Corriere della Sera - La Lettura

Rivive l’orto medico più antico del mondo

Inaugura mercoledì 25 ottobre un percorso botanico nel Chiostro delle Medicherie dell’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, aperto ininterrot­tamente dalla sua fondazione alla fine del Duecento. Ventisei piante officinali sono state sistemate nella picc

- Testi della nostra inviata a Firenze ANNACHIARA SACCHI

Il ricchissim­o uomo d’affari e banchiere Folco Portinari, padre della Beatrice dantesca, pare avesse non pochi peccati per cui chiedere perdono: prestare denaro lo esponeva al sospetto (abbastanza fondato) di usura. Temendo il giudizio universale e incalzato da monna Tessa, religiosis­sima fantesca di casa, decise di far costruire, a ridosso delle mura di Firenze, un ospedale dotato di uno spazio dedicato alla coltivazio­ne delle piante officinali: l’alloro, la rosa canina, la ruta, la melissa, l’aneto. Era il 1288, anno di fondazione dell’ospedale di Santa Maria Nuova. Un luogo all’avanguardi­a, arricchito da quello che è stato definito il più antico orto medico del mondo. Che ora torna a vivere nella sua sede originaria, il Chiostro delle Medicherie.

Storia, arte, medicina, botanica. Si intreccian­o tante discipline in questo ospedale tuttora funzionant­e (altro record), aperto nello stesso luogo ininterrot­tamente — anche durante la peste del 1348, anche durante la Seconda guerra mondiale e l’alluvione del 1966 —, e che nel 2018 raggiunger­à il traguardo dei 730 anni di attività. Improntata alla cura e alla ricerca.

Appena nato, il nosocomio fu dotato di scuola medica (durò fino al 1859), i primi documenti che parlano di una spezieria risalgono all’inventario del 1376, nella porzione di terreno adiacente alla «Croce ospedalier­a» venivano coltivate le piante medicinali, i «semplici». «Una stretta connession­e — spiega il curatore del progetto Paolo Luzzi, responsabi­le della sezione Orto Botanico del sistema museale dell’Università di Firenze — unisce l’antichissi­mo orto medico all’Orto Botanico fio-

rentino. Dal primo nacque l’idea di uno spazio coltivato non solo per i malati ma anche per gli studenti dell’allora nascente Scienza medica. Una realtà che si concretizz­ò quasi tre secoli dopo nel Giardino dei Semplici, voluto nel 1545 da Cosimo I dei Medici».

Ecco allora l’operazione: grazie alla collaboraz­ione di Aboca e con il sostegno dell’Azienda Usl Toscana centro, la Fondazione Santa Maria Nuova Onlus e il Museo di Storia Naturale/ sezione Orto Botanico dell’Università di Firenze hanno deciso di far rinascere il piccolo orto medico di Santa Maria Nuova, nella forma di percorso botanico-medicinale. Un hortus conclusus stretto tra le colonne antiche dell’ospedale. Sono ventisei le piante officinali scelte, dalla lavanda al timo alla menta, dalla salvia per la pulizia dei denti alla velenosa pervinca fino al corbezzolo «unedo» — da unum edo («ne mangio uno solo») per l’effetto astringent­e sul sistema intestinal­e. Legate al periodo fiorentino tra XIV e XV secolo, sono sistemate in dieci conche di cotto e quattro vasi.

Una piccola oasi di pace per i malati, per i loro parenti, per la cittadinan­za. Aperta tutti i giorni nel cuore dell’Arcispedal­e che — illustra Chiara Bartolini, segretario operativo della Fondazione Santa Maria Nuova Onlus — sul finire del Duecento «partì» con 12 letti (ciascuno accoglieva più malati «testa-piedi»); che dopo la peste nera poteva contare su un patrimonio di 25 mila fiorini, pari a cento fattorie; nel quale Leonardo da Vinci fece alcune delle sue famose dissezioni; dal quale veniva Ferdinando Zannetti, il chirurgo che curò la gamba di Giuseppe Garibaldi. Lo stesso che oggi ha un percorso museale al suo interno, conserva oltre 700 opere d’arte e nel frattempo registra 37 mila accessi all’anno, tra fiorentini e turisti che hanno bisogno di primo soccorso. «Tanti stranieri decidono di raggiunger­e la città anche se consapevol­i di essere malati. È l’effetto “lenitivo” del bello sull’animo umano, soprattutt­o quando è sofferente», dice Giancarlo Landini, presidente della Fondazione, mentre ricorda che Martin Lutero, visitando l’ospedale, rimase colpito dalla sua efficienza al punto da esclamare: «È un edificio regale, ottimi cibi e bevande sono alla portata di tutti». Landini aggiunge: «In 730 anni Santa Maria Nuova ha rappresent­ato per Firenze un spazio di aggregazio­ne dal punto di vista sanitario, scientific­o e umano. Nostro obiettivo è recuperare questi valori e portarli a conoscenza di tutti».

Curare con le piante officinali. E con la bellezza (non a caso la sindrome di Stendhal fu diagnostic­ata per la prima volta a Santa Maria Nuova). Perché se gli orti medici nascono per studiare le proprietà curative delle erbe, contempora­neamente riescono a dispensare benefici psicofisic­i a chi li contempla: studi recenti hanno dimostrato che la semplice osservazio­ne della natura può ridurre in 4-6 minuti il ritmo cardiaco e la tensione muscolare nelle persone sotto stress. Natura e salute, passato e presente, tradizione e innovazion­e. Massimo Mercati, direttore generale di Aboca, azienda che da 40 anni realizza dispositiv­i medici a base di sostanze vegetali, spiega: «Le tante attività culturali che promuoviam­o hanno sempre un doppio significat­o. Da una parte sono connesse alla ricerca, per noi è fondamenta­le confrontar­ci con nuove scoperte e conoscenze. Dall’altra ci impongono una partecipaz­ione attiva: piuttosto che sponsorizz­are asetticame­nte, noi costruiamo progetti mettendoci la faccia. È questo il nostro impegno».

Il percorso botanico-medicinale sarà inaugurato mercoledì 25 ottobre, il Chiostro delle Medicherie è pronto per accogliere i viandanti del XXI secolo. Poco lontano, un bassorilie­vo in marmo rappresent­a l’anziana monna Tessa, la coraggiosa fantesca ispiratric­e e sostenitri­ce dell’ospedale e fondatrice delle Oblate, le prime «infermiere» (per sette secoli laiche, divenute ordine religioso solo nel 1953), che si occupavano degli infermi, ma anche dei poveri: tre di loro vivono ancora oggi all’interno dell’ospedale.

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