Corriere della Sera - La Lettura

«Ehi ragà, seguite voi stessi »

I Måneskin, meno di 80 anni in 4, hanno spopolato a X Factor Sognano gli Stones e hanno idee chiare sul futuro e i coetanei

- Di PAOLO GIORDANO

Si può scommetter­e su chi saranno fra dieci anni, se saranno diventati sul serio i Rolling Stones, o se non esisterann­o più. Ma ha poca importanza. Il futuro, anche quello prossimo, è spazzato via da ciò che i Måneskin sono adesso. È la loro età? La spregiudic­atezza? Il sex appeal dirompente, che ha trasformat­o un battaglion­e di madri con figli della loro stessa età in adolescent­i fuori controllo? È il mix di nostrano ed esotico? La musica e basta? È tutto questo probabi l mente, ma non s ol o. Qualcosa ha colpito centinaia di migliaia di persone che hanno visto le esibizioni dei Måneskin a X Factor, e ha avuto l’effetto di un risveglio. Non accade di frequente, anzi, non accade mai. Per questo ho voluto incontrarl­i, per spiare da vicino quella scintilla che potrà diventare tutto o niente, ma che per ora, sempliceme­nte, è. Un ricordo pre-Måneskin sul vostro avviciname­nto alla musica?

THOMAS — Avevo otto o nove anni e sono andato in un negozio per comprare un cd. Vicino c’era una vetrina con tutte le chitarre messe in fila e io ho detto a mio padre: entriamo e compriamon­e una. Era straconten­to perché nessuno della famiglia suona, ma lui ascolta Led Zeppelin e Metallica a manetta.

ETHAN — Io avevo dodici anni, quindi non molto tempo fa. È stata la mia prima esibizione davanti a persone che non erano parenti o amici. Ho suonato il tema di Profondo rosso, dei Goblin. Avevo impiegato due mesi e mezzo a impararlo e l’ho anche suonato male. È stato emozionant­e e traumatizz­ante.

VICTORIA — Il saggio della scuola, con la chitarra, in terza elementare... una cagata. Però è stato figo. Ho iniziato con la chitarra, da autodidatt­a, dopo aver visto un film danese sconosciut­o in cui c’era un bambino che la suonava. Poi alle medie ho fatto la scuola musicale e ho studiato il basso.

DAMIANO — Io non ho un vero e proprio inizio. Mi ricordo che verso i quattordic­i anni, quando cominci a svegliarti un po’, vedevo le foto dei cantanti con le braccia aperte, davanti a queste platee enormi. Erano potenti, fighi. Mi sono chiesto perché loro sì e io no? Sto in salute, non mi manca niente, proviamoci. Mi dava una bella sensazione cantare, mi sentivo più calmo. All’inizio ti vergogni, ti senti troppi occhi addosso, ma a un certo punto capisci che quegli occhi addosso sono positivi. Studiate ancora musica?

THOMAS — Con il gruppo è diventato più difficile studiare, ma io penso di pren-

dere altre lezioni, perché ci tengo a espandermi.

ETHAN — Io ho studiato musica in un paesello sperduto dalle parti di Frosinone. Ma quando ho conosciuto loro, per questioni di tempo, ho dovuto abbandonar­e. Ogni volta da Frosinone a Roma per provare?

ETHAN — Tutti i giorni. Con l’autobus.

Dove provate? VICTORIA — A casa mia, a Monteverde. Quindi sei tu l’elemento aggregante.

VICTORIA — Sì, perché prima Damiano e io avevamo un gruppo. Poi ci siamo sciolti e io ho avuto degli altri gruppi. DAMIANO — Non sapevo cantare. VICTORIA — Sì, é vero. DAMIANO — Facevo schifo proprio. E poi cos’è successo?

DAMIANO — Ho imparato. Da un giorno all’altro. THOMAS — A me in seconda media piaceva un botto l’idea di suonare con degli altri, allora sono andato da Victoria, stavamo a scuola insieme, e lei ha detto vieni con noi, ho anche il cantante che spacca. E poi abbiamo trovato Ethan su Facebook.

In che anno accadeva tutto questo?

MÅNESKIN — 2015. DAMIANO — Abbiamo fatto la prima prova e abbiamo detto vabbè, ci ribecchiam­o la settimana prossima?

Cos’avete suonato?

DAMIANO — Breezebloc­ks degli alt-J. Era una cosa tanto per farla, tipo proviamo una o due volte la settimana, ma a volte non mi va, a volte c’ho la febbre anche se non è vero. Non come adesso che è un’ossessione. Poi si è presentata l’occasione di andare in Danimarca a fare due live.

VICTORIA — Prima della Danimarca c’è stato il Pulse. Con quel contest le cose sono diventate più serie, prima non avevamo neanche il nome, mentre ora dovevamo scrivere degli inediti.

DAMIANO — Siamo entrati a gamba tesa. Al primissimo live (al Felt Music Club & School, ndr) c’erano due o trecento persone. E il contest l’abbiamo... MÅNESKIN — Vinto. DAMIANO — Stravinto. Dopo, la situazione è tornata piatta, fino alla Danimarca. Lì c’è stata la svolta, cinque giorni in casa insieme, non abbiamo mai litigato. Senza neanche dircelo, abbiamo pensato cazzo, funziona. Dopo il viaggio in Danimarca sono diventate quattro ore fisse di prove al giorno, poi sei, poi otto, poi h24 sempre insieme. Quando avete scritto «Chosen»? MÅNESKIN — Per la finale del Pulse.

Eppure, prima di X Factor, ognuno di voi era immerso in una vita molto diversa. DAMIANO — La priorità è diventata

quella. E i genitori?

VICTORIA — Ci sostengono tutti. I genitori sono felici se i figli sono felici, è evidente no? Non saprei.

DAMIANO — I miei mi hanno visto cannare qualsiasi cosa in vita mia, e poi mi hanno visto mettermi al cento per cento su questa.

THOMAS — Abbiamo detto dobbiamo farlo bene. Ci diamo delle regole.

VICTORIA — Già dopo le audizioni siamo entrati in quest’ottica. Era estate, non avevamo scuola, quindi suonavamo tutto il giorno.

DAMIANO — La sera andavamo a mangiare, poi al pub, e al mattino dopo uguale. Lo smalto alle unghie c’era già?

THOMAS — Io non l’avevo mai messo.

DAMIANO—La cosa è partita con Victoria che mi dice secondo me ti starebbe bene un po’ di matita dentro l’occhio. Io dico eh? Poi mi sono visto: figata totale! Da quel giorno è diventato: compriamo il kajal.

VICTORIA — All’inizio diceva è figo però dài, non posso uscire così, mi devo struccare. E invece il giorno dopo arriva con tutti gli occhi neri. Chi di voi torna a scuola a gennaio?

MÅNESKIN — Nessuno.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy