Corriere della Sera - La Lettura
Hollywood la vuole perversa e redenta
La storia del cinema è piena di Marie Maddalene, ciascuna ha avuto il suo Gesù, è stata una nobile gara espressiva di laide perversioni e pie redenzioni, in rivalità dichiarata con l’altra biblica figura peccaminosa, la Salomè, immortalata da Rita Hayworth. La prima bistrata cortigiana Maddalena fu, laggiù nel 1927, Jacqueline Logan nel kolossal biblico di Cecil B. De Mille Il re dei re. Ma l’ultima Maria, nell’ordine, sarà per Pasqua 2018 Rooney Mara, attrice di Terrence Malick: già hacker per i gialli svedesi Millennium e peccatrice con Cate Blanchett in Carol. Lei nuova Maddalena della storia con Joaquin Phoenix nel ruolo sacro, per la regia di Garth Davis. Difficile fare graduatorie nel passato, ma forse il cuore dei cinefili batte per le dolorose verità espresse da Barbara Hershey, così in sintonia con i dubbi del suo Gesù «umano» Willem Dafoe, nel film di Martin Scorsese L’ultima tentazione di Cristo (1988); in mezzo non si possono dimenticare le sinuose Carmen Sevilla ( Il re dei re di Nicholas Ray, 1961) che seduce Jeffrey Hunter e la grande commediante Anne Bancroft in Brooks diretta da Franco Zeffirelli nel famoso biosceneggiato nazionalspiritual popolare (1977). E poi Monica Bellucci per Mel Gibson nella sua versione horror gore con Jim Caviezel sulla Croce ( La passione di Cristo, 2004) e un posto di riguardo per la dimenticata Märta Torén (gli occhi che non sorrisero, ex aequo con Maria Schell) che troneggia sul titolo della Maddalena di Augusto Genina, addì 1953, dove l’eroina è una prostituta che accetta di interpretare la Madonna per finzione. Molte versioni apocrife e riduzioni, tra cui un film polacco di Kawalerowicz con Lisa Gastoni peccatrice doc, del periodo «grazie zia», mentre la dolorosa figura è essenziale vocalmente e drammaturgicamente nel musical Jesus Christ Superstar di Norman Jewison, 1973, con Yvonne Elliman, più volte portato sulla scena.