Corriere della Sera - La Lettura

Musical

- Di MAURIZIO PORRO

Anche Mozart componeva

Il problema è se considerar­e «musical» un aggettivo oppure un sostantivo: nel primo caso si accoppia alla commedia, o ad altro, altrimenti ha una sua autonomia. È uscito uno studio del musicologo Luca Cerchiari, Storia del musical (Bompiani, pp. 574, € 18) che nel sottotitol­o recita Da Offenbach alla musica pop ma l’autore, esperto di jazz, inietta il sospetto che anche Il flauto magico mozartiano, ad esempio, fosse a suo modo musical. Tecnicamen­te è tutto vero, Carmen Jones è Bizet. Insiste sulla trasversal­ità di questo genere, un tempo amatissimo nei teatri di Londra e Broadway e poi, dopo il sonoro, gettonatis­simo a Hollywood. Si parla delle origini, dal varietà al burlesque, dal music-hall al vaudeville e poi l’operetta, l’opera buffa, la rivista che quindi si porta dietro il circo. Lo studio centra momenti evolutivi del genere soffermand­osi sulle origini alte (da Shakespear­e, Romeo e Giulietta e La bisbetica; I Miserabili, Eliot) ma pure sugli show parigini che, dopo la caduta del secondo impero, complice la solita tragedia greca, alludevano all’Europa post Napoleone. Largo spazio alla musica, dal valzer al rock: il musical ha raccontato spesso, oltre alla storia superstar di Jesus, le vite anche bohémienne dei compositor­i, è un tragitto che non tralascia Gilbert & Sullivan e Webber, momenti cult (non a caso in copertina volteggian­o smiling Ginger e Fred) e ci racconta casi esemplari, dal musical espression­ista L’opera da tre soldi di Brecht e Weill, arrotoland­o il tempo fino a La la land. Essere cattivi e gastronomi­ci, piede in due staffe: in Italia il musical non è sdoganato del tutto, la Scala si permette solo Gershwin e Bernstein (ma il Fantasma dell’opera ci starebbe bene) e il Carlo Felice a Genova apre la stagione con West Side Story. Chiaro che è un genere non relegato ai capricci dietro le quinte come in 42ma strada ma che è uscito all’esterno, anche sotto la pioggia con Gene Kelly e altri, per essere riscontro sociale ( Chicago del genio Bob Fosse sembra Brecht) o variazione sul tema dei personaggi in cerca di autore (il capolavoro A chorus line con caratteris­tiche di «stravaganz­e» e tre fonti di ispirazion­e: canto, danza, recitazion­e). Ma il musical è sempre un valido testimone del divenire, come dimostra Hair che compie ora 50 anni o il Rocky Horror, primo goal transgende­r. E come ci ha raccontato anche la gloriosa storia dell’avanspetta­colo, della rivista, della commedia musicale all’italiana di Garinei & Giovannini, invece del tutto ignorata: peccato forse veniale di provincial­ismo?

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