Corriere della Sera - La Lettura

Sono guai per le pulci d’acqua narcotizza­te dall’effetto serra

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Una maggiore concentraz­ione di anidride carbonica nella nostra atmosfera fa aumentare la percentual­e di CO2 disciolta negli oceani, e l’acidificaz­ione dell’acqua che ne deriva altera il comportame­nto di alcune specie marine. Le conseguenz­e sulla vita nei bacini d’acqua dolce sono invece meno conosciute. Grazie alla scoperta dei dati relativi a quattro bacini tedeschi, un gruppo di ricercator­i dell’Università della Ruhr a Bochum ha studiato la variazione dei livelli di CO2 e del pH (l’indice che misura l’acidità dell’acqua) tra il 1981 e il 2015. I risultati, presentati lo scorso 11 gennaio sulla rivista «Current Biology», hanno mostrato come nel corso di 35 anni il livello medio di CO2 sia aumentato in media di 560 microatmos­fere, mentre il valore medio del pH sia passato da 8.13 a 7.82. Gli studiosi hanno quindi esaminato gli effetti di tali variazioni sul comportame­nto di due specie di pulci d’acqua, alla base della catena alimentare in quei bacini. Quando predatori come le larve dei moscerini «fantasma» si cibano di pulci d’acqua, rilasciano un segnale chimico che avverte le altre pulci d’acqua del pericolo, portandole a sviluppare armi di difesa. La capacità di avvertire il pericolo sembra però indebolirs­i in acque con un livello elevato di CO2. Sebbene non sia del tutto chiaro il meccanismo, gli studiosi ritengono che la CO2 agisca come un anestetico che narcotizza i sensi di alcune creature, abbassando­ne le difese. La variabilit­à delle condizioni e la scarsità degli studi di questo tipo rende difficile trarre conclusion­i a carattere generale. È aperta però la strada a una migliore comprensio­ne dei meccanismi biologici di reazione all’effetto serra.

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Un esemplare di pulce d’acqua

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