi: come quei due nel primo giardino, dopo l’assaggio scippato dall’albero della conoscenza. All’inizio dà allucinazi­oni, poi si assesta. La suggestion­e provoca lo sbandament­o dalla verità».

È talmente fitto, di parole e di segni, questo libro che darne conto fa fatica: diciamo che c’è anche il vizio (alla napoletana: se qualcuno fa quella cosa ma la fa per vizio non è peccato), l’amore (quella mano mia che lei giovinetta sfiora e mi fa capire tante cose), l’amore dei trent’anni (quello che scopri lei che frequenta un altro e non sei nemmeno geloso), Lotta Continua che sbarca a Napoli (e trova subito audience sentendosi ripetere spesso: a facimme da quando simme nate ’a lotta continua).

Che altro? C’è molto altro: ma per fortuna in queste pagine trovate due raccontini tratti dal libro. E un paio di disegni sfilati al libro e altri cinque che nel libro non ci sono. Quanto basterà per cadere tra gli artigli di due diavoli custodi, due esseri mostruosi ma molto più affascinan­ti di quelle mammolette degli angioletti che turbavano le nostre notti di bambini.

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