Corriere della Sera - La Lettura

Vescovo suo malgrado beffato dalla nebbia

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Nel 374 la svolta. Come tutto il mondo cristiano del tempo, la Chiesa di Milano era lacerata dal conflitto tra i sostenitor­i del Credo adottato al concilio di Nicea (quello che si recita ancora oggi) e quelli delle dottrine del teologo Ario, che riteneva il Figlio non uguale, bensì inferiore al Padre. Alla morte del vescovo (ariano) di Milano, le due fazioni si fronteggia­no e l’elezione rischia di trasformar­si in uno scontro. Quando il governator­e interviene per sedare gli animi, un ragazzino esclama: «Ambrogio vescovo!», scatenando l’entusiasmo della folla. Ambrogio vorrebbe rifiutare; per scoraggiar­e i suoi elettori, condanna a morte un paio di prigionier­i, si accompagna a prostitute e, come extrema ratio, una mattina fugge a cavallo. Una nebbia molto milanese, però, gli confonde la strada, cosicché, quando sbuca il sole, si ritrova nuovamente in città: non gli resta che accettare la nomina (sotto: Giovanni di Piamonte, Sant’Ambrogio, 1466, affresco, particolar­e, Chiesa di San Francesco).

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