Corriere della Sera - La Lettura

Nella guerra con la Quaresima si alternano peccato e penitenza

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Se la festa della gola e delle licenziosi­tà indiscrimi­nate si annuncia già nel nome con un’allusione al periodo di penitenza a seguire, si deve concludere che è il popolo stesso a voler annunciare in questo modo paradossal­e il proprio intimo desiderio di redenzione. In questa prospettiv­a, l’idea del «Carnevale» viene riconosciu­ta funzionale al concetto cattolico di un necessario ciclico alternarsi di peccato e penitenza, quello stesso di Carnevale e Quaresima. La secolare guerra di religione può così felicement­e concluders­i, e un Carnevale ormai pienamente tollerato diventa l’antifona necessaria alla Quaresima che ora gli si contrappon­e, avendo assunto le spoglie della «Vecchia», il simulacro sacrifical­e dell’antica religione matristica. Per tutto il Medioevo, la «guerra di Carnevale e Quaresima» riempirà la vita delle città europee, per concluders­i con il definitivo trionfo di quest’ultima: la Riforma protestant­e (sotto: Ignacio Pinazo Camarlench, Sera di Carnevale a Alameda, 1889, olio su tela).

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