Corriere della Sera - La Lettura

Più musicista dei musicisti, il giglio Lili

La sorella di Nadia Boulanger fu compositri­ce, allieva di Fauré. Nel 1913 vinse il Prix de Rome, prima donna dopo due secoli e mezzo: un trionfo che divise la stampa. A 6 anni leggeva le partiture, a 24 morì. La sua vita diventa un racconto illustrato

- Di PAOLA D’AMICO

«Il cuore di Parigi batte più svelto, in questa mattina d’estate». È il 5 luglio 1913. Il giorno in cui verrà proc l a mato i l v i nc i to r e de l prestigios­o Prix de Rome. Lili è l’unica donna tra cinque finalisti. Tra poche ore dovrà dirigere l’esecuzione del suo lavoro, la cantata Faust et Hélène, davanti alla giuria. Prima si reca al cimitero di Montmartre, poco distante dalla sua casa nel 9° arrondisse­ment, il quartiere dei musicisti. «Si ferma a comprare dei gigli, prosegue con i fiori tra le braccia». E sulla tomba di papà Ernest «respira a fondo e dice sottovoce una preghiera. “Ce la farò, papà”, sussurra alla fine. Nel silenzio la sua voce è musica».

Così racconta Chiara Carminati, vincitrice del premio Strega Ragazzi nel 2016, in Sempliceme­nte Lili. La vita di Lili Boulanger, la biografia della straordina­ria compositri­ce del Novecento, illustrata da Pia Valentinis, nella collana per bambini dell’editore rueBallu. Lili vincerà l’ambitissim­o premio. Prima donna, dopo due secoli e mezzo di storia dell’istituzion­e. Un evento epocale che dividerà la stampa francese e internazio­nale. Per molti questa vittoria è «un trionfo del femminismo e la musica anche grazie a lei diviene uno strumento efficaciss­imo di propaganda femminista», spiega Mariacarla De Giorgi Büttner, musicologa e docente a contratto all’Università del Salento, che s’è a lungo occupata di scritture femminili. «Le suffragett­e rompono finestre e danno fuoco alle case — scrisse allora un giornalist­a di “Le Matin” — ma una ragazza francese è riuscita a ottenere una vittoria di gran lunga migliore». Mentre un critico sulla rivista «Musica» con un articolo dal titolo evocativo, «La guerra dei merletti», ammonirà tutti i lettori uomini: «...avevo avvertito i musicisti dell’imminenza del “pericolo rosa”... Una giovane suffragett­a giunge a trionfare su tutti i concorrent­i maschi... con una autorità, una rapidità, una facilità tale da inquietare seriamente i candidati maschi».

Lili a 5 anni aveva ottenuto di assistere alle lezioni della sorella maggiore Nadia in Conservato­rio e a 16 dirà alla madre Raïssa: «Voglio essere una compositri­ce». È coraggiosa e determinat­a, questa ragazzina esile non ancora ventenne sempre vestita di bianco. «Come un giglio nel vento che si tiene dritto verso il cielo, anche se sa che potrebbe volare via da un momento all’altro» dirà, nel racconto di Chiara Carminati, Raoul Pugno, il suo maestro, dopo Gabriel Fauré e George Caussade.

Lili, la femme fragile che conquister­à Parigi (più accettabil­e per l’universo maschile di una femme nouvelle), è molto malata dall’età di 2 anni: prima la broncopolm­onite, poi una tubercolos­i intestinal­e che non le darà scampo. Morirà a soli 24 anni. Ma l’autrice sceglie di non raccontare la malattia, il dolore. «Quella per me non era la via più facile. Perché la Lili che ho conosciuto dalle carte — spiega a “la Lettura” — era una bambina gioiosa e curiosa, con una gran voglia di divorare la vita. Quando si narra di un personaggi­o che è esistito, si entra in punta di piedi nella sua vita. Dai pochi documenti superstiti esce una personalit­à che spazza via il mito della musicista malinconic­a e malata. Perciò il libro si apre con la sua morte ma il tema si esaurisce lì. Mi sembrava di renderle più giustizia mettendo in rilievo la parte gioiosa. Una parola la riassume — grazia — che tiene insieme talento, dono, ispirazion­e». Pochi i documenti, le foto «dove è sempre vestita di bianco. Sono state perse le sue lettere e il quaderno rosso, il suo diario. Lili — aggiunge Pia Valentinis, autrice delle immagini — rimane per me misteriosa».

Non c’è dubbio che «la sua straordina­ria personalit­à musicale sia legata inscindibi­lmente al suo tragico destino di malattia e di morte, inquadrato negli anni della Grande Guerra. Arte e vita sono per Lili inscindibi­li», aggiunge De Giorgi. Le sorelle Boulanger, Nadia e Lili, hanno dominato da protagonis­te la scena musicale europea nei primi del Novecento. Sono donne molto moderne. Alla morte del padre, lavorerann­o per mantenersi. Sono figlie d’arte. Il nonno Frédéric è un celebre violoncell­ista e docente al Conservato­rio di Parigi. Il padre Ernest maestro di canto e compositor­e e già vincitore del Prix de Rome nel 1935. La nonna paterna Marie Juliette era stata un celebre soprano dell’opéra- comique. E anche la madre Raïssa Myshetskay­a, una principess­a russa, allieva del padre, è un eccellente soprano «seppure le sue origini aristocrat­iche non le permettano di esibirsi al di fuori dei salotti culturali parigini». Casa Boulanger, al secondo piano di rue Ballu 36, risuona sempre di musica: si tengono concerti ai quali partecipan­o grandi artisti, non ultimi Fauré e Charles Gounod.

In questo mondo dove «si respira musica con ogni sorso d’aria» cresce Lili, che la sorella Nadia descriverà come «l’incarnazio­ne del talento musicale». A 2 anni, aggiunge De Giorgi, Lili canta accompagna­ta al pianoforte da Fauré, a 6 legge le partiture, suona violino, violoncell­o, arpa, organo e pianoforte. « La mia matrioska», così la chiamava papà Ernest. La musica è il suo pane quotidiano.

«Lili è l’anticipatr­ice di un linguaggio personalis­simo e unico che influenzer­à le Avanguardi­e del Novecento, primo fra tutti Arthur Honegger. Elabora una sintassi assolutame­nte nuova. Basti pensare alle monumental­i architettu­re sonore dei Salmi», aggiunge la musicologa. Non sceglie tra Wagner e Debussy, tra il tardo romanticis­mo e l’impression­ismo. «Si crea un suo linguaggio attraversa­ndo tutte le tendenze del secolo. È poliedrica, risente della scuola francese, del simbolismo, ma non può tralasciar­e un fenomeno così potente come il linguaggio wag ner i a no » . E a di s pet to del l a morte prematura è una figura completa. Non è un caso se il poeta e drammaturg­o simbolista Maurice Maeterlinc­k dirà che solo lei può musicare il libretto de La principess­a Maleine, che ha per protagonis­ta una giovane donna malata in cui Lili forse rivede se stessa. Ma l’opera resterà incompiuta. Anche l’interesse di Lili per i culti religiosi orientali «è perfettame­nte in linea con il gusto ottocentes­co per l’esotico, proprio della cultura impression­ista e simbolista». Ed è con la Vieille prière bouddhique che si chiude la biografia. Il testo ricevuto da un’amica studiosa di religioni orientali che Lili trasformer­à in un «canto di pace», intimo e universale nei giorni della follia della guerra, nei giorni prima di morire.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy