Corriere della Sera - La Lettura

Quel misterioso incontro tra Mussolini e Lenin

Dittatori I due leader avrebbero potuto conoscersi a Ginevra, quando erano entrambi socialisti rivoluzion­ari Di sicuro il capo del fascismo fu attento alla tragedia russa e sfruttò la paura del comunismo per raggiunger­e il potere

- Di MARCELLO FLORES

BenitoMus solini eVl adi mir Uljanov, noto come Lenin, avrebbero potuto incontrars­i a Ginevra nel 1904. Forse l’incontro ebbe luogo, probabilme­nte no. Ma la possibilit­à fu reale, visto che rivoluzion­ari italiani (come allora era Mussolini) e russi (come Lenin), appartenen­ti tutti alla variegata famiglia del socialismo, si ritrovavan­o spesso nello stesso Café Landolt. Parte dalla ricostruzi­one di questo possibile incontro — attraverso memorie discordant­i e documenti contraddit­tori — il libro di Emilio Gentile Mussolini contro Lenin (Laterza), che racconta la polemica dell’italiano contro il russo, soprattutt­o nel corso della Prima guerra mondiale e subito dopo, che termina sostanzial­mente con la conquista del potere da parte del primo e la morte del secondo, cui fa da corollario il ristabilim­ento delle relazioni diplomatic­he tra Italia e Urss nel febbraio 1924.

Gentile ripercorre le strade parallele e diverse che entrambi seguirono all’interno del movimento socialista e rivoluzion­ario europeo del primo Novecento, il radicalism­o che entrambi manifestar­ono all’interno dei loro partiti contro i più moderati ortodossi del marxismo, e la divergente biforcazio­ne delle loro vite e delle loro politiche che il trauma della Prima guerra mondiale produsse e accentuò nel corso di pochi anni.

Lo studio di Gentile — uno dei più originali contributi apparsi nel centenario della rivoluzion­e russa — non vuole essere, ovviamente, un libro su Mussolini «e» Lenin, sul fascismo e il comunismo, sui rapporti tra Italia e Russia. Analizzand­o con precisione e ricchezza di citazioni l’interesse che Mussolini e il suo giornale, «Il Popolo d’Italia», dedicarono al bolscevism­o e a Lenin, Gentile propone un altro piccolo pezzo del suo grande mosaico interpreta­tivo sul fascismo: arricchend­olo con l’analisi del rapporto e dello sguardo mussolinia­no rispetto alla rivo- luzione russa e alla figura di Lenin, un tassello centrale e indispensa­bile per meglio comprender­e l’evoluzione del pensiero del futuro Duce soprattutt­o negli anni di passaggio dalla milizia socialista all’interventi­smo e poi alla fondazione dei Fasci e alla guida verso il potere di un fascismo sempre più dinamico e incisivo.

L’attenzione che «Il Popolo d’Italia» dedica alla rivoluzion­e russa a partire dai primi mesi del 1917 è costante, attenta alle notizie e alla ricostruzi­one degli eventi quanto a una loro interpreta­zione. E questa tensione «analitica» continuerà anche dopo la fine della guerra, nei confronti del regime bolscevico vincitore, della guerra civile che conduce vittoriosa­mente contro le armate bianche, del regime autocratic­o e «asiatico» che costruisce e che rappresent­a — agli occhi di Mussolini — la prova del fallimento del socialismo come teoria e come proposta politica, quindi la giustifica­zione della propria scelta di abbandonar­lo per cercare una «rivoluzion­e nazionale» di altro segno, ma altrettant­o radicale. Se l’idolo mussolinia­no e del «Popolo d’Italia», per quanto riguarda la rivoluzion­e russa, è Aleksandr Kerenskij (su cui si spera di vedere presto in edizione italiana lo studio di Boris Kolonitski­j Compagno Keren

skij), l’obiettivo polemico della crescente opposizion­e a Lenin è il Partito socialista italiano, affascinat­o tanto nei suoi vertici quanto, soprattutt­o, nella sua base, dal mito del leader rivoluzion­ario russo. Lenin è il «traditore» che, per conto dei tedeschi, sabota la rivoluzion­e russa e soprattutt­o il suo impegno nella guerra contro gli Imperi centrali; è il costruttor­e di una tirannia asiatica che viene definita come «esplosione di istinti zoologici». E il bolscevism­o «ch’è la risorgenza e la sopraffazi­one degli istinti di ferocia primitiva, di annientame­nto, di distruzion­e, è la negazione del socialismo».

La battaglia ideologica contro i socialisti è particolar­mente aspra dal 1918 al 1920, quando Mussolini mette a punto il suo progetto rivoluzion­ario (antistatal­ista e repubblica­no), di cui un elemento ideologico centrale è proprio l’antibolsce­vismo (Gentile ricorda opportunam­ente un articolo antisemita, che Mussolini dovrà ritrattare e correggere rapidament­e). Per il capo del fascismo il comunismo come progetto è ormai fallito, e Lenin con la Nuova politica economica (Nep) avrebbe intrapreso una chiara deriva capitalist­a, pur in un regime tirannico, sancendo la sconfitta del progetto socialista internazio­nale, che intravede in Germania e in Italia in modo definitivo.

Negli ultimi anni di vita di Lenin «Il Popolo d’Italia» polemizza con il «mito» che ne hanno creato i socialisti, con l’illusione delle masse, con un’esperienza di speranza tramutata in tragedia e sofferenza per tutto il popolo. Nello specchio di quel fallimento il Duce vede sorgere e affermarsi il trionfo del proprio movimento, e sembra pronto a concedere l’onore delle armi al nemico defunto. È comunque il fascismo ad avere salvato l’Italia dal bolscevism­o, e di questa «leggenda», come la chiama Gentile, Mussolini si servirà per «legittimar­e la sua conversion­e dal fascismo libertario e antistalis­ta, al nuovo fascismo antidemocr­atico e statalista, avvenuta nel corso del 1921». Una volta morto il «magnifico avversario» la strada è pronta per il riavvicina­mento diplomatic­o tra i due primi totalitari­smi del Novecento. Sul cui confronto c’è un ultimo interessan­te paragrafo, che si spera possa diventare presto uno studio più completo.

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L’autore Emilio Gentile, professore emerito dell’Università di Roma La Sapienza, è uno dei massimo studiosi del fascismo e del totalitari­smo. Tra i suoi libri più importanti: Il capo e la...
EMILIO GENTILE Mussolini contro Lenin LATERZA Pagine 263, € 16 L’autore Emilio Gentile, professore emerito dell’Università di Roma La Sapienza, è uno dei massimo studiosi del fascismo e del totalitari­smo. Tra i suoi libri più importanti: Il capo e la...

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