Corriere della Sera - La Lettura

Soffia il vento del Nord: è il ritorno dei Boreali

- Di CRISTINA TAGLIETTI

Grandi scrittori ormai diventati classici, come Stig Dagerman, o nuove (e interessan­ti) leve come Siri Ranva Hjelm Jacobsen, giovane autrice danese, per la prima volta tradotta in italiano. C’è sempre un alito (freddo) di novità nella letteratur­a nordica, protagonis­ta, per il quarto anno, dei Boreali, il festival italiano dedicato a una cultura che continua ad avere il fascino del remoto, a volte dell’isolanità. Al Teatro Franco Parenti di Milano partono le quattro giornate (dal 22 al 25 febbraio) ideate e organizzat­e da Iperborea, la casa editrice fondata nel 1987 da Emilia Lodigiani con l’obiettivo di tradurre in italiano gli scrittori del nord Europa ancora sconosciut­i o scomparsi dai cataloghi delle case editrici italiane, un percorso capace di illuminare la nostra idea di mondo, di raccontare le contraddiz­ioni della modernità. La letteratur­a, nella rassegna, è il cuore ma non è tutto. Anche il programma di questa edizione tocca ambiti culturali diversi e gli incontri non portano al centro soltanto gli scrittori ma anche registi, musicisti, attori. Ci sono proiezioni, corsi di lingua, workshop. Si comincia con l’islandese Jón Kalman Stefánsson, molto amato anche in Italia, scrittore potente dalla lingua ricca ed evocativa. Sarà lui, in dialogo con Andrea Vitali, a inaugurare il festival partendo da

Grande come l’universo, romanzo corale (seguito di I pesci non hanno gambe) in cui risuonano le voci della letteratur­a e della musica internazio­nali, da Dante ai Dire Straits. Ci saranno scrittori molto diversi tra loro come lo svedese Steve Sem-Sandberg, autore di un libro, I prescelti (Marsilio), che racconta la storia dell’ospedale Spiegelgru­nd di Vienna dove tra il 1941 e il 1945 si attuava il programma nazista di eutanasia infantile voluto da Berlino (ne parla giovedì 22 febbraio, alle 18.30, con Wlodek Goldkorn), o come la

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