Corriere della Sera - La Lettura

LO STILE VIRALE DEL POPULISMO

- Di ANTONIO CARIOTI

Magari il problema fossero solo le fake news. In fondo la propaganda mendace è sempre esistita. Ma viene il dubbio che il vizio sia struttural­e, che internet oggi rappresent­i «il vero ambiente sociale in cui si elabora un’alternativ­a alla democrazia rappresent­ativa o meglio si lavora al suo svuotament­o», come scrive allarmato il sociologo Alessandro Dal Lago nel saggio Populismo digitale (Raffaello Cortina, pagine 169, € 14). A suo avviso il computer sta diventando per molti «l’unica porta di accesso alla realtà». Così «la persona in carne ed ossa sparisce a favore di un essere virtuale», molto più facilmente manipolabi­le dai demagoghi che indicano capri espiatori o promettono soluzioni miracolose, purché ci si affidi alla loro guida paterna. Dal Lago parla di «para-fascismo», perché il fenomeno ha un evidente fondo autoritari­o, ma il termine risulta fuorviante, perché la prima metà del XX secolo era un’altra era. E l’evocazione di regimi totalitari rischia di togliere credibilit­à alla denuncia. Semmai l’aspetto più preoccupan­te evidenziat­o nel libro è che le stesse forze estranee alle suggestion­i antisistem­a tendono a «combattere i populismi emergenti con armi non troppo diverse» rispetto ai loro antagonist­i. È come se la politica dell’era digitale imponesse, rendesse «virale», quello stile a effetto, tutto proclami e sorrisi posticci, poco compatibil­e con una lungimiran­te cultura di governo. Magari sarà una crisi di transizion­e verso forme nuove di democrazia, ma i timori di Dal Lago sul suo approdo non sembrano infondati.

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