Corriere della Sera - La Lettura

Bibiana, la santa con la cannabis

Le mostre/1 Il capolavoro di Bernini ha lasciato dopo anni la sua chiesa romana Una storia di martirio, un esempio di genio artistico, una sorpresa (botanica)

- di STEFANO BUCCI

Nel Paradiso delle sante e scolpito da Gian Lorenzo Bernini non tutte possono dimostrai mostrare, tanto per rimanere rea Roma, la teatrale eccitazion­e itazione della Teresa d’Avila oggi nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria ola mist icastica agitazione della Ludovica Alberto nini di San Francesco a Ripa. C’è anche chi, come la giovane martire Bibiana abitualmen­te almente conservata in una nicchia della la «sua» chiesa all’Esquilino (a un passo dai binari della Stazione Termini e del trenino verso Ostia), sembra esibire bire al contrario sensazioni più da ninfa nfa pagana che da beata cristiana. Tra i tanti meriti della mostra della Galleria alleria Borghese, curata da Andrea Bacchi acchi e Anna Coliva, c’è quello di aver portato sotto i riflettori proprio Bibiana (o Viviana o Vibiana): prima statua di santa nta scolpita, tra il 1624 e il 1626, da Bernini nini (per Urbano VIII in un blocco di marmo mo bianco pagato all’epoca 60 scudi ), opera pera giovanile che al virtuosism­o« lussureggi­a nreggi ante» delle vesti e della capigliatu­ra, a, già eccellente per quanto Bernini avessev esse al massimo 28 anni, unisce un’espressivi­tà pressività (del volto, del gesto, della fusciacca, cca, delle pieghe della veste) assai vicina a quella di altre figure femminili scolpite da a Bernini «in contempora­nea» con Bibiana: a: la Dafne fermata da Apollo, la Proserpina ina rapita da Plutone.

«Una ninfa vestita da santa — così la definisce Anna Coliva, direttrice ice della Borghese —. Una scultura che abbiamo fortemente voluto, portandola per er la prima volta fuori dalla sua nicchia, a, prima per restaurarl­a e poi per farla scoprire oprire in tutta la sua bellezza». Ora di Santa ta Bibiana (patrona degli epilettici e dei ei malati psichiatri­ci, festeggiat­a il 2 dicembre) mbre) si può dunque scoprire tutto il movimento, vimento, quella torsione della materia che è la cifra tipica di Bernini (Napoli, 1598 - Roma, 1680), grande maestro del Barocco, co, scultore ma anche architetto e pittore, ore, che nelle intenzioni di Papa Urbano VIII Barberini, suo illustre mecenate, avrebbe dovuto diventare «il Michelange­lo gelo del suo tempo». Operazione senz’altro altro riuscita solo se si pensa alla fontana tana dei Quattro Fiumi in Piazza Navona o al Porticato e al Baldacchin­o di San Pietro. ro.

«La statua di Santa Bibiana è stata con tutta probabilit­à spostata la notte te del 19 luglio 1943 mentre a Roma, nel el vicino quartiere di San Lorenzo, cadevano evano le bombe, ma quando, terminato il l conflitto, è stata rimontata, è stata ricollocat­a locata in modo molto tradiziona­le — aggiunge ggiunge Coliva — come si trattasse di un comune santino». Invece, quella scultura ra è ben poco normale e basta il confronto, to, all’interno della Galleria Borghese («Un «Un museo così bello da essere quasi pericoloso, ricoloso, che mi fa invidiare i pochi che no non l’ hanno ancora visto, perché penso all’emozio’ emozione incredibil­e che proveranno la prima volta») per capirlo. Dall’altra parte del percorso, visibile attraverso una lastra di vetro, c’è proprio quell’Apollo e Dafne che tanto le assomiglia. Mentre poco lontano, compaiono le forme in movimento ovimento della Proserpina alle prese con «le le mani» di Plutone. «Peccato — conclude de Coliva — che alla fine della mostra la a statua debba tornare in una collocazio­ne one per lei così punitiva: sarebbe fantastico astico poter trovare il modo per valorizzar­zzarla». O, almeno, rimontarla come Bernini avrebbe voluto. Oltretutto nella cappella della «sua» chiesa Bibiana ana è letteralme­nte appoggiata a una colonna, mentre in mostra è ora visibile quell’affauell’affasc inante retro ancora« in grezzo ».».

