Corriere della Sera - La Lettura
Dopo sceneggiatura e regia arrivo io Parlo veloce, monto ancora più veloce
Cecilia Zanuso ha iniziato a lavorare come montatrice negli Stati Uniti, prima di tornare in Italia e stabilirsi a Roma. In oltre 25 anni di carriera ha lavorato con gran parte dei nostri registi, fra i quali Paolo Virzì, Cristina Comencini, Franco Zeffirelli, Giovanni Veronesi, Alessandro D’Alatri, mettendo insieme 7 nomination al David di Donatello per il migliore montaggio, vincendone 3. «I premi — racconta — professionalmente non cambiano la vita quanto dovrebbero. I soldi per un film sono sempre di meno, bisogna fare i conti con la parte produttiva: meno settimane di lavorazione, tempi di consegna sempre più veloci, un percorso molto complesso». Lavorare con registi diversi non comporta un diverso approccio al montaggio: «Ogni regista ha il suo carattere, bisogna capire qual è l’atteggiamento migliore per collaborare. È una questione narrativa e psicologica, che determina la bontà del prodotto finale; è importante fare i conti col materiale che si ha a disposizione, cercando di usarlo nella maniera più creativa possibile. M’interessa di più la resa degli attori, che arriva meglio al cuore degli spettatori, che la performance della macchina da presa. È importante che lo spettatore, attento e partecipe, possa completarle con la sua immaginazione». Dopo la sceneggiatura e la regia, il montaggio è l’ultima e importantissima scrittura di un film, «durante la quale imbastiamo anche un’idea dell’audio, una sorta di partitura: colonna sonora, silenzi, rumori». Difficoltà nel lavoro? «Il mio eloquio: parlo molto veloce e questo ha provocato problemi coi registi. Paolo Virzì fatica a capirmi, allora faccio prima a fare le cose che a dirle, a spiegarle. Alla fine, quello che ho fatto gli piace o non gli piace, o la va o la spacca».