Corriere della Sera - La Lettura
LO STILE VIRALE DEL POPULISMO
Magari il problema fossero solo le fake news. In fondo la propaganda mendace è sempre esistita. Ma viene il dubbio che il vizio sia strutturale, che internet oggi rappresenti «il vero ambiente sociale in cui si elabora un’alternativa alla democrazia rappresentativa o meglio si lavora al suo svuotamento», come scrive allarmato il sociologo Alessandro Dal Lago nel saggio Populismo digitale (Raffaello Cortina, pagine 169, € 14). A suo avviso il computer sta diventando per molti «l’unica porta di accesso alla realtà». Così «la persona in carne ed ossa sparisce a favore di un essere virtuale», molto più facilmente manipolabile dai demagoghi che indicano capri espiatori o promettono soluzioni miracolose, purché ci si affidi alla loro guida paterna. Dal Lago parla di «para-fascismo», perché il fenomeno ha un evidente fondo autoritario, ma il termine risulta fuorviante, perché la prima metà del XX secolo era un’altra era. E l’evocazione di regimi totalitari rischia di togliere credibilità alla denuncia. Semmai l’aspetto più preoccupante evidenziato nel libro è che le stesse forze estranee alle suggestioni antisistema tendono a «combattere i populismi emergenti con armi non troppo diverse» rispetto ai loro antagonisti. È come se la politica dell’era digitale imponesse, rendesse «virale», quello stile a effetto, tutto proclami e sorrisi posticci, poco compatibile con una lungimirante cultura di governo. Magari sarà una crisi di transizione verso forme nuove di democrazia, ma i timori di Dal Lago sul suo approdo non sembrano infondati.