Corriere della Sera - La Lettura

Il primo scontro sul relativism­o

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Ambrogio non dimenticò la sua precedente carriera. Mentre esercitava le funzioni di vescovo, gli vennero affidate delicate missioni diplomatic­he, come nel 383-384 quando si recò a Treviri per conto dell’imperatore­bambino Valentinia­no II a trattare con Magno Massimo che, dopo aver sconfitto e ucciso l’altro imperatore Graziano, minacciava di invadere l’Italia. Di converso, non esitò a schierarsi contro il Senato di Roma e il suo principale esponente, Simmaco, quando questi chiese nell’estate del 384 di reintrodur­re nella curia l’altare della dea Vittoria, fatto rimuovere da Graziano qualche tempo prima. A Simmaco, che rivendica la possibilit­à di giungere al mistero del divino per molte vie diverse, Ambrogio oppone l’inopportun­ità della presenza di simboli non condivisi nei luoghi pubblici: relativism­o religioso e neutralità dello spazio pubblico si scontrano per la prima volta nella storia (sotto: Bergognone, Sant’Ambrogio in cattedra con Santi, 1492, tempera su tavola, Certosa).

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