La storia di Bibiana, nascosta nelle pieghe delle sue vesti e oltre «lo sguardo guardo rivolto verso l’alto in un momento nto di rapimento estatico di grande impatmpatt­o», è oscura e affascinan­te. Una a storia menzionata per la prima volta nel Liber Pontifical­is, quando nel capitolo dedicato alla biografia di Papa Simplicio (468483), si racconta che il Pontefice «consacrò una basilica dedicata alla santa martire Bibiana, che contiene il suo corpo, nelle vicinanze del Palatium Lucianum» (le ossa della martire, della madre Dafrosa e della sorella Demetria sono conservate in una grande vasca d’alabastro sotto l’altare maggiore). Il rifaciment­o della facciata, le due cappelle in fondo alle navate laterali, la chiusura delle finestre della navata centrale e il nuovo presbiteri­o sono opere dello stesso Bernini, alle prese con il primo progetto globale,«che univa arte e architettu­ra» proprio come voleva Urbano VIII («Basta soltanto sculture» gli avrebbe imposto).

Gli unici riferiment­i alla storia si rintraccia­no nel testo della Passio Bibianae, opera di un autore del VII secolo dove si parla del martirio della santa a Roma sotto l’imperatore Giuliano (361-363). Bibiana sarebbe stata una giovane nobile, nata attorno al 350 da Flaviano, un cavaliere romano e prefetto di Roma e da Dafrosa, discendent­e di una famiglia consolare (lo stesso testo parla di una sorella, Demetria). Sorpreso mentre seppelliva i martiri Prisco, Priscillia­no e Benedetta, il padre della santa venne bollato come schiavo e in seguito esiliato ad Aquas Taurinas (forse l’attuale Montefiasc­one), dove venne martirizza­to nel dicembre 361. Bibiana e Demetria si sarebbero a quel punto rinchiuse nella loro abitazione insieme alla madre Dafrosa, aspettando il martirio. Che sarebbe arrivato, inevitabil­e per Dafrosa (decapitata) e Demetria (morta di crepacuore).

Per Bibiana viene invece pensata una tortura più sottile: le viene affiancata una mezzana dino meRuf in a,«esp erta di intrighiam­o rosi» con il progetto dic orromperla. Difronte al suor ifiuto,l agiovane viene legata a una colonna e flagellata senza pietà con le« piombate », ovvero con« fasci di verghe e palli nidi piombo» (quei fasci che Santa Bibiana tiene in mano anche nella statua di Bernini). La santa spira quattro giorni dopo, a 15 anni, mentre il suo corpo viene esposto ai cani randagi, che però lo lasciano intatto. Le spoglie furono allora collocate nel palazzo del padre, allora affidato a Olimpia, una matrona romana, che in quel luogo avrebbe fatto edificare la Chiesa: fuori porta, nell’area degli Horti Liciniani.

«Le dita della mano destra, allargate e sospese in aria, sono un vero miracolo tecnico» lo definisce nel catalogo l’altro curatore Andrea Bacchi. Con Bibiana (una delle primissime opere di Gian Lorenzo a essere tradotta a stampa nella modesta incisione sul frontespiz­io della Vita di Santa Bibiana vergine e martire romana di Domenico Fedini del 1627) Bernini si confrontav­a così, dopo i nudi, con una santa (alla quale le pieghe dei panneggi «raccolti dalla cinta alta sulla vita evidenzian­o le forme dei seni»). E sarà subito successo.

Da tempo, però, Santa Bibiana è famosa, a Roma, anche per altro: nei campi attorno alla Chiesa si è sempre raccolta un’erba miracolosa (in forma di decotto come di impacco), contro l’influenza e i dolori e «tutti i malanni, fisici e psichici»: è la stessa erba «riconoscib­ile — spiega Anna Coliva — nel bellissimo brano di natura morta sotto i calzari della santa e riconducib­ile a uno dei grandi collaborat­ori di Bernini, Giuliano Finelli». Una natura morta che ricorda le foglie e i rami scolpiti da Gian Lorenzo per l’Apollo e Dafne. In quel caso si trattava però di foglie e rami di alloro, mentre ai piedi di Santa Bibiana cresce qualcosa di ben diverso. Qualcosa che i botanici hanno individuat­o nell’eupatorium cannabinum, versione acquatica della cannabis.

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A fianco e sopra: due immagini della Santa Bibiana di Bernini (foto di Domenico Ventura) Oltre ottanta le opere esposte tra prestiti eccellenti (71) e quelle abitualmen­te conservate nella Galleria Borghese come Apollo e Dafne; La capra Amaltea; David; Enea, Anchise e Ascanio in fuga da Troia La riscoperta
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L’appuntamen­to Bernini, a cura di Andrea Bacchi e Anna Coliva, Roma, Galleria Borghese, fino al 20 febbraio (Info Tel 06 32810; galleriabo­rghese. benicultur­ali.it), catalogo Officina Libraria (pp. 440, € 45). La mostra, realizzata grazie al contributo...
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La mano di Plutone affonda nella carne di Proserpina (1621-1622): un particolar­e del Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini conservato alla Galleria Borghese

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