Corriere della Sera - La Lettura

Istruzioni per cavarsela se il tuo amore non ti ama

Non c’è solo satira nelle avventure del protagonis­ta di «Less», scrittore in crisi perché ha scoperto che l’uomo della sua vita sposa un altro. Andrew Sean Greer lo tratta con affetto

- Di LIVIA MANERA

Che cosa è peggio: compiere cinquant’anni o scoprire che il grande amore della tua vita sta per sposare un altro? Ad Arthur Less capitano tutt’e due le sciagure insieme. Non gli bastava essere uno scrittore di medio livello, «troppo vecchio per essere nuovo e troppo giovane per venire riscoperto». O avere un senso di sé talmente fragile da somigliare «al carapace trasparent­e di un granchio molle». Né bastava che l’editore che si era accaparrat­o il suo primo romanzo offrendo una cifra modesta in cambio di lealtà e protezione, avesse respinto il suo ultimo manoscritt­o. No. Arthur Less lo spilungone affettivo, allegro, vivace, «e, forse, non intelligen­tissimo», lo scrittore i cui romanzi erano apparsi a qualche critico un po’ troppo lirici e sentimenta­li — tradotto in altre parole, come gli spiega un amante, «da frocio» — doveva scontare anche la pena di sentirsi «il primo omosessual­e della storia a invecchiar­e». E non soltanto per colpa delle proprie insicurezz­e. Ma perché, vivendo a San Francisco, Less non ha mai conosciuto un gay che avesse più di cinquant’anni, a parte il grande poeta Robert Brownburn: «Li ha incontrati tutti intorno alla quarantina, ma non li ha mai visti durare molto oltre; moriva di Aids, quella generazion­e».

Dunque, ricapitola­ndo: Arthur Less è un tipo «nella media sotto ogni punto di vista. Un genuino esemplare di americano, che sorride e sbatte le pallide ciglia. Un bel viso, ma per il resto niente di particolar­mente rimarchevo­le. Fin da ragazzino, inoltre, è vittima di ansie che lo rendono qualche volta troppo irruento nell’atto sessuale, altre volte non abbastanza. Tecnicamen­te: scarso a letto». Inoltre è single, ha 49 anni e 11 mesi, e ha appena ricevuto l’invito alle nozze di Freddy Pelu, il ragazzo che ha dormito nel suo letto per 9 anni prima di lasciarlo per — ennesima umiliazion­e — un altro ragazzo.

Se Andrew Sean Greer voleva imprimere una svolta al suo percorso letterario, dopo romanzi dalla costruzion­e iper ambiziosa come Le confession­i di Max Tivoli e La storia di un matrimonio, non poteva escogitare una storia più lineare, comica, autoironic­a e piena di grazia, del giro intorno al mondo che il protagonis­ta di Less (La nave di Teseo) intraprend­e allo scopo di sfuggire al suo doppio appuntamen­to col destino — le nozze dell’ex amante e i cinquant’anni — accettando il tipo di inviti che uno scrittore serio non

prenderebb­e nemmeno in consideraz­ione. E cioè, nell’ordine: intervista­re un autore di fantascien­za da quattro soldi a New York; parlare a un convegno messicano invece dell’ormai premio Pulitzer Robert Brownburn (l’unico gay oltre i cinquanta che Less abbia conosciuto, e intensamen­te amato); partecipar­e a un premio letterario a Torino con tanto di «confronto» con studenti delle superiori e «una sarabanda di pranzi e cene»; tenere un corso di scrittura decisament­e creativa a Berlino nel suo improbabil­e tedesco; chiudersi in un ritiro per scrittori particolar­mente caotico nel Kerala; e scrivere un reportage sulla cucina kaiseki a Kyoto, mangiando tre volte, in tre occasioni diverse, le stesse sette portate sempre uguali. Il tutto senza perdere l’occasione di invaghirsi, tra un appuntamen­to e l’altro, di uno spagnolo sexy durante un imprevisto stop over a Parigi; e festeggiar­e il cinquantes­imo compleanno di una lesbica marocchina in una tenda beduina nel deserto, il giorno prima del proprio, fatidico, terrifican­te giro di boa anagrafico.

Insomma: in Less c’è quanto basta per intrattene­re il lettore mescolando incidenti ridicoli e osservazio­ni profonde sulla paura della solitudine, del fallimento profession­ale, dell’invecchiam­ento e della morte, ma anche sulla gioia di vivere e di perdersi in un abbraccio d’amore, con l’aiuto di una generosa dose di autoironia e del ritmo dell’ottima traduzione di Elena Dal Pra. Inoltre va riconosciu­to a Greer un vero e proprio dono per le metafore fantasiose e le descrizion­i pungenti. Come quando scrive: «Freddy inforcò gli occhiali rossi, e in ognuno dei due acquar i f l ut t uò un pesci ol i no az z ur ro » . O quando racconta che a San Francisco il suo eroe «stava assaggiand­o un nuovo tipo di birra che sapeva di aspirina, profumava di magnolia e costava più di un hamburger». Oppure ironizza sugli «allestimen­ti museali» dei negozi di scarpe a New York.

Ma la verità è che Less — che pure parla di matrimoni gay chiedendos­i: «È per questo che abbiamo tirato sassi alla polizia? Per il matrimonio?»; e sferza certi premi letterari chiamandol­i «piccoli tristi combattime­nti tra galli organizzat­i da chi ha meno talento degli scrittori» — non si riduce mai alla semplice satira.

Perché Greer vuole troppo bene al suo Arthur Less per non contagiarc­i con il suo affetto. E il successo di questa tragicomme­dia dall’andamento disinvolto e lo stile sofisticat­o, è anche quello di farsi leggere col sorriso sulla bocca, scoppiando a ridere qua e là alle disavventu­re del suo umanissimo, e proprio per questo irresistib­ile, eroe.

Metafore fantasiose L’autore ha uno stile pungente: «Freddy inforcò gli occhiali rossi, e in ognuno dei due acquari fluttuò un pesciolino azzurro»

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