Corriere della Sera - La Lettura
UN PASSATO (COLONIALE) CHE NON PASSA
AMacerata, il 3 febbraio 2018, un giovane italiano, Luca Traini, ha attentato alla vita di sei cittadini africani: il maliano Mahamadou Touré, il gambiano Omar Fadera, il ghanese Wilson Kofi e i nigeriani Festus Omagbon, Jennifer Odion e Gideon Azeke. Difficile parlare in questo caso del gesto di un folle, per chi ha dimostrato una lucida consapevolezza nell’esecuzione del crimine e poi nell’attribuirgli una valenza politica, fasciandosi con il tricolore mentre veniva arrestato.
L’atto terroristico, montato negli ambienti dell’estrema destra neofascista, apre uno squarcio sul razzismo di quegli italiani, politici e gente comune, che non hanno affatto condannato l’accaduto. Il ritorno di un discorso nazional-patriottico, del concetto di razza (che sappiamo bene non aver alcun fondamento scientifico) e della difesa dell’Italia dall’invasione africana sono tutti elementi che rimandano a un passato coloniale mai veramente rimosso.
La caduta del fascismo e la sconfitta dell’Italia nella Seconda guerra mondiale non portarono all’immediata fine del progetto coloniale, che la nuova Italia repubblicana tentò di restaurare fino al 1949, dovendosi poi accontentare di recuperare solo l’amministrazione fiduciaria sulla Somalia, terminata nel 1960. E l’approdo in questi ultimi anni di tanti africani lungo le coste italiane ha (ri)attivato il razzismo postcoloniale, intendendo proprio con l’aggettivo postcoloniale non tanto quel che seguì la fine del colonialismo, quanto piuttosto le tante continuità materiali e ideali con il passato che perdurarono sottotraccia dopo la perdita delle colonie.
Il mancato dibattito sui crimini e sulle guerre di conquista in Africa, sull’introduzione delle prime leggi razziali in colonia (il cui ottantesimo anniversario è passato sotto silenzio nel 2017) e soprattutto sulla storia dell’Africa, ancora prima che su quella degli italiani in Africa, è sicuramente uno dei motivi che può spiegare il rigurgito razzista contro i neri immigrati nell’Italia di oggi. Nella consapevolezza che fu proprio il colonialismo a porre le basi di alcuni di quei meccanismi politici, economici e sociali che oggi stanno portando molti africani in Italia e in Europa, l’auspicio è allora quello che si apra una discussione pubblica sulla storia del colonialismo alla luce delle ricerche scientifiche disponibili. Per esempio il saggio L’Africa d’Italia di Gian Paolo Calchi Novati (Carocci, 2011), uno studioso autorevole scomparso l’anno scorso.