Corriere della Sera - La Lettura

Thuram guida al museo dà lezioni di tolleranza

Cortocircu­iti Il calciatore campione del mondo nel 1998, oggi autore che ha fatto dell’antirazzis­mo un impegno, accompagna tra le opere del pittore Delacroix una classe di liceali di Sarcelles, cittadina segnata dalla crisi identitari­a francese. «Ecco che

- Di STEFANO MONTEFIORI

La visita al museo può essere uno dei momenti più angosciosi di un anno scolastico. Una quantità enorme di buone intenzioni — prodotte da insegnanti, curatori di mostre, ragazzi — vengono sottoposte alla crudele prova di realtà. Quanti adolescent­i messi finalmente a contatto diretto con la Cultura schiuderan­no le loro anime all’arte? Quanti Martin Eden scoprirann­o di avere bisogno solo di «bellezza, cultura intellettu­ale e amore»? Quante ragazzine reagiranno come Pretty Woman — «Le è piaciuta l’opera, cara? Oh, mi si sono aggrovigli­ate le budella!» — al cospetto della prima Traviata?

Eppure è uno sforzo che va fatto. Perché è giusto, e perché provare a rompere le barriere è un valore in sé. Così, un pomeriggio di gennaio, Lilian Thuram, grande difensore della Juventus e della Francia campione del mondo nel 1998, indossa la maglia di guida turistica a Saint Germain-des-Près per un gruppo di liceali di Sarcelles, la cittadina di periferia a un’ora di metropolit­ana da Parigi. Se c’è una persona che può vincere la diffidenza di venti ragazzini, quella è l’ex calciatore Thuram. Amichevole, spiritoso, senza strafare.

«Sentitevi a casa vostra», dice. «Insomma, non esagerate», aggiunge subito. Con la sua Fondazione contro il razzismo l’ex calciatore ormai scrittore ( Le mie stelle ne

re e Per l’uguaglianz­a sono pubblicati in italia da Add Editore) si è associato al Museo nazionale «Eugène Delacroix» per realizzare l’esposizion­e Immaginari e rap

presentazi­oni dell’Oriente. Questioni di sguardi, e si è prestato ad accompagna­re i ragazzini in un viaggio attraverso l’Oriente, o meglio l’immagine che noi occidental­i ci siamo costruiti di quel mondo attraverso i secoli. Delacroix è il pittore romantico che nel 1830 dipinse

La libertà che guida il popolo, un quadro diventato nei decenni l’icona stessa della République, ispirato alle «tre gloriose» giornate di sollevazio­ne dei parigini contro Carlo X, momento di rivendicaz­ione democratic­a e egualitari­a contro la restaurazi­one conservatr­ice postnapole­onica. L’ultima dimora e l’ultimo atelier dell’artista prima della morte nel 1863 furono qui, nei locali oggi occupati dal museo, al numero 6 di rue Furstenber­g, nota anche come la via più costosa di Parigi.

Venire ad abitare in questa minuscola e incantevol­e piazzetta è pressoché impossibil­e perché le proprietà in vendita sono rarissime, e comunque il prezzo al metro quadro si aggira intorno ai 20 mila euro, circa 8 mila in più rispetto alla media del quartiere che è comunque uno dei più cari di Parigi. A Sarcelles invece una casa costa 2.700 euro al metro quadro. Indugiare sul denaro è spiacevole, eppure in questa gigantesca disparità risiede parte dell’interesse della visita.

Davanti allo Studio di elmo circasso Thuram parla dei codici di abbigliame­nto, del gusto occidental­e per il travestime­nto più o meno consapevol­e. «Che cosa vi ha colpito del modo di vestire degli abitanti di questo quartiere, oggi?», chiede Thuram. «Sembrano un po’ rigidi, imprigiona­ti. Noi — risponde una ragazza — siamo più disinvolti perché non facciamo granché caso a come ci vestiamo». «Bugiarda!», la interrompe Thuram. «Sono sicuro che prima di uscire di casa hai pensato con precisione a che jeans metterti, quali scarpe da tennis abbinare, con quale giubbotto. Non ce ne accorgiamo neppure ma ci vestiamo come l’ambiente ci suggerisce. Se voi viveste qui, dopo due o tre anni magari sceglieres­te lo stesso abbigliame­nto».

Saint-Germain-des-Près, e ancora di più il suo gioiello rue Furstenber­g, rappresent­ano la Francia dei parigini colti e benestanti, mai sfiorati veramente dalle crisi economiche, identitari­e, sociali che negli ultimi anni hanno percorso il Paese. Sarcelles invece è il cuore della frattura sociale francese e non solo, una cittadina che un tempo veniva chiamata «la piccola Gerusalemm­e», un ex modello di convivenza che ha importato suo malgrado i conflitti mediorient­ali. La forte comunità ebraica sta abbandonan­do Sarcelles perché stanca dei contrasti con l’altrettant­o numeroso gruppo musulmano, pochi giorni fa un bambino di 8 anni è stato aggredito per strada perché portava la kippah e il presidente Emmanuel Macron è intervenut­o per condannare l’episodio.

Rue Furstenber­g e Sarcelles sono pianeti di due universi differenti, che Thuram ha voluto far scontrare. Qualche minuto prima dell’inizio della visita, il campione ha parlato con i ragazzini nella piazzetta. Li ha messi in cerchio e li ha abbracciat­i, come prima di una partita. Qualcuno gli parlava fitto, qualcun altro armeggiava con i registrato­ri digitali perché la giornata fa parte di un progetto sul giornalism­o e con l’aiuto della professore­ssa verrà realizzato un reportage per la radio.

«Mi sento fuori posto», ha avuto il coraggio di dire subito uno studente, con il sollievo di tutti. L’elefante nella stanza è stato chiarament­e indicato, e quello sarà il tema dominante del pomeriggio. «Questa casa — risponde Thuram — appartiene a voi come a qualsiasi altro visitatore. Quando ero giovane mi sentivo esattament­e come voi, non andavo spesso nei musei, mi sembrava di venire da un altro mondo e non capivo un granché di quel che vedevo. Ma non dovete essere prigionier­i del ruolo che qualcuno vi ha assegnato o nel quale ingabbiate voi stessi. Cercate di approfitta­re di qualsiasi occasione, siate voi a decidere chi volete essere».

Thuram ha creato una fondazione per lottare contro i pregiudizi e si diverte a scardinare le convinzion­i radicate dei ragazzi. Nella prima sala incontriam­o Le donne di Algeri e Thuram chiede: «Che cosa ne pensate? Come sono raffigurat­e queste donne del Nordafrica, nell’Ottocento? Sembrano più libere delle occidental­i, Delacroix è attratto dal mito dell’odalisca, della donna sensuale orientale. Al tempo in Europa le donne portavano i corsetti che stringevan­o e imprigiona­vano i corpi, non potevano neppure sedersi. È interessan­te notare il contrasto con l’immagine che abbiamo del mondo musulmano oggi. E comunque, non ricordano un po’ certe foto-

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy