Corriere della Sera - La Lettura
Per gli albori del porno niente nostalgia
«Non abbiamo girato Pretty Woman — dice David Simon — ma neanche una serie sul porno. C’interessava il momento, primi anni Settanta, in cui la pornografia smise di essere mercato sotterraneo e divenne industria milionaria. Quando il sesso, dalla strada, si sposta all’interno, con i cosiddetti saloni massaggi e live show ». Anni in cui la legge rivalutava la definizione d’indecenza: la morale stava per cambiare. Soprattutto a New York, in quella 42ª Strada tra la Broadway e l’Ottava, epicentro di vizio e corruzione, soprannominata The Deuce («due», ma anche «bordello»). Dà il titolo alla serie di Hbo in onda dal 24 ottobre su Sky Atlantic. «La Lettura» ne ha parlato con i creatori David Simon e George Pelecanos, già autori di The Wire. Com’era il porno allora, e com’è diverso oggi? PELECANOS — Per quanto squallida, era un’età ancora innocente. L’epoca di Blue Movie di Andy Warhol (1969), di Gola profonda. Molti cercavano di raccontare storie, avevano ambizioni artistiche. Boys in the Sand (1971) fu uno dei primi porno recensiti da «Variety». Molto meno volgare del porno online oggi. Influenzò pure Hollywood. Un fenomeno chiamato porno-chic. La chiamano l’età d’oro del porno. Perché finì? SIMON — Con la diffusione dei videoregistratori il piccolo schermo rimpiazzò il grande come mezzo di distribuzione principale, e il porno tornò a essere banale e a basso costo. Oggi quella Times Square non esiste più. SIMON — L’abbiamo ricostruita in un isolato sulla 164ª, disseminando spazzatura. Ci si dimentica che era un periodo lurido, che il crimine era fuori controllo. Se chiedevi come fosse andata a finire una prostituta, la risposta non era mai: ha sposato un dentista. La Times Square di oggi sarà pure una distopia formato Disney ma nostalgia di quel mondo vuol dire nostalgia per la prostituzione minorile e uomini che ammazzavano le donne per strada. I corpi erano diversi. PELECANOS — Oggi i maschi sono palestrati, le donne rifatte. Allora erano naturali. Non so quanti abbiamo dovuto rifiutare. Per non parlare dei peli artificiali: abbiamo dato grande impulso all’economia del settore.
«The Deuce» è fiction ma molte figure sono vere. SIMON — Da quello su cui è basato Vinnie (James Franco), gestore di un bar del crimine organizzato, a Candida Royalle (Maggie Gyllenhaal), attrice porno diventata regista e produttrice. La sua Femme Productions realizzava film erotici per donne e il «New York Times» scrisse nel necrologio di come avesse promosso il diritto femminile a esplorare la propria sessualità. Ma anche Marty Hodas, imprenditore dei filmini da 25 cent, che trasportava in banca bauli di monete. E c’è un riferimento a Serpico, il poliziotto contro la corruzione.
PELECANOS — È quasi tutto vero. Anche Gay Talese nello stesso periodo gestì, per farne un libro, un paio di saloni di massaggi. «The Wire» e «The Deuce»: ci sono somiglianze? SIMON — I fan di The Wire ritroveranno lo sguardo dickensiano, le considerazioni sul capitalismo. La riflessione inedita, in The Deuce, è sulla misoginia rampante del periodo. Un regista mi disse che prima regola del porno è non mostrare mai i volti degli uomini, perché interferisce con le fantasie dell’utente maschio. Metafora perfetta. Per questo abbiamo arruolato molte sceneggiatrici, come la scrittrice Megan Abbott e la regista Michelle MacLaren.