Corriere della Sera - La Lettura
Le contraddizioni di Cuba si vedono anche nei panni stesi
Dodici testi raccolti da Leila Guerriero
Isola dell’utopia o inferno di stenti e frustrazione? Rivoluzione o tirannia? Fantasia o carcere? È possibile scrivere di Cuba senza restare prigionieri delle fazioni? L’argentina Leila Guerriero ha raccolto dodici testi «che cercano di allontanarsi da questi schematismi», per avventurarsi nel «territorio più pericoloso, e per questo più interessante, del dubbio e della contraddizione»: Cuba en la encrucijada, «Cuba al crocevia. 12 prospettive sulla continuità e il cambiamento all’Avana e in tutto il Paese» (per l’editore spagnolo Debate).
L’educazione all’ateismo mescolata alla magia; l’ossessione del nemico statunitense che convive con il tifo per il baseball; le tradizioni cruente dei combattimenti tra i galli in contemporanea alle passerelle di moda e ai concerti dei Rolling Stones. Scrittori, giornalisti artisti, cubani doc come Leonardo Padura, Carlos Manuel Álvarez, Wendy Guerra e Abraham Jiménez Enoa; cubani nel mondo come Vladimir Cruz e Iván de la Nuez; amanti di Cuba come gli statunitensi Jon Lee Anderson, Patricia Engel e Francisco Goldman, il messicano Rubén Gallo, il cileno Patricio Fernández, lo spagnolo Mauricio Vicent. È ammessa anche l’ironia. Così Wendy Guerra (classe 1970) in Glamour y revolución denuncia l’estetica castrista che «ha cospirato contro la bellezza». A guardare le immagini pre-rivoluzionarie, c’erano giacche, cravatte, tacchi e fili di perle, poi sono arrivate le mimetiche per tutti, maschi e femmine. Quindi è stato il tempo del rigore socialista, e dalle mutande stese ad asciugare al collegio si poteva dedurre la situazione familiare: povere e slabbrate, genitori contadini fedeli alla linea; enormi e «castranti», agganci con Paesi (e forniture) dell’Est Europa; sexy e colorate, parenti negli Stati Uniti. Per Guerra è l’occasione di riflettere sulle contraddizioni del «machismo-leninismo» cubano: ha liberato la donna dal destino del focolare, ma l’ha tenuta anche lontana dal potere.