Corriere della Sera - La Lettura
Il profumo della storia. E dei ricordi
Palazzo Madama di Torino ospita dal 15 febbraio un’esposizione di oltre duecento oggetti (ori, vetri, porcellane) per raccontare la storia delle essenze. Dall’antico Egitto al Novecento. Cioè da Cleopatra a Caterina de’ Medici a Marilyn
Le essenze caratterizzano la vita umana nei suoi più diversi aspetti: nascono come il vertice del sacro e divengono l’apoteosi del profano, il culmine dell’estetica e il simbolo del piacere. Non portarono forse i tre Re Magi incenso e mirra insieme all’oro al Bambino nato in una grotta a Betlemme? Non «indossava» Marilyn Monroe due gocce di Chanel N° 5 come (unico) accessorio per andare a dormire?
Al racconto di questo affascinante rapporto è dedicata PerFumum. I profumi della storia, l’esposizione ospitata dal 15 febbraio a Torino in Palazzo Madama. La mostra segue il significato che il profumo ha assunto dall’antichità al XX secolo, attraverso oltre duecento oggetti che tracciano un percorso sull’evoluzione del profumo e dei contenitori destinati alla sua conservazione. Un incontro di un prodotto effimero con manufatti destinati a imprigionarlo e a diventare piccoli capolavori in vetro, alabastro, terracotta.
Il racconto prende il via dall’antico Egitto, con gli aromi utilizzati nell’imbalsamazione, per trasferirsi a Cipro, l’ isola della dea della bellezza, in cui sono state ritrovate vasche per la decantazione di sostanze aromatiche. Si approderà poi in Attica e a Corinto, dove nacquero i prototipi delle forme rotondeggianti o allungate che caratterizzano ancora oggi i recipienti creati dai designer per i grandi marchi di profumeria. Recipienti a grappolo e a colombina, dalle forme più particolari, testimoniano che anche in epoca romana si considerava il profumo uno strumento di seduzione e bellezza; Cleopatra stessa impregnò le vele delle sue navi per inebriare Marco Antonio in occasione del loro incontro a Cnido.
Ma è nel mondo medievale che si evidenzia un dualismo, spiega a «la Lettura» la curatrice Cristina Maritano, poiché se la tradizione islamica — rappresentata in mostra da un’ampolla di arte mamelucca del XIV secolo — eredita dalla cultura classica l’uso delle essenze legate alla cura del corpo, in Occidente prevale l’aspetto religioso con l’utilizzo di incensi nelle chiese, anche se convive con la concezione protettiva e terapeutica del profumo, come di- mostra il rarissimo pomme de musc indossato per eliminare gli odori che ammorbavano l’aria durante le pestilenze. I profumi forti, considerati respingenti, come il muschio, lo zibetto, l’ambra grigia, venivano quindi utilizzati come maschera per effluvi poco piacevoli in tempi di igiene personale modesta.
L’età rinascimentale mostra l’evoluzione del gusto con la realizzazione di preziosi flaconi, come quello proveniente da Palazzo Pitti forse donato a una nipote da Caterina de’ Medici, la regina che portò in Francia la moda delle corti italiane in cui si tornava a considerare il profumo uno strumento di piacere che distingue le classi più elevate. Testimonianza del XVII secolo sono i buccheri, recipienti in terracotta provenienti dal Messico che, se riempiti d’acqua, sprigionano un delicato aroma di argilla, all’epoca particolarmente gradito. Con il Settecento si afferma l’uso dei pot-pourri per profumare l’ambiente, miscele di fiori essiccati e di spezie; tra Ottocento e Novecento la diffusione dei profumi, un bene un tempo riservato all’Olimpo, arriva al popolo. Le profumerie diventano vetrine di negozi preziosi ed emblematici, come le gioiellerie e le boutique più esclusive. Raccontano questo cambiamento di prospettiva numerosi flaconi, come quelli creati da René Lalique per François Coty, etichette, manifesti, ricordati da uno schizzo autografo di René Gruau per la pubblicità di Dior, e calendarietti, quelli profumati che i coiffeur pour homme regalavano per Natale ai loro clienti con un sorriso complice. Un breve excursus sarà anche dedicato ai trattati di Plinio il Vecchio e di Avicenna, che hanno il loro antesignano nel trattato degli odori di Teofrasto, discepolo di Aristotele.
A corredo della mostra l’Associazione Per Fumum organizzerà alcuni eventi a cui parteciperà, fra gli altri, anche l’Osmothèque di Versailles, mentre il creatore di fragranze Luca Maffei ha realizzato per le sale di Palazzo Madama aromi legati alle collezioni permanenti del museo, per immergere il visitatore in un’esperienza multisensoriale, poiché i profumi raffinati, le essenze preziose, ma anche gli aromi e gli odori che giungono alle nostre narici provocano emozioni ed evocano ricordi; la mescolanza delle percezioni catturate dai nostri sensi suscita il risveglio del passato così ben descritto da Proust nella sua Recherche quando parla di quella madeleine ormai divenuta proverbiale, come l’espressione, non solo metaforica, del «profumo dei ricordi».