Corriere della Sera - La Lettura
Noi due, domatori di diavoli
L’architetto e lo scrittore hanno messo insieme uno strano libro (disegni più racconti brevi) per provare ad arginare le visioni catastrofiche della nostra mente. L’ispiratore? Un bambino dislessico di nome Pietro. «Lui tratteggia minuziosamente sulla pag
In principio, c’era una volta, la Parola. E la parola aveva la precedenza. Poi veniva l’immagine che della parola serviva a illustrazione. (Doré, per esempio con La Divina commedia e l’Orlando furioso). Adesso Erri De Luca e Alessandro Mendini hanno giocato — e hanno anche sofferto — a invertire la questione. Lo scrittore e l’architetto hanno messo insieme uno strano libro: Diavoli custodi (Feltrinelli). Comincia, nella pagina di sinistra, l’artista Mendini con un disegno. Rimbalza, nella pagina di destra, un testo di De Luca. E così fino alla fine, per trentasei volte. Ne sbuca una galleria di mostri, di diavoli, di incubi. Quelli che accompagnano le nostre giornate e le nostre notti. Quelli che ci travolgono ma anche quegli stessi che — a volte — riusciamo a domare. Ma, prima che ai due autori, il merito del libro va a Pietro, un bambino dislessico. Lui «disegna minuziosamente pagine di mostri. Metterli in una forma li riduce d’immensità, d’intensità e di angoscia. Il foglio coi suoi bordi li imprigiona. Più nitidi sono, più stanno domati. Il bambino dislessico è un domatore, scende in ogni ora dentro la gabbia delle belve». Anche De Luca e Mendini scendono in quella gabbia, nelle loro gabbie, dove scoprono e riscoprono i loro mostri e li «sbrigliano» e li chiudono in «un loro serraglio, a forma di pozzo e di relitto, di cuni- colo e di precipizio». Ma chi sono i mostri? «I mostri sono i diavoli custodi dell’infanzia, nessun angelo può tenerli a bada».
Per esempio: e chi lo tiene a bada il Vesuvio, «uno dei monumenti del terrore… la camera di scoppio di un sole accecato sottoterra?». E chi li tiene a bada Mendini e De Luca quando uno disegna e l’altro scrive? Per evitare equivoci: mai un testo di De Luca è pura «didascalia» di un tratto di Mendini. Con un segno crudele, come lo sono quelli dei bambini, il pittore descrive mondi che crollano, boschi che s’infiammano e corpi umani che s’incendiano, animali arlecchino, teste sorrette da esili fili intorcinati, brandelli anatomici come mani occhi sessi, simboli di pace ma una pace turbata, sovrastrutture di città complicate come labirinti, ombre erranti come erra Erri con il suo coautore, altarini dove si sovrappongono tutti i simboli delle grandezze e delle infamie di questo mondo.
De Luca corre anche lui in questi territori ma non si sovrappone, al massimo si fa suggestionare: «Provo suggestione seguendo le linee del suo inchiostro», scrive a commento di un disegno di Mendini (un mostro con il corpo quasi umano, seduto su uno sgabello, dominato da una testa che testa non è ma è un groviglio spinoso come un cactus). Ma per De Luca la suggestione è un mostro non-cattivo: «È una manifestazione della verità, che fa le sue incursioni aggirando il sistema difensivo del comune sentire. Penetra oltre le linee, la suggestione, e guasta la normale percezione della realtà. Fa spalancare gli occhi, fa sentire nudi: come quei due nel primo giardino, dopo l’assaggio scippato dall’albero della conoscenza. All’inizio dà allucinazioni, poi si assesta. La suggestione provoca lo sbandamento dalla verità».
È talmente fitto, di parole e di segni, questo libro che darne conto fa fatica: diciamo che c’è anche il vizio (alla napoletana: se qualcuno fa quella cosa ma la fa per vizio non è peccato), l’amore (quella mano mia che lei giovinetta sfiora e mi fa capire tante cose), l’amore dei trent’anni (quello che scopri lei che frequenta un altro e non sei nemmeno geloso), Lotta Continua che sbarca a Napoli (e trova subito audience sentendosi ripetere spesso: a facimme da quando simme nate ’a lotta continua).
Che altro? C’è molto altro: ma per fortuna in queste pagine trovate due raccontini tratti dal libro. E un paio di disegni sfilati al libro e altri cinque che nel libro non ci sono. Quanto basterà per cadere tra gli artigli di due diavoli custodi, due esseri mostruosi ma molto più affascinanti di quelle mammolette degli angioletti che turbavano le nostre notti di bambini.