Corriere della Sera - La Lettura
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La squadra che gestisce il teatro Donnafugata, uno dei più piccoli d’Italia e dei più suggestivi, è formata da tre donne di cui la più giovane, Costanza Di Quattro, ha 31 anni e una passione per il teatro che condivide con le altre componenti della squadra: la sorella Vicki, di 32 anni, e l’amica di famiglia Clorinda Arezzo, di 35.
Le due sorelle sono i direttori artistici, Clorinda si occupa del coordinamento. Insieme hanno rilanciato, dieci anni fa, quel piccolo gioiello che, aperto nella prima metà dell’Ottocento all’interno del palazzo di famiglia dei baroni Di Quattro, 2 mila metri a Ragusa Ibla, è stato ristrutturato a partire dal Duemila e riconsegnato alla sua funzione nel 2005 in una versione in miniatura ma perfetta: con la buca d’orchestra e di platea a digradare. «I primi tempi non sono stati facili. Non ci prendevano sul serio. Pensavano fossimo figlie di papà che si occupavano di quel teatro per passatempo — racconta Costanza — ma poi hanno visto con quale impegno lavorassimo e i risultati che portavamo a casa e si sono ricreduti». I risultati sono, tra l’altro, una stagione di prosa che a Ragusa Ibla ha portato Giuseppe Pambieri e Mita Medici, Tullio Solenghi e Sebastiano Lo Monaco e un evento straordinario all’anno come Il barbiere di Siviglia che, realizzato in coproduzione con il Teatro alla Scala, è stato messo in scena per tre giorni alla fine dello scorso novembre. Anche perché all’opera le tre professioniste del Donnafugata hanno affiancato una inedita mostra sugli amori vissuti da Verdi, Bellini e Rossini, artisti dalla vita sentimentale complicata e divisa su più fronti.
Spiega Costanza: «A me è toccato occuparmi di Bellini e non è stato facile, visto che era il più turbolento e scatenato, con molte donne che lasciava sistematicamente, incaricando poco coraggiosamente un amico che, quando il musicista era stufo della relazione, scriveva all’amante di turno sempre la stessa lettera: “Bellini mi incarica di dirvi