Corriere della Sera - La Lettura
Paganesimo emarginato Una presenza sotterranea
Nel 380 d.C. l’imperatore Teodosio con l’editto di Tessalonica mette fuori legge la religione pagana e gli antichi riti della fertilità e fecondità, stigmatizzati dalle invettive dei padri della Chiesa, vengono ovunque repressi con violenza. Cacciate dalle loro sedi naturali, cioè dalle festività maggiori dell’anno divenute appannaggio esclusivo della Chiesa, le antiche cerimonie si compattano in una specie di sintesi, ancor oggi riconoscibile nella struttura della mascherata carnevalesca, in cui confluiscono diverse tradizioni magico-sacrali del paganesimo romano: i Lupercali, con i loro scampanatori villosi, cornuti e paurosi, gli Ambarvali, con i loro bianchi salterini benauguranti e i Saturnali, con le loro figure burlesche. In questa formazione, animate dallo stesso sincretismo apocalittico della «Danza degli spiriti» degli ultimi Sioux, le maschere troveranno tutte insieme rifugio nel cuore più indistinto dell’inverno, e in villaggi remoti (sotto: Jean-Antoine Watteau, Gilles, 1718, olio su tela).