Corriere della Sera - La Lettura

ROMA METICCIA, CHE DISDETTA

- Di ANTONIO CARIOTI

Un tempo l’editore antisemita Franco Freda, noto per le sue attività eversive, teorizzava il «nazimaoism­o», improbabil­e convergenz­a tra forze rivoluzion­arie di ideologia opposta. Oggi il nuovo mensile cartaceo «Il Primato Nazionale», vicino al movimento di estrema destra CasaPound, scrive che la sovranità «passa dalla canna del fucile», citando un famoso motto di Mao Zedong. Ma non è questo curioso cortocircu­ito l’elemento più significat­ivo che emerge dalla lettura della rivista, filiazione dell’omonimo sito web.

Colpisce di più l’ambivalenz­a verso il mito, caro al fascismo, dell’antica Roma. Da una parte Michael Mocci esalta la leggenda di Romolo fondatore dell’Urbe. Ma dall’altra Giovanni Damiano, deprecando sia il multicultu­ralismo sia l’assimilazi­onismo liberale, si trova un po’ in difficoltà dinanzi all’esempio di Roma, che fondò il suo impero sulla progressi- va estensione della cittadinan­za a genti diverse. Così non solo ricorda che quel processo fu lungo e conflittua­le, ma richiama le dure accuse rivolte all’imperialis­mo romano dai suoi nemici più accaniti, che ne denunciava­no la «smisurata brama di dominio e di ricchezze» mascherata da missione civilizzat­rice.

Il fatto è che ogni grande potenza è stata costruita con la forza. Ma è altrettant­o vero che nella storia le civiltà più feconde e durature, come quella romana, sono sorte dalla combinazio­ne di apporti culturali diversi, non hanno mai perseguito una purezza etnica incontamin­ata. Atene, aperta al mondo, ha lasciato un’eredità immortale; Sparta, chiusa in se stessa, non ha prodotto nulla di culturalme­nte apprezzabi­le. Un bel problema per chi soffia sul fuoco della xenofobia, ma coltiva le glorie di un impero assai meticcio.

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