Corriere della Sera - La Lettura

La morale dei Måneskin, l’altra sorpresa di X Factor

- Di PAOLO GIORDANO

La squadra che gestisce il teatro Donnafugat­a, uno dei più piccoli d’Italia e dei più suggestivi, è formata da tre donne di cui la più giovane, Costanza Di Quattro, ha 31 anni e una passione per il teatro che condivide con le altre componenti della squadra: la sorella Vicki, di 32 anni, e l’amica di famiglia Clorinda Arezzo, di 35.

Le due sorelle sono i direttori artistici, Clorinda si occupa del coordiname­nto. Insieme hanno rilanciato, dieci anni fa, quel piccolo gioiello che, aperto nella prima metà dell’Ottocento all’interno del palazzo di famiglia dei baroni Di Quattro, 2 mila metri a Ragusa Ibla, è stato ristruttur­ato a partire dal Duemila e riconsegna­to alla sua funzione nel 2005 in una versione in miniatura ma perfetta: con la buca d’orchestra e di platea a digradare. «I primi tempi non sono stati facili. Non ci prendevano sul serio. Pensavano fossimo figlie di papà che si occupavano di quel teatro per passatempo — racconta Costanza — ma poi hanno visto con quale impegno lavorassim­o e i risultati che portavamo a casa e si sono ricreduti». I risultati sono, tra l’altro, una stagione di prosa che a Ragusa Ibla ha portato Giuseppe Pambieri e Mita Medici, Tullio Solenghi e Sebastiano Lo Monaco e un evento straordina­rio all’anno come Il barbiere di Siviglia che, realizzato in coproduzio­ne con il Teatro alla Scala, è stato messo in scena per tre giorni alla fine dello scorso novembre. Anche perché all’opera le tre profession­iste del Donnafugat­a hanno affiancato una inedita mostra sugli amori vissuti da Verdi, Bellini e Rossini, artisti dalla vita sentimenta­le complicata e divisa su più fronti.

Spiega Costanza: «A me è toccato occuparmi di Bellini e non è stato facile, visto che era il più turbolento e scatenato, con molte donne che lasciava sistematic­amente, incaricand­o poco coraggiosa­mente un amico che, quando il musicista era stufo della relazione, scriveva all’amante di turno sempre la stessa lettera: “Bellini mi incarica di dirvi

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