Corriere della Sera - La Lettura
Quanto costa Capote? Tanto, e pure Mailer...
Letteratura «schedata» Hemingway, Dos Passos, Fitzgerald, ma anche Calvino e Moravia scrissero per «Esquire». Negli archivi della storica rivista (fondata nel 1933) gli incarichi, i commenti degli editor, le note spese. E molto altro
Il Valhalla della letteratura americana del Novecento è uno schedario verde oliva degli anni Trenta in una piccola stanza senza finestre al ventunesimo piano di una torre di acciaio e vetro progettata da Norman Foster sulla 57esima strada a New York. Lo schedario è lucidato con amore e i cassetti si aprono e chiudono con un clic leggero, come nel 1933. Dentro, ci sono tutti gli scrittori pubblicati dalla rivista «Esquire» a partire dal primo numero del 1933 (Ernest Hemingway, John Dos Passos, Dashiell Hammett) alla fine degli anni Settanta. Ci sono le schede di F. Scott Fitzgerald, William Faulkner, Don DeLillo, Truman Capote, Arthur Miller, Norman Mailer, Dorothy Parker, Joan Didion, Ralph Ellison, Tom Wolfe, Allen Ginsberg, Raymond Carver, Walker Percy, David Sedaris, Gloria Steinem, Gay Talese, Nora Ephron, Dylan Thomas, Hunter Thompson, Gore Vidal, David Foster Wallace, Orson Welles, W. H. Auden, James Baldwin, William Burroughs, Philip Roth, Barry Hannah, praticamente tutti i grandi scrittori — non soltanto americani, ma anche tanti britannici come Dylan Thomas e Martin Amis e italiani come Italo Calvino e Alberto Moravia e Luigi Barzini jr; Ted Kennedy e lo storico direttore dell’Fbi J. Edgar Hoover.
I grandi scrittori costruiscono cattedrali di carta nelle quali noi lettori andiamo a interrogarli: a volte però lasciano dietro di sé altre tracce, nei luoghi più strani. «La Lettura» ha potuto curiosare tra gli schedari nell’archivio di «Esquire» — e tra i documenti conservati alla Morgan Library e alla New York Public Library — dove c’è una perla dopo l’altra. Su centinaia di schede battute diligente-