Corriere della Sera - La Lettura
In «esilio» a Bologna e Firenze per allontanarsi dall’usurpatore
Gli ultimi anni della vita di Ambrogio sono segnati dalla scomparsa nel 392 di Valentiniano II, che dopo lo scontro per le basiliche si era messo sotto la protezione del vescovo, e nel 395 di Teodosio. Per entrambi, Ambrogio tenne le orazioni funebri, che sono tra i suoi capolavori letterari. Nell’intervallo tra queste morti, l’impero conobbe una fase turbolenta; lo stesso Ambrogio fu costretto ad allontanarsi da Milano per non avere nulla a che fare con Flavio Eugenio, che aveva usurpato il trono di Valentiniano e per di più intendeva restaurare il paganesimo. Si recò così a Bologna, dove aiutò a ritrovare le reliquie del martire Agricola, e successivamente a Firenze, dove consacrò la basilica di San Lorenzo. Rientrato a Milano dopo la sconfitta di Eugenio ad opera di Teodosio, non esitò a chiedere clemenza per i sostenitori dell’usurpatore che gli avevano chiesto di intercedere per loro (sopra: Philippe de Champaigne, San Gervasio e San Protasio appaiono a Sant’Ambrogio, 1658, olio su tela, particolare, Musée du Louvre)