Corriere della Sera - La Lettura
Il patto tra Sapiens e lupi che ha sterminato Neanderthal
Evoluzione Circa 44 mila anni fa l’irruzione in Eurasia della nostra specie, accompagnata da cani addestrati per la caccia, portò alla scomparsa degli umani che ci avevano preceduti in queste terre
Fra i cold case più intriganti della storia umana vi è quello di chi (o c he cos a ) a bbi a provocato l a scomparsa dei nostri cugini Neanderthal. Questo accadde a poche migliaia di anni dall’arrivo di noi della specie Homo sapiens in Eurasia, dove essi si erano perfettamente adattati per centinaia di migliaia di anni. L’elenco delle possibili cause della loro triste sorte è lungo e dibattuto. L’evidenza archeologica suggerisce che avevano capacità cognitive più limitate e tecnologie litiche meno avanzate delle nostre. L’analisi della loro struttura cranica indica un maggiore sviluppo di capacità visive (utili su un territorio a minore irraggiamento sol a re ) r i s pet to a quel l e co l l e g a te co n l’astrazione e la pianificazione (tipiche di noi Sapiens moderni, che eravamo di origine africana). La genetica suggerisce una loro minore capacità di formare ampi gruppi sociali. Inoltre la situazione climatica, ai tempi della loro scomparsa, era molto instabile.
La competizione ecologica suggerisce quindi che, al nostro arrivo, siano stati sottratti loro risorse e spazi tali da provocarne l’estinzione. E questo anche indipendentemente dai probabili casi di scontri diretti, in cui noi avremmo potuto avere la meglio, in quanto più numerosi e meglio armati.
L’antropologa americana Pat Shipman apre ora una nuova finestra su questa storia. Usando il metodo dello studio delle specie invasive — applicata a Homo sapiens — questa scienziata getta luce sul meccanismo attraverso cui avrebbe avuto luogo la scomparsa dei Neanderthal. Prima di allora abbiamo comunque avuto modo di incrociarci, come dimostrato da tratti del loro genoma che portiamo ancora con noi.
S a p p i a mo c h e a i te mpi d e l l a l o ro scomparsa una grande eruzione vulcanica ebbe luogo nell’attuale Campania, formando i Campi Flegrei. La cenere si sollevò nell’atmosfera, deteriorando le già pessime condizioni ambientali di tutto il continente. La temperatura globale si abbassò di due gradi e quella europea di oltre sei. Ma per i Neanderthal poteva sembrare uno dei soliti fastidiosi periodi glaciali che avevano già attraversato in precedenza, quando il freddo estendeva la tundra verso sud e il clima arido spingeva la steppa verso ovest. Mammut, rinoceronti lanosi, buoi muschiati, renne e altri erbivori si disperdevano, insieme ai loro predatori, fra cui gli stessi Neanderthal, seguendo le variazioni del paesaggio. Si pensava che lo stress prodotto sui Neanderthal dall’eruzione dei Campi Flegrei avesse dato loro il colpo finale.
Ora però c’è una spiegazione alternati- va. Circa 44 mila anni fa comparve in Europa un nuovo predatore. Anche lui, come Neanderthal, fabbricava strumenti, controllava il fuoco, si adornava il corpo e si proteggeva dal freddo con pelli di animali. Ma questo nuovo umano faceva tutto questo con maggiore creatività. Si trattava della nostra specie.
Con i loro corpi longilinei, le facce piccole e le teste rotonde da bambini, i nostri antenati Sapiens sembravano innocui, ma avevano in dotazione armi micidiali, che potevano colpire a distanza. Inoltre, erano in grado di formare grosse bande che, grazie a un sistema di coordinamento e pianificazione basato sul linguaggio, risultavano estremamente efficienti. Sembra che essi avessero addirittura sviluppato un nuovo tipo di occhi, dotati di sclera bianca, per cui potevano intendersi rapidamente tra di loro solo con uno sguardo. Secondo la Shipman, essi erano anche riusciti a comunicare con una nuova specie, che avevano posto al loro servizio.
L’evidenza di questa alleanza risalirebbe a 30-40 mila anni fa, anche se la data è co nt rove r s a . Ass i e me a ce nt i nai a di mammut — i cui resti venivano anche usati come materiale da costruzione e per fare utensili e ornamenti — si notano infatti, in Eurasia, i crani di una nuova s peci e di « ca ni - l upo » . Questi nuovi «amici» erano stati prima addomesticati e poi addestrati a trovare e isolare le prede, che noi Sapiens potevamo colpire a distanza e braccare con le nostre mute di cani, se si allontanavano. Essi erano anche posti a difesa delle carcasse, che di certo fornivano più carne di quanta potessimo ragionevolmente mangiare.
Nasce così una nicchia ecologica in cui conquistiamo uno spazio da «superpredatori». Se questa nicchia fosse emersa in concomitanza con la sopravvivenza delle ultime popolazioni di Neanderthal, essa avrebbe potuto costituire il colpo di grazia per la loro scomparsa, dopo la lunga serie di difficoltà citate in precedenza. D’altra parte essi erano già ridotti di numero e assai indeboliti geneticamente a causa di comprovati rapporti tra consanguinei, come risulta dall’analisi genetica di una donna Neanderthal dei monti Altai, in Russia. Dallo studio del genoma dei Sapiens sepolti a Sungir, nella stessa regione, 34 mila anni fa, risulta invece che la rete delle relazioni sessuali dei nostri antenati fosse molto più estesa di quella del loro gruppo di appartenenza.
Con i Neanderthal, comunque, scomparvero anche altri predatori non umani dell’epoca, assieme ad altri grandi erbivori, in quella che viene definita come una «cascata trofica» nel sistema ecologico. Era l’inizio di quella che ora è definita la «sesta estinzione globale», totalmente a nostro carico. Si confermerebbe quindi, anche per questi versi, la caratteristica fortemente invasiva della nostra specie. Eppure, se guardiamo l’elenco delle specie invasive compilate dall’International Union for the Conservation of Nature troviamo centinaia di specie ma nemmeno l’ombra di un Homo sapiens. Forse perché a compilare quell’elenco è stato qualcuno di noi?
L’aggressione Conquistammo uno spazio da «superpredatori» che forse fu il colpo di grazia che provocò la scomparsa dei nostri «cugini» umani