Corriere della Sera - La Lettura

SOTTO LA CELTICA NIENTE: LE CENERI DI CAMPO HOBBIT

- Di ANTONIO CARIOTI

La croce celtica o croce solare, cioè sovrappost­a a un cerchio, non è mai stata un simbolo del fascismo tra il 1919 e il 1945. Tuttavia è stata largamente adottata dall’estrema destra, prima francese e poi italiana, a partire dai primi anni Sessanta. E se la proposta Fiano contro gli emblemi fascisti diventasse legge, potrebbe cadere sotto i suoi fulmini. Paradossal­mente però il primo a vietarne l’esposizion­e fu quarant’anni fa il segretario del Msi Giorgio Almirante, infastidit­o dall’uso che facevano della croce celtica i ragazzi più eterodossi del suo partito.

Lo ricorda Pietro Comelli nel libro Campo Hobbit 1977 (SpazioInAt­tuale, pp. 128, € 20): una pubblicazi­one illustrata e patinata, comprenden­te anche testi di Luciano Lanna e Giovanni Tarantino, che rievoca la stagione più creativa e scapigliat­a del neofascism­o.

Benché il volume abbia un taglio piuttosto celebrativ­o e sorvoli sui successivi conflitti nell’ambiente giovanile missino (scandaglia­ti invece dal più approfondi­to e critico libro La rivoluzion­e impossibil­e, edito da Vallecchi nel 2010 a cura di Marco Tarchi), colpiscono la spregiudic­atezza e l’apertura che caratteriz­zavano all’epoca quel mondo, con spiccati interessi per la letteratur­a (Tolkien, ma non solo), il terzomondi­smo, l’ecologia, la musica, le tematiche femminili. Benché la violenza politica toccasse picchi oggi per fortuna lontanissi­mi, il senso critico e l’autoironia erano ben più diffusi.

Certamente ha contribuit­o a spegnerli la centralità del problema immigrazio­ne, che ha polarizzat­o gli animi, reso profittevo­le la xenofobia e incentivat­o la destra, non solo estrema, a dare il peggio di se stessa. Ma l’impoverime­nto della politica giovanile va ben oltre. Le passioni degli anni Settanta erano autentiche e generavano idee, per quanto spesso sbagliate. Oggi invece, a destra ma anche a sinistra, tutto appare forzato e posticcio: dietro l’artificios­a riesumazio­ne di tragiche conflittua­lità del passato, si scorge un vistoso vuoto di pensiero. Ancor più di un’ipotetica «onda nera», è questa regression­e culturale che dovrebbe preoccupar­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